A Rossano, “U mmit e san Giusepp”: tra storia e tradizione


 di Maria Lombardo


Ci sono tradizioni che bisogna ripercorrere, affinchè non muoiano mai. E come si suol dire “Paese che vai Tradizione che trovi”,a Rossano nel giorno della Vigilia di San Giuseppe in molte famiglie rivive una ricorrenza che affonda le sue radici nella storia.”U mmit e San Giusepp“, l’Invito di San Giuseppe, è un rito tradizionale. Ed allo stesso tempo una rievocazione storica. U mmit è l’offerta di taddjarin e cicer, tagliolini e ceci, che la tradizione vuole rigorosamente fatti a mano. E poi donati per devozione al vicinato o alle persone più indigenti. A Rossano il primo invito risale al periodo del primo conflitto mondiale. Quando tra povertà e carestia,una mamma chiese la grazia a San Giuseppe. Il ritorno del suo amato figlio dalla Prima Guerra. San Giuseppe è particolarmente venerato nella nostra terra di Calabria, considerato il padre putativo di Gesù. A lui si devono prodigi e protezioni e non c’è paese, rione,  contrada che non abbia il suo simulacri . Un tempo la disparità economica e il divario sociale erano molto più evidenti, rispetto ad oggi. Nelle famiglie rossanesi e del territorio circostante, piatti e pentoloni colmi di  taddjarin e cicer fumanti e profumati, venivano offerti alle famiglie più bisognose. Quelle benestanti e possidenti poi donavano agli ospizi o agli orfanelli. C’era chi si vedeva bussare alla porta con le mani protese per ricevere “u mmit”. E c’erano donne caritatevoli e generose, come Donna Maria Labonia  che faceva del giorno della vigilia una vera festa per tutta la zona Foresta. Con la processione del Santo che percorreva l’intera contrada. E così che  “U mmit e San Giusepp” di Donna Maria Labonia appartiene alla tradizione rossanese. E poi c’erano le  “Monac e Vulanzun” sorelle suore che, vivendo totalmente di carità, nel giorno de U mmit ricevevano pentoloni pieni di  taddjarin e cicer. Le due sorelle erano note nel paese in zona Cappuccini perchè raccoglievano i bimbi trovatelli e abbandonati. Pratica molto in uso fino agli anni ’60. I Taddjarin e cicer, è un piatto considerato povero per eccellenza, oggi per la semplicità degli ingredienti, è entrato prepotentemente nei piatti della tradizione e nella dieta mediterranea. Tagliolini fatti in casa con acqua e farina, gustosi ceci e un filo di olio extra vergine rigorosamente a crudo. E perchè no, una spolverata di buon pepe piccante. E per chi vuole baccalà, considerato il merluzzo dei poveri. Devozione e rispetto, tra fede e tradizione. In quel connubio insito nel DNA di ogni paese.


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