Amendolara (CS) :riti antichi per la festa di Sant’Antonio Abate.





di Maria Lombardo



Per la festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, vi conduco nel Pollino nel borgo di Amendolara. Il 17 gennaio tutta l’intera giornata è dedicata al Santo Patrono e tutta la comunità fa collettivismo. Una festa all’insegna delle tradizioni contadine! La cittadinanza si riunisce a via Blefari dove è ubicata la cappella del Santo, due corone di limoni e arance poste sulla cappella accolgono i fedeli. Corone posate da due cavalieri capofila nella processione che seguirà dopo l’incanto, uno donna uno uomo. La corona femminile è più piccola dell’altra per ovvi motivi di peso e relativo sforzo a reggerla. Tra i cavalli viene portata la statua che viene piazzata  accanto alla porta della cappella su un piedistallo incerto.Il parroco prende il microfono in mano ed avvia il preliminare rito religioso, in sequenza concede tre benedizioni: ai cavalli, alla piazza, alla piastra su cui è scolpita il simbolo del TAU rinnovato. In mattinata si svolge l’incanto c’è di tutto ogni sorta di cibarie, tanto vino, vari galli, due conigli; un maiale viene lasciato nel porcile; tutti i prodotti sono offerti da cittadini e imprese al santo e si trasformeranno da qui a breve in risorse finanziarie per la parrocchia. Il banditore inizia con l’asta di piccoli cestini di dolciumi tipici della zona. Ogni accaparratore di un bene lo fa proprio passando dal banchetto cassa in cui il “contabile” annota i movimenti finanziari.Ciò va avanti per oltre due ore in un inevitabile tripudio conviviale, misurato e gioioso, in cui ne puoi godere di prelibatezze, e tante. Attenzione anche le due corone citate in calce vengono messe all’asta.Non si tratta di vincere un bene consumabile, ma un simbolo di prestigio e di fede, questo deduco alla fine della “contesa”.Si comincia con quella per la donna. L’ offerta  sale, sale continuamente mostrando una disputa sottile tra diversi gruppi di variegate appartenenze.Vince una delle fazioni con 1500 euro sprigionando un urlo liberatorio di tutte le donne del gruppo; una di esse viene presa da una crisi isterica, s’inginocchia davanti al santo, alza le braccia in direzione della statua parlando e lacrimando. La fazione maschile dona oltre 5000 euro.
L’urlo è dirompente, abbracci collettivi, né pianto né isterismo ma gioia incontenibile.A fine incanto inizia la processione che coinvolge pochi cittadini. Il corteo  parte in piena ora di pranzo dalla cappella del santo in via Blefari; in testa i cavalli, poi la banda, segue la statua seguita da pochi fedeli. Il cordone si porta rapidamente in centro cittadino. Un rito breve ed essenziale con la presenza della sola banda musicale di Canna, stranamente senza presenza di cinte che nell’area del Pollino sono abituali in quasi tutte le processioni. Nel primo pomeriggio invece si svolge  il palio che tanta altra gente porterà per le strade del consigliabile borgo dell’alto Ionio cosentino. Il palio dei cavalli di Amendolara chiude la lunga fase di eventi nell’ambito dei festeggiamenti cittadini. In realtà si tratta di una kermesse equina con fasi eliminatorie il giorno prima fuori paese e con una conclusione in centro paese tra i vincitori nelle eliminatorie. Fanno da corollario molto appariscente tanti altri cavalli cimentandosi in misura sostanzialmente folklorica. A metà pomeriggio del 17 gennaio si svolge nella centrale via Roma la fase finale di questa competizione che viene preceduta nella prima mattinata dall’incanto dei prodotti e animali donati al santo, poi dalla contenuta processione con la statua per le vie cittadine. A fine gara tutti gli astanti si raggruppano per la premiazione delle varie categorie; abbondanza di coppe che il sindaco consegna personalmente.
Qui si conclude il palio, la giornata di festa va avanti in serata con altri spazi di convivialità.

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