La morte del Capo brigante Tabacchera di Montauro (C.Z).


 di Maria Lombardo 

La fantasia popolare creando la leggenda dei presunti tesori nascosti nell'antico palazzo Spadea di Montauro, dai briganti che lo abitavano,narra la morte di uno di quelli,il capo soprannominato "Tabbacchera",tradito ed ucciso da un suo degno compare, e anche lui brigante. Circa un secolo e mezzo fa a Montauro si era dunque formata una banda armata composta da una decina di briganti comandati da Antonio Dardano, nativo di Albi e detto ,appunto "Tabbacchera" forse perchè era in possesso e magari usava di uno di quei caratteristici contenitori di tabacco da fumo. Nativo di Montauro vi era invece solo un tale Giuseppe Barbuto detto "Panebianco" forse perchè abituato a procurarsi il pane di grano piuttosto che consumare il pane giallo di granoturco o quello più scuro di segale. La banda si sfasciò in seguito alla morte violenta del suo capo .L'otto gennaio del 1866, infatti ,un certo Carito Domenico fu Pantaleone, con un colpo di archibugio, in contrada Croce, pose fine alla vita di Tabacchera. Pare che i due fossero compari ed in stretti rapporti di amicizia, essendo anche il Carito un brigate della stessa banda. Quella sera, dunque, Domenico invitò ad una cena all'aperto il suo capo e compare e dopo averlo fatto ubriacare coi fiocchi, propose di accompagnarlo a casa. Mentre erano per strada, certamente approfittando del fatto che a quell'ora tarda non c'era gente in giro, lo fece andare avanti di alcuni passo e poi imbracciò l'archibugio e gli sparò alle spalle. E così il brigante Tabacchera, intontito com'era dal vino, stramazzò a terra e mori senza poter reagire; ma sicuramente molto stupito dal vigliacco tradimento del suo fido compagno.


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