La fine del Brigante Gasparone.


 di Maria Lombardo



Negli ultimi anni non si fa altro che “resuscitare” da schiere di facinorosi lettori di Terroni fior fiore di briganti che hanno spadroneggiato su tutte le alture dell'ex Regno delle Due Sicilie. Il più delle volte inesperti lettori hanno volutamente idealizzare il racconto non consono alla storia, fatto da Pino Aprile. Veniamo a noi oggi desidero raccontarvi la fine che toccò al Brigante Gasparone da Caccuri. Tutto ebbe inizio in una assolata giornata di maggio, cinque cadaveri giacevano in una pozza di sangue, era la famiglia Mignaccio scannati come capretti. Sull'uscio della casa sgangherata sostavano altri contadini che in lacrime commentavano sommessamente l’accaduto. Pasquale Mignaccio, la moglie Annuzza, la figlia Luisa ed i figli maschi, Nicola e Salvatore non vi erano più e per di più i beni pochi ed umili portati via. Capre, agnelli, galline, provviste, niente era stato risparmiato dalla terribile banda di razziatori che avevano anche rovistato da cima a fondo la casuccia alla ricerca di chissà quale tesoro. A commettere l'atroce delitto Gasparone e la sua banda aveva seminato terrore e morte nella campagna caccurese. Da anni faceva strage di contadini ed il solo nome metteva terrore ed angoscia con lui girava una donna Assuntina detta Gasparazza terribile al pari del compagno. Gasparone era leggendario e con ogni probabilità si nascondeva in contrada Sotto le Timpe zona fitta e sconosciuta. Nessuno osava oltrepassare la chiesa di San Rocco dalla quale si dominava la vallata e gli occhi temevano persino di posarsi su quella zona maledetta. Torniamo alla scoperta dei cadaveri dei contadini caccuresi che furono trovati da un collega di Laruso si fiondò subito il capo degli urbani sconvolto da tanto sangue. Questa volta Gasparone aveva davvero superato i limiti, ma la paura era tale che nessuno osava dar voce ai propri pensieri. Don Matteo fece un segno ai suoi uomini e si allontanò lentamente da quel luogo che era stato teatro delle atroci efferatezze dell’imprendibile brigante. Passano alcuni giorni e il 2 di giugno tra la fitta vegetazione di aggiravano ombre furtive che si dirigevano verso Matasse. Erano 5 uomini ed una donna tutti armati fino ai denti, scoppiò davvero l'inferno fuoco a raffica caddero immediatamente quattro degli uomini e una delle donne. Le uniche a scampare furono le due donne Gasparazza e Belladonna, arrestate mente Gasparone venne ferito gravemente. Don Matteo balzò dalle tenebre, diede alcuni ordini secchi ai suoi uomini e poi si rivolse a colui il quale, fino a poche ore prima, aveva seminato terrore e morte nella zona. “La tua carriera è finita, farabutto, gli sibilò, domani stesso sarai fucilato ed il mondo avrà finalmente un ladro ed un assassino in meno!” Il brigante, per tutta risposta, gli sputò in faccia, ma il capo urbano gli assestò un tremendo pugno sul volto mandandolo a rotolare per terra. Ecco che la comitiva giunge a Caccuri dove già si era divulgata la notizia della cattura. Nessuno dei Caccuresi osò affacciarsi tanta la paura del brigante.Gasparone, Gasparazza e Belladonna furono condotti nei sotterranei del castello e guardati a vista da cinque guardie, mentre altri urbani facevano al ronda all’esterno del castello. La punizione di Gasparone doveva essere tempestiva, il giorno dopo fu condotto al Petraro e fucilati alla schiena. Furono necessarie due scariche per porre fine all’esistenza di uno dei più feroci briganti che avesse mai infestato la zona. Pare che dopo la prima scarica ruggisse ancora come un leone furibondo maledicendo i suoi carnefici.La morte ridusse, ma non eliminò del tutto il terrore dei contadini che, molti anni dopo, tremavano ancora al solo sentire il nome di Gasparone, E molti giurarono di aver spesso visto, nelle notti di luna, il suo fantasma, quello di Gasparazza e quelli dei suoi uomini, spesso seduti in cerchio al Petraro, proprio nel luogo dove era stato fucilato, a banchettare e a progettare altre efferate imprese.


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