GIOSAFATTE TALARICO IL BRIGANTE BRACCATO DAI BORBONE.
di Maria Lombardo
E' giunto veramente il momento di cercare di
ripristinare l'ordine storico sulla questione brigantaggio ormai resa un “ a
chi la spara più grossa”, infarciti ben bene dai discorsi “Terronistici” di
Pino Aprile. Il Brigantaggio in Calabria c'è sempre stato seppur in forme
diverse ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella vita politica della
Regione. Combattuto dai Francesi come metodi davvero cruenti, sfruttati dai
Borbone al fine di riportarli sul trono prima della Restaurazione (famose le
guide calabre, noti briganti tra cui il Bizzarro ed il Capitan Orlando facevano
la staffetta per conto del Re in Calabria). Inseguito divenne una questio
difficile sempre sotto i Borbone ed andavano eliminati. Ferdinando fu costretto
a formare con decreto del 22 Aprile 1816 una commissione incaricata di
compilare liste di individui che giravano armati per le campagne calabresi in
aperta e violenta resistenza alla forza pubblica. Era l'unica cosa da fare per
debellare questa piaga. Dopo la compilazione di questa lunga lista solo nel
1824 la Corona decide di inviare in Calabria il colonnello Del Carretto per
liberarsi definitivamente del fenomeno. La prima banda ad essere vessata da Del
Carretto fu la banda di Ippolito Crocco di Spezzano e quella di Giovanni Roma
di Caloveto. Scarsissimi i risultati per arrestare il fenomeno, incapace Del
Carretto di debellare la delinquenza,e perciò prima di mettersi in viaggio per
le mulattiere calabresi si era costretti a fare testamento e votare l'anima a
Dio. Per onestà intellettuale l'unico ad intervenire concretamente fu nel 1831
Ferdinando II, nominò un commissario straordinario nella persona di Giuseppe De
Liguoro, intendente della Calabria che si interessò del caso Calabria. Su
questo caso alquanto strano Alfonso Scirocco professore emerito dell’università
Federico II di Napoli, dedica tutto il secondo capitolo del suo testo Briganti
e società nell’ottocento - Il caso Calabria (Lecce 1991)al cosentino Giosafatte
Talarico, il brigante della Sila famoso per aver ottenuto da Ferdinando II una
pensione e un soggiorno a vita ad Ischia. Un modo molto strano di trattare coi
deliquenti il Talarico chiese ed ottenne che tale trattamento fosse esteso
anche ai suoi compagni briganti. Talarico nacque a Panattieri nel 1805 si
impegnò come seminarista poi studiò da farmacista senza raggiungere il titolo e
nel 1820 si dette alla macchia per aver compiuto un “delitto di onore”
uccidendo un ricco giovinastro che aveva violentato una sua sorella. Rimase
alla macchia per 20 anni sui monti della Sila protetto da amici molto influenti
«or travestito da prete, or da ricco signore, i caffé, i teatri, e passeggiava
per le strade più frequentate».Essendo falliti i tentativi di cattura, nel 1844
Ferdinando II intavolò una trattativa con il brigante calabrese, a cui propose
in cambio della resa, una pensione di sei ducati ed una casa nell’isola d’Ischia.
Terminava così la carriera del brigante che aveva “fatto tremare le tre
Calabrie”. Di questa notizia se ne discusse persino in Inghilterrae dopo
l'Unità il deputato napoletano Mariani a porre la questione al parlamento
italiano con un’interrogazione parlamentare in cui si poneva l’accento
sull’ingiustizia di dare una pensione a tale ex brigante. Rimase, dunque, nella
bella isola godendosi la pensione fino alla morte avvenuta nel 1886.
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!