Tornano le antiche tradizioni legate al culto di San Francesco: Pizzo “i tunnacchji i Sanbrangiscu”
di Maria Lombardo
E’
cosa conosciutissima da chi vive e conosce questa Regione come me che la
cittadina costiera di Pizzo Calabro ha uno speciale rapporto con San Francesco
di Paola. Viene considerata infatti una delle Città Francescane per andare in
Sicilia, Francesco passò dal Pizzo. Patrono della Calabria è della gente di
mare a Lui i pescatori portavano in segno di reverenza e rispetto il primo
tonno pescato. Una bellissima tradizione che oggi si rinnova durante la
settimana dei festeggiamenti per il Santo calabrese. “ I
tunnacchji i Sanbrangiscu” così si chiama il
rito! Oggi non viene più praticata col pesce vero che ogni famiglia di
pescatori portava ai Frati Minimi presso il Convento ma le massaie napitine
rinnovano il rito con splendidi dolci in “mustazzoli” a forma di pesce. Questi sono gli ingredienti usati:
dalle 5 alle 10 uova; 500 grammi di zucchero; un bicchiere di latte;vanillina e limone grattugiato; lievito
per dolci e due bustine di ammoniaca per
dolci; farina quanto ne prende e un poco di sambuca. La pasta deve essere bella morbida c’è un trucco che le massaie napitine usano montare in
una ciotola grande uova e zucchero poi man mano aggiungono tutto lavorano ben
bene la pasta e lasciano riposare mezzora. Una volta concluso il periodo di
riposo si modella il pesce che si cuoce in forno e si prepara la glassa anzi “annaspru” per decorare il dolce
che è a base di limone e albume cioccolatini e confetti. Una volta preparati e
ben confezionati si portano in Chiesa il primo giorno del triduo per farli
benedire, quest’anno il rito di benedizione “cade” il 3 maggio. Dopo la messa ad avvenuta benedizione o
si consumano o si lasciano al Santo ma devo ammettere che la bellezza di questi
piccoli capolavori è notevole. Essendo un rito in evoluzione c’è chi offre un compenso in cambio di un dolce ed il
ricavato resta ai poveri della Chiesa.
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