L’antichissima trasversale delle Serre


 di Maria Lombardo

All'inizio del medioevo ancora esisteva una lunga via romana che partendo dai Castra Hannibalis, cioè Cropani, passava da Scolacium, cioè Squillace, e raggiungeva Vibo valentia. Era l'antica trasversale che collegava lo Jonio al Tirreno. Per quei lontani tempi era una grande infrastruttura viaria che dalla frazione marina squillacese, costeggiando il fiume Alessi risaliva da Staletti fino a lambire la via Palatina e poi seguiva l'attuale strada provinciale 171 in due tronchi interessando i territori di Montauro, Gasperina, Montepaone ,Petrizzi, Palermiti, Centrache, Cenadi, Olivadi San Vito e, naturalmente Chiaravalle. Da qui raggiungeva il monte Cucco e l'Angitola. E Da li poi menava verso le marine vibonesi. Essendo lo schema del tracciato contenuto nella Tabula Peutigeriana, che era una grande carta stradale romana, doveva essere una via importante per il transito di merci e persone da un mare all'altro. Sicuramente fu costruita secondo il metodo standard che possiamo semplificare così. Gli agrimensori su indicazione degli architetti delimitavano il rigor cioè il percorso con l’infissione nel terreno di paletti a breve distanza .Soldati legionari e poveri schiavi in quei limiti scavavano un fossato profondo 60 centimetri che veniva riempito con vari strati di materiali adatti trovati sul posto o trasportati dalle vicinanze. Prima lo strato profondo, lo“statumen”,che era una massicciata di grosse pietre, alta 30 cm. poi la “ruderatio” costituita da pietre più piccole, mattoni rozzi e residui di ghisa, il tutto unito insieme da calce leggermente liquefatta .Quindi Il "nucleus" , fatto di ghiaia grossa, messa a livello e ben pressata. Infine lo strato superiore detto "pavimentum" era costituito da lastroni di pietra ripianati ed incastrati tra loro in maniera da non lasciare spazi intermedi troppo evidenti. Per permettere lo scolo dell’acqua il selciato era un po' convesso. I bordi della strada erano segnati con pietre conficcate verticalmente nel terreno per indicare il tragitto ed evitare che si uscisse fuori strada, specie di notte. Si costruivano anche canalette di scolo e tombini ai lati per permettere il reflusso delle acque durante le piogge invernali. Dal latino “stratum”,cioè piano lastricato derivava la via strata da cui la nostra via o strada. Ad ogni miglio, ovvero 1478 metri, era collocato un punto di riferimento: il “miliario” (cippo di pietra) dove si segnava la distanza da Roma o da altra località di importante di riferimento. Le strada era larga almeno 5 metri per consentire il passaggio dei carri nei due sensi di marcia. Proprio perchè percorsa dai carri ,in apposite scanalature, la parte centrale si chiamò carreggiata. Ad essa erano affiancati i marciapiedi per lo scorrimento del traffico pedonale. Per far proseguire la strada nelle zone impervie i costruttori romani fabbricarono certamente ponti, viadotti e forse anche piccoli trafori. I Lavori continuavano alacremente, con sostituzione dei turni, perciò la strada sarà stata portata a termine in un tempo relativamente breve in proporzione all’enorme distanza che separava i due litorali.


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