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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024

A Rossano, “U mmit e san Giusepp”: tra storia e tradizione

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 di Maria Lombardo Ci sono tradizioni che bisogna ripercorrere, affinchè non muoiano mai. E come si suol dire “Paese che vai Tradizione che trovi”,a Rossano nel giorno della Vigilia di San Giuseppe in molte famiglie rivive una ricorrenza che affonda le sue radici nella storia.” U mmit e San Giusepp “, l’Invito di San Giuseppe, è un rito tradizionale. Ed allo stesso tempo una rievocazione storica.  U mmit  è   l’offerta di  taddjarin e cicer,  tagliolini e ceci, che la tradizione vuole rigorosamente fatti a mano. E poi donati per devozione al vicinato o alle persone più indigenti. A Rossano il primo invito risale al periodo del primo conflitto mondiale. Quando tra povertà e carestia,una mamma chiese la grazia a San Giuseppe. Il ritorno del suo amato figlio dalla Prima Guerra. San Giuseppe è particolarmente venerato nella nostra terra di Calabria, considerato il padre putativo di Gesù. A lui si devono prodigi e protezioni e non c’è paese, rione,  contrada che non abbia il suo simul

Una storia calabrese fantastica: Sant’Angelo della Pietra Gagliato (CZ)

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 di Maria Lombardo Circa 1300 anni or sono l’imperatore Leone III° Isaurico prima ancora di varare l’editto contro le sacre immagini perseguitava a morte i monaci greci come i basiliani perché temeva la loro influenza sulla gente del popolo perché essi vivevano come i poveri popolani basti pensare che il loro Egumeno, cioè il capo, a parte i pochi momenti dedicati all’uffici sacri, zappava la terra e curava l’orto come un normale contadino. Anche i suoi confratelli, fatta eccezione per i momenti di preghiera, svolgevano umili mestieri come calzolaio, falegname, sarto, ecc.. Inoltre aiutavano e istruivano come potevano quanti a loro si rivolgevano formando piccole comunità praticamente autosufficienti ed isolate che in qualche modo sfuggivano al controllo delle istituzioni governative adorando le immagini dei santi e della madonna, tutte cose che all’imperatore bizantino non piacevano per niente. Perciò essi furono costretti a fuggire rifugiandosi nel Salento dove, come a Viggiano, cur

ARENA (VV) visitatela merita!

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 di Maria Lombardo « Il territorio di Arena fu habitato anticamente dai Greci, conservandone hoggi giorno molte voci nella paesana favella, la latitudine del Polo è di gradi trentanove, la natura con prodigalità l'arrichisce d'ogni genere di frutta, e le sue montagne non sono molto sterili, ma coltivate... » (Francesco Natoli, 1654) Fu colonia greca contemporanea ad Ipponio e successivamente municipium romano all'epoca delle guerre puniche. In epoca medievale fu capoluogo di un feudo molto esteso appunto da meritare il nome di Stato di Arena. Primo signore fu Matteo d'Arena dei Conclubet. Questa famiglia tenne il feudo fino al 1678. I Culchebret (o Conclubet di Arena) furono una famiglia normanna molto potente e influente nelle vicende storiche, culturali, politiche ed economiche dell'Italia meridionale e della Sicilia, a partire dall'XI secolo. Nel seicento il feudo passò ai Caracciolo di Gioiosa. Interessanti sono gli edifici e i monumenti che rimangono: Cast

Frittelle di cime di rapa

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 di Maria Lombardo  Per 4 pers. Un chilo e 200 gr. di cime di rapa, 6 cucchiai di parmigiano o grana grattugiati.Tre cucchiai colmi di farina 00 Tre uova. Mezzo spicchio di aglio. Sale e pepe. Olio per friggere PROCEDIMENTO Pulire e lavare le cime di rapa, lessarle in acqua salata, scolarle e lasciarle intiepidire, tagliuzzarle grossolanamente. In una ciotola sbattere le uova con un pizzico di sale, pepe e parmigiano, aggiungere a poco a poco la farina, poi l’aglio tritatissimo e infine le cime di rapa, mescolare bene. Far scaldare olio in una padella e friggere a cucchiaiate. Mettere su carta cucina a perdere l’unto in eccesso, poi trasferire su piatto di portata e servire le frittelle di cime di rapa calde, accompagnate con un’insalata di pomodori. BUON APPETITO.

Norme antibrigantaggio anche Ferdinando di Borbone ci provò

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 di Maria Lombardo Nel 1821 re Ferdinando I° emise un decreto reale contenente norme severissime per la repressione del brigantaggio nei territori continentali del Regno di Napoli. Nei territori del Sud continentale venivano istituite quattro corti marziali, la Campania al maresciallo Salluzzi; l'Abruzzo, Molise, Terra di Lavoro al maresciallo Mari; Basilicata e Puglia meridionale al maresciallo Roth; la Calabria al maresciallo Pastore. In tutti i comuni borbonici venivano pubblicate delle liste di banditi, dette “Liste di fuor bando”, contenenti i nomi dei ricercati per brigantaggio, che potevano essere uccisi da chiunque, ricevendo anche un premio in denaro, rispettivamente di 200 ducati per il capobanda e di 100 per il semplice componente la banda. Le norme del Decreto reale borbonico 110/1821 prevedevano la pena di morte per chiunque facesse parte di una banda armata (era sufficiente essere membri di un gruppo anche di soli tre uomini, di cui anche uno solo armato) e che com

Un antico vestito calabrese: la Pacchiana

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 di Maria Lombardo Quando si parla di pacchiano, nel gergo corrente, ci si riferisce ad un modo di essere e di vestirsi stravagante e appariscente privo cioè di quella classe o di quel decoroso equilibrio che offende i canoni della bellezza estetica. specialmente nel caso delle nostre donne. Ma il termine Pacchiana, nell' originaria etimologia, si rifà,invece, ad una manifesta voglia di divertimento, di allegria, un miscuglio di canti e tarantelle che facevano pensare alla Pacchia allo svago, al riposo dopo estenuanti fatiche   L'abito tipico "La Pacchiana" appunto, viene impropriamente definito "costume", quasi a sminuirne il valore. Si tratta in effetti di un "abito" vero e proprio per il semplice fatto che viene indossato, ancor oggi, da molte donne anziane in versione più semplice e sobria. Fatto questo che lo rende un reperto vivente storico, culturale, antropologico in continua evoluzione. Il vestito di Pacchiana era costituito da mutan

L'azienda Mulinum produce l'antica ricetta tradizionale calabrese del pane Brunetto di San Floro (CZ)

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 di Maria Lombardo  Prodotto dall’azienda agricola calabrese Mulinum, ricco di fibre e a basso contenuto di glutine, grazie alle sue proprietà benefiche è stato promosso anche in ambito medico.Pane fatto con grano Senatore Cappelli che conferisce un colorito ambrato. Lo si può trovare in farmacia acquistato dai clienti con patologie come il diabete o problemi intestinali per cui devono mantenere le distanze dai carboidrati. Sapore genuino gustoso e salutare! Il “pane della salute” a km zero in farmacia. Il sapore del pane Brunetto ha conquistato anche clienti con colesterolo alto o semplicemente attenti a una dieta sana, tanto che in farmacia è stato ampliato il catalogo prodotti Mulinum con il pane segale che ha ottenuto il Premio Roma nel 2023 ed è altrettanto ricco di proprietà benefiche, ma anche biscotti, taralli e farine biologiche sempre di grani antichi. Chi doveva poi mantenere le distanze anche dalla pizza, invece adesso riescono a concedersi questo piacere, grazie all’impas

RESIDENZA CASTELLATA DI FASANA -STRONGOLI (KR)

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 di Maria Lombardo «La famiglia dei Pignatelli «aveva come dimora estiva e casino di caccia, quello che oggi resta una bella testimonianza del richiamo rinascimentale: il castello di Faggiana, detto anche di Fasana. È situato sulla riva sinistra del fiume Neto, il corso d'acqua che delimita i comuni di Strongoli e Crotone, e nelle immediate vicinanze dell'oasi protetta della sua foce. Si tratta di grandi edifici merlati e chiesetta arricchiti, tra l'altro, di preziose maioliche fiorentine......, e che dominano una grande e fertile pianura a colture cerealicole, agrumeti e uliveti. Verso il castello di Fasana si affaccia sull'antico mare magnogreco, dal quale è separato da un esteso bosco di variegati alberi: pinus pinea, abeti, conifere, cipressi, eucaliptus ed altri. Nello stesso bosco, essendo il terreno, in alcuni punti, sotto il livello del mare, vi troviamo laghetti naturali in cui vi erano nei secoli scorsi, ed ancora oggi, diversi specie di selvaggina, di pesci e

L’antichissima trasversale delle Serre

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 di Maria Lombardo All'inizio del medioevo ancora esisteva una lunga via romana che partendo dai Castra Hannibalis, cioè Cropani, passava da Scolacium, cioè Squillace, e raggiungeva Vibo valentia. Era l'antica trasversale che collegava lo Jonio al Tirreno. Per quei lontani tempi era una grande infrastruttura viaria che dalla frazione marina squillacese, costeggiando il fiume Alessi risaliva da Staletti fino a lambire la via Palatina e poi seguiva l'attuale strada provinciale 171 in due tronchi interessando i territori di Montauro, Gasperina, Montepaone ,Petrizzi, Palermiti, Centrache, Cenadi, Olivadi San Vito e, naturalmente Chiaravalle. Da qui raggiungeva il monte Cucco e l'Angitola. E Da li poi menava verso le marine vibonesi. Essendo lo schema del tracciato contenuto nella Tabula Peutigeriana, che era una grande carta stradale romana, doveva essere una via importante per il transito di merci e persone da un mare all'altro. Sicuramente fu costruita secondo i

Pitticelle di riso alla calabrese

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 di Maria Lombardo  Le  pitticelle  di riso alla calabrese, belle fumanti e fragranti, si preparano in  Calabria  soprattutto in inverno, come piatto unico o come sfizioso antipasto, ma si consumano anche d’estate nella sua variante fredda. Sono una valido sistema per “riciclare” il  riso  in eccesso o che vi è rimasto dalla preparazione di altre pietanze. Preparando le  pitticelle  con il riso avanzato avrete quindi zero sprechi e, perché no, un altro piatto da portare in tavola. Che non guasta!!!  In  Calabria  si possono fare le  pitticelle  in mille altri modi: con i fiori di zucca, di melanzane, di rosa marina ecc. ecc. Ma vediamo ora come preparare quelle di riso Ingredienti per 4 persone: un uovo – 500 grammi di farina – 2 cucchiai di formaggio grattugiato – 300 grammi di riso – Prezzemolo tritato Q.B. – Sale Q.B. – un bicchiere di acqua – olio di semi per friggere. Cuocete il riso in acqua bollente salata. Una volta che il riso sarà pronto scolatelo al dente e fatelo in

La Villa Comunale di Reggio Calabria.

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 di Maria Lombardo La storia della Villa Comunale di Reggio è piena di storia e di situazioni di progresso che col passare del tempo hanno lasciato il passo a degrado ed abbandono. Villa Umberto I costituisce la caratteristica peculiare della città dello Stretto riempendo l'area più vasta del centro storico del centro. Non tutti sanno che prima di essere zona vocata al passeggio o al ristoro nelle infuocate giornate calabre, fu acquistata nel 1850 dalla Società Economica e Comizio Agrario che la destinò a Orto botanico. Effettivamente venivano studiate numerosissime piante sconosciute al territorio, tra cui l'annona pianta portata dalle Ande, che oggi adorna il lungomare Falcomatà ed utilizzato con marchio protetto nell'arte culinaria. Nel giardino della Villa Comunale crescono specie vegetali per lo più rare ed esotiche di grande valore scientifico e storico. Questo però è solo l'esempio lampante di un passato florido per la Villa Reggina. Nel 1880 venne realizzato l

La morte del Capo brigante Tabacchera di Montauro (C.Z).

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 di Maria Lombardo  La fantasia popolare creando la leggenda dei presunti tesori nascosti nell'antico palazzo Spadea di Montauro, dai briganti che lo abitavano,narra la morte di uno di quelli,il capo soprannominato "Tabbacchera",tradito ed ucciso da un suo degno compare, e anche lui brigante. Circa un secolo e mezzo fa a Montauro si era dunque formata una banda armata composta da una decina di briganti comandati da Antonio Dardano, nativo di Albi e detto ,appunto "Tabbacchera" forse perchè era in possesso e magari usava di uno di quei caratteristici contenitori di tabacco da fumo. Nativo di Montauro vi era invece solo un tale Giuseppe Barbuto detto "Panebianco" forse perchè abituato a procurarsi il pane di grano piuttosto che consumare il pane giallo di granoturco o quello più scuro di segale. La banda si sfasciò in seguito alla morte violenta del suo capo .L'otto gennaio del 1866, infatti ,un certo Carito Domenico fu Pantaleone, con un colpo di a

L’Arrivo degli arbëreshë in Calabria

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 di Maria Lombardo Verso la metà del 1400 si verificò l'invasione progressiva dell'Europa orientale e così anche dell'Albania da parte dei turchi-ottomani. L'unico popolo che seppe resistere all'avanzata turca fu proprio quello albanese. La resistenza albanese si era organizzata in una lega, la Lega Albanese di Alessio, che faceva capo a Giorgio Castriota da Croia, meglio conosciuto come "Scanderbeg", passato poi alla storia d'Europa come “defensor fidei” e “atleta Christi”, colui il quale, bloccando per cinque lustri l'avanzata militare musulmana, consentì al Vecchio Continente di allontanare lo spettro del terrore turco-ottomano e di acquisire rinnovata fiducia sulle sue forze e di sperare in un destino diverso da quello funesto che spazzò via la capitale della cristianità orientale, cioè Bisanzio. In quel periodo, il re Alfonso I° d'Aragona, chiamato il Magnanimo, re del regno di Napoli e del regno di Sicilia, chiese aiuto a Castriota, suo

Venerdì di Quaresima in Calabria: Pane cotto

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 di Maria Lombardo Il  “Pane cotto” e una antichissima minestra di cultura contadina che veniva utilizzata dai nostri nonni a base di pane duro cotto in acqua, olio e peperoni secchi e in molti casi mettevano  gli avanzi della cena del giorno precedente,  vi sono diverse varianti  da regione a regione, La presente ricetta si riferisce a una zona della Calabria, Bonifati (cs) . Questo piatto veniva consumato come una prima colazione dai contadini che si recavano nei campi per una lunga e dura giornata di lavoro. Pane   (Pane raffermo ) 4 fette Olio Di Oliva   (Calabrese) 1 bicchiere Alloro   4 foglie Aglio   1 spicchio Acqua   1 l Sale   1 q.b. Peperoni   (Secchi Calabresi ) 4 cespi Minestra   (Avanzata dalla cena ) 1 q.b.

Storia di un paesello fantasma Ferruzzano Superiore (RC)!

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 di Maria Lombardo E' cosa nota che in Calabria la maggior parte della storia di alcuni borghi è legata alle ferocissime scorribande che costringevano spesso l'abbandono del luogo. Successe proprio questo a Ferruzzano Superiore. «Ferruzzano è costruito sopra una rocca collocata esattamente sopra Bruzzano, all'estremità di un contrafforte dell' Aspromonte. Questa rupe è talmente a picco che si direbbe la terrazza d'un castello fantastico edificato da giganti. Sembra che le genti di questo paese abbiano cercato, per viverci, il luogo più dirupato che abbiano potuto trovare, e che tra il mondo e loro abbiano voluto sopprimere, fin quanto possibile, qualsiasi forma di comunicazione». Così scriveva Jean Carrère (La terre tremblante. Calabre et Messine (1907-108-1909), Plon, Paris, 1909) all'indomani del terremoto del 1907, che aveva distrutto il paese. Gabrile Barrio nel "De antiquitate et situ Calabriae" (1571) non fa riferimento a un luogo denominato Ferr

Nasce con l'Unità d'Italia, la Regia posta italiana

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 di Maria Lombardo Le Regie Poste furono istituite 1862.In esse confluiscono le amministrazioni postali degli Stati preunitari. Tre i principi basilari: il concetto di servizio pubblico, l’inviolabilità delle lettere e la tariffa unica, realizzata con l’adozione del francobollo, in base al peso e non alla distanza. Nella nostra Penisola il francobollo venne introdotto nel 1850, mentre nel 1874 nasceva in Italia la cartolina postale, seguita dalla cartolina illustrata e pochi anni dopo, nel 1881 fu attivato il servizio dei pacchi postali. Il primo prodotto finanziario offerto dalle Regie Poste, a partire dal 1862, fu il vaglia postale, un servizio per il trasferimento rapido e sicuro di denaro. Altra tappa importante si raggiunse il 1875 quando aprirono le casse di risparmio postali e le poste offrirono il servizio tramite il libretto di risparmio. Di conseguenza poi nacquero i buoni postali ed infine i conti correnti. All’indomani dell’Unità d’Italia le strade erano poche e pericol

Scaddateddi /scaldatelle DI BOVA ( RC)

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 di Maria Lombardo Questa ricetta è tipica della  zona di Bova ; si tratta di  ciambelle friabili  aromatizzate al cimino (il  carum carvi ,  cumino dei prati)  consistente in piccoli semi dal sapore di anice. Venivano preparate in particolare per la prima colazione. Gli  scaddateddi  erano offerti come dono agli invitati dei matrimoni: una sorta di “bomboniera” per ringraziare dei regali. Ingredienti per la pasta : 1 kg di farina tipo “0”, 1 bicchiere di vino bianco liquoroso, 1 bicchiere di olio di oliva, 1 pizzico di sale, 15 gr di lievito di birra. Disporre la farina a fontana, incorporarvi il vino, l’olio, il sale e i semi di cimino. Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida e lavorare fino ad ottenere un impasto di media consistenza e molto elastico. Ricavare con l’impasto delle cordicelle dello spessore di un dito e lunghe circa 20cm. Unire le due estremità e chiuderle sigillandole (un tempo il sigillo era differente per ogni famiglia per distinguere le ciambelline le une

Dovete assaggiare la "Sujaca" di Caria : fagioli di Caria (VV)

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 di Maria Lombardo  La Calabria è un universo di specialità gastronomiche, eccellenze del bere e del mangiare oramai rinomate e apprezzate non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Per la rubrica ‘Prodotti Tipici ‘Sujaca a Carìa di Drapia’, espressione dialettale che serve ad indicare i fagioli coltivati nella provincia di Vibo Valentia da diversi secoli, nel territorio di Caria e di Zaccanopoli. Si tratta di un fagiolo ‘unico’, le particolari condizioni microclimatiche dell’area dell’altopiano del Poro infatti conferiscono al prodotto una qualità organoletticamente superiore a quella degli altri fagioli. Questo prodotto viene coltivato nel Vibonese da diversi secoli, dall’ultimo dopoguerra la produzione ha seguito andamenti crescenti fino agli anni ’80 e conseguente periodo decrescente.Questo particolare tipo di fagiolo calabrese ii semina in giugno-luglio e dopo le relative operazioni colturali la raccolta avviene in settembre-ottobre. Segue per 15-20 giorni l’essiccazion

Quel mitico Ponte sullo Stretto

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 di Maria Lombardo Dalle note del prof Gullì si evince che l'idea di collegare in modo stabile la Sicilia al continente ha origini molto antiche. I primi progetti risalgono, infatti, all'epoca dei romani che avevano pensato, e forse realizzato, un ponte di barche. Ma questa soluzione quasi banale, avrebbe impedito il transito delle navi nello stretto. Plinio il Vecchio racconta di una costruzione simile voluta dal console Lucio Cecilio Metello nel 251 a.C., per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati ai cartaginesi nella battaglia di Palermo durante la prima guerra punica. Nonostante i propositi di vari governanti nel corso dei secoli (tra gli altri anche Carlo Magno e Roberto il Guiscardo), le oggettive difficoltà dovute alle condizioni ambientali dello stretto, caratterizzate da fondali marini irregolari e molto profondi (oltre i 100 m), da tumultuose correnti marine e da forti venti in una zona a elevata sismicità, fecero sì che la costruzione di un ponte

La fine del Brigante Gasparone.

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 di Maria Lombardo Negli ultimi anni non si fa altro che “resuscitare” da schiere di facinorosi lettori di Terroni fior fiore di briganti che hanno spadroneggiato su tutte le alture dell'ex Regno delle Due Sicilie. Il più delle volte inesperti lettori hanno volutamente idealizzare il racconto non consono alla storia, fatto da Pino Aprile. Veniamo a noi oggi desidero raccontarvi la fine che toccò al Brigante Gasparone da Caccuri. Tutto ebbe inizio in una assolata giornata di maggio, cinque cadaveri giacevano in una pozza di sangue, era la famiglia Mignaccio scannati come capretti. Sull'uscio della casa sgangherata sostavano altri contadini che in lacrime commentavano sommessamente l’accaduto. Pasquale Mignaccio, la moglie Annuzza, la figlia Luisa ed i figli maschi, Nicola e Salvatore non vi erano più e per di più i beni pochi ed umili portati via. Capre, agnelli, galline, provviste, niente era stato risparmiato dalla terribile banda di razziatori che avevano anche rovista

Gli STRANGUGLIA PREVITE e CAZZAMARI al sugo di maiale sono un primo facile ma buonissimo.

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 di Maria Lombardo  Gli gnocchi no hanno bisogno di troppe presentazioni e sono un tipo di pasta che piace davvero a tutti. Si sposano bene con differenti ingredienti, ma il sugo di maiale renderà il piatto ancora più buono di quanto non lo sia già con il sugo semplice.Ma vediamo insieme come preparare questo primo e gli ingredienti di cui avrete bisogno! Gli ingredienti per preparare gli gnocchi al sugo di maiale gli ingredienti necessari per 4 persone sono: 1 kg patate 300 gr farina 00 1 uovo un pizzico di sale 400 gr di costine di maiale 8 salsicce 1 cipolla 1 kg salsa di pomodoro 1 peperoncino olio extra vergine d’oliva 100 gr di parmigiano grattugiato Sale q.b. Il procedimento Più volte vi abbiamo proposto la ricetta per preparare gli gnocchi di patate, il procedimento è semplice: per prima cosa lessate le patate, scolatele ed eliminate la buccia. Ancora calde, schiacciatele con l’aiuto dello schiacciapatate e disponetele su una spianatoia. Aggiungete poi la farina, l’uovo e

Foibe: il ricordo di Giuseppe Arconti, cittadino di Bova Marina, ucciso dai partigiani slavi

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 di Maria Lombardo La stessa sorte di tutti gli italiani morti nelle foibe! Fu ucciso dai partigiani slavi ed inghiottito nelle foibe carsiche. Giuseppe Arconti, cittadino di Bova Marina, a soli ventiquattro anni, subì l’ingiustizia ed il dramma della morte nel nord-est d’Italia dove era stato destinato a servire la Patria. ARCONTI Giuseppe, classe 1921, si arruolò giovanissimo nell’Arma dei Carabinieri e dopo aver completato il ciclo di formazione presso la Scuola Allievi di Roma, fu destinato alla Legione di Milano e, successivamente, aggregato a quella di Alessandria, venendo assegnato al 16° Battaglione Carabinieri dislocato in Croazia. Il 15 febbraio 1944 riuscì a sfuggire ai tedeschi e, per non farsi catturare, si diede alla macchia insieme ad altri giovani colleghi. Ma la sera del 15 febbraio 1945 venne fatto prigioniero dai partigiani slavi e tradotto a Clobuzzari, Comune di Dronchia. A Nimis provincia di Udine, senza un processo, fu passato per le armi e infoibato. Recuperato

La Patata Aspromontana

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 di Maria Lombardo Prodotto tipico calabrese che gode della denominazione De.Co., è il frutto di una coltura di patata di qualità elevata. Come si evince dalla denominazione, la Patata Aspromontana cresce nei territori del Parco Nazionale dell’Aspromonte e con precisione a Sant’Eufemia d’Aspromonte dove viene coltivata sin dai tempi più antichi. La patata aspromontana è comunemente denominata in Calabria anche con la dicitura Patata di Sant’Eufemia D’Aspromonte. Diverse sono le tipologie di Patata aspromontana: la bellini, patata a pasta bianca e rotonda; la Spunta, patata dalla forma allungata reperibile sia a pasta bianca che gialla; la Patata Rosa, dalla forma leggermente allungata e dal colora rosa pallido. Ogni anno, nel mese di Agosto, il comune di Sant’Eufemia organizza una festa in onore della Patata Aspromontana dove gli avventori, oltre a toccare con mano le varietà, hanno la possibilità di gustare prelibatezze tipiche del luogo realizzate con questa varietà di patata.