SAPEVATE CHE ROGLIANO(CS) FU CENTRO DELLA RIVOLUZIONE GARIBALDINA IN CALABRIA.




di  Maria Lombardo


Per l’ennesima volta mi trovo a soccorrere con temi veritieri la storia del Risorgimento in Calabria ed a spiegare al volgo degli storici della domenica che l’Unità d’Italia fu voluta ardentemente da calabresi e siciliani. Ebbene si nel 1860 Rogliano nel Cosentino è un centro fervido al servizio dell’Unità!  Il movimento è stato voluto daal barone Guzzolini di Cosenza ma è Donato Morelli che da Rogliano muove i fili del movimento. Egli da Rogliano organizza le “bande”, i “cacciatori” della Sila; organizza la resa del gen. Caldarelli prima a Cosenza; e poi l’accerchiamento delle truppe del generale borbonico Ghio ad Agrifoglio. Garibaldi molte volte testimoniò nei suoi telegrammi come la pensavano i calabresi sui Borbone:”Dite al mondo che oggi con i suoi prodi calabresi ho fatto deporre le armi a 10 mila soldati borbonici”, i volontari raccolti nei Comuni del cosentino aderiscono alla rivoluzione nel nome “Italia e Vittorio Emanuele” e il 19 luglio 1860, in casa Morelli, tutti i rappresentanti sottoscrivono l’atto di adesione. Il battaglione di Rogliano era composto da volontari provenienti da Cosenza, Dipingano, Aprigliano, Spezzano Grande, Marzi, S. Stefano, Parenti, Mangone. Il Battaglione di Rogliano fu detto Bruzio ed era composto di 95 uomini e 21 ufficiali. Tutto il “corpo” di Agrifoglio era comandato da Saverio Altimari e Vincenzo Morelli. Raffaele De Cesare dice che gli insorti si contavano a decina di migliaia, tutti armati sino ai denti e risoluti a vender cara la pelle. “4000 insorti armati la maggior parte di fucili da caccia, di carabine militari, di lancie, falci, scuri”. Pasquale Mileti passò alle dipendenze del barone Stocco a Nicastro e a Decollatura. Fra questi indomiti vi era Carlo Tano con due figli, tra cui Eugenio, che fu poi noto pittore garibaldino; egli comandava Compagnia di Marzi destinata all’avanguardia. Ferdinando Bianchi, già prete spretato, di Bianchi, dei Mille di Quarto, sbarcato prima in Calabria, ne comandava un’altra. Vi erano i fratelli Mazzei di Santo Stefano: Raffaele, Tommaso, Achille e Nicola; vi erano i quattro fratelli Parisio, da Rogliano. Donato Morelli organizza tutto il piano d’attacco, nominando per i centri più importanti della provincia i capi militari ed anche i <<Commissari di finanza per la colletta e il denaro di Italia>>. Esisteva tutto un carteggio Morelli-Garibaldi, utile per stabilire non solo i rapporti fra i due “amici”, ma anche per alcune precisazioni storiche, tra cui il problema della “resa” del Ghio a Soveria e il contenuto degli accordi stipulati per la resa. Il De Cesare è del parere che negli articoli della “resa”, vi era anche la clausola che tutto il contingente militare borbonico sarebbe stato lasciato con le armi indisturbato: senza stabilire termini, tempi e condizioni. E lo si arguisce da una lettera di Francesco Stocco, il Dittatore di Calabria Ultra, a Vincenzo Morelli, e riportata nel suo libro:”La colonna comandata dal gen. Ghio bisogna che venga trattata come truppa nazionale italiana e non già come truppa borbonica. Tali sono gli ordini qui arrivati dal Capo dello Stato maggiore generale Sirtori. Per questo sono passati avanti. Vi presterete perciò ad agevolargli invece la marcia, ed offrirvi in ciò che potrà occorrergli”. Garibaldi però era di altro avviso, scrivendo al Morelli a Tiriolo:”Le forze regie, che marciano su Cosenza, devono capitolare, alle stesse condizioni di quelle capitolate a Punta Pezzo, cioè: gli ufficilai liberi d’andare dove vogliono con le loro armi e bagagli; la truppa rimanere armata quella parte che vuol servire con noi la causa nazionale”(29 agosto 1860). 




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