Un chimico calabrese dimenticato: Pasquale Alecce da Motta San Giovanni (RC)
di Maria Lombardo
Nato a Motta San
Giovanni il 21 aprile 1887. Una laurea in farmacia conseguita nella vicina Sicilia
che gli consentiva il rimpatrio per produrre medicine artigianali nell'opificio
paterno. Dopo i primi incoraggianti risultati, costituì una piccola azienda
nella chiara convinzione che solo il passaggio ad una dimensione industriale
avrebbe potuto garantire ai suoi prodotti il successo pieno. Cominciò ad
espandersi nei paesi vicini ma anche in Sicilia. Approfondì con zelo lo studio
della scarlattina, bronchiti e malattie che curava con i sedativi. Sono davvero
anni importanti per la farmacologia nacquero i primi antipiretici, il cui più
fortunato, l'aspirina, è del 1889. Seguirono gli antisettici, gli alcaloidi,
gli anestetici, gli ipnotici, ecc. La farmacoterapia attuò la sua rivoluzione
in seguito alla quale cominciò a darsi una organizzazione industriale. Ormai
noto lasciò la Calabria e si trasferì a Roma, impegnandosi nella creazione di
un organismo che gli consentisse una realizzazione più compiuta dei suoi
progetti. Tuttavia fu sotto il fascismo che il nostro ebbe la possibilità di
ampliarsi non dovendo dipendere dai mercati tedeschi. Dopo i primi anni spesi
nell'organizzazione di una struttura, la più efficiente possibile, nel 1930
l'Istituto farmacoterapico italiano comparve per la prima volta
nell'Annuarioper le industrie farmaceutiche (preziosa pubblicazione annuale che
uscì dal 1918 al 1933) occupandovi ancora, tuttavia un posto marginale.Nel 1935
l'Istituto farmacoterapico italiano risultava nella Biografia finanziaria
italiana con un capitale di 300.000 lire: l'Alecce ne era il presidente. Tuttavia
il dopoguerra riuscì a portare la farmaceutica italiana verso gli Stati Uniti e
l'istituto farmacoterapico italiano trovò in tale contesto motivi di ulteriore
sviluppo. l'Istituto farmacoterapico italiano si trasferì al decimo chilometro
della Salaria in un imponente fabbricato con una superficie totale di oltre
13.000 mq. che fu definito la città farmaceutica di Alecce. Molto bene
attrezzato, sia per la produzione con macchinari moderni, sia per la ricerca
con strutture d'avanguardia, l'Istituto arrivò negli anni Cinquanta a
rappresentare uno fra i primissimi laboratori italiani ed europei, in un
panorama di base vastissimo che solo nel territorio nazionale comprendeva ormai
oltre mille officine farmaceutiche. Grazie alle capacità imprenditoriali del
calabrese l'attività dell'Istituto sia sul piano della produzione dei farmaci
(nel 1951 risultavano essere una quindicina) sia, soprattutto, su quello
distributivo di medicinali in qualità di grossista. Col tempo si estese e
divenne cavaliere del lavoro. Si occupò molto attivamente anche di agricoltura,
bonificando centinaia di ettari delle sue terre in Umbria. Aveva tuttavia
conservato un rapporto molto stretto con i suoi conterranei ed ebbe il modo di
dimostrarlo significativamente dall'ottobre del 1953 quando, in seguito
all'alluvione in Calabria, fu tra i più generosi concessori di aiuti. L'Alecci
morì a Roma il 20 marzo 1955 nella clinica Bastianelli, di sua proprietà. Alle
esequie, cui parteciparono numerose autorità dello Stato, l'Associazione nazionale
dei calabresi organizzò la consegna alla vedova di una medaglia d'oro.
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