I Valdesi di Calabria antefatti di una strage


 

di Maria Lombardo 



Fu perpetrata dalla fine di maggio al giugno del 1561 la strage dei Valdesi nella nostra Regione. Ma chi sono i Valdesi? Popolazioni di religione valdese, provenienti dalle valli piemontesi insediatesi in Calabria dal XIII secolo, vissero indisturbate fino al XVI secolo, quando iniziarono a professare apertamente la loro fede riformata. Sottoposte dall'Inquisizione a persecuzioni e a un regime di controllo repressivo, si ribellarono provocando l'intervento delle truppe spagnole del Vicereame di Napoli, che fecero migliaia di vittime. Pierre Gilles, autore nel 1644 di una storia delle chiese riformate, narra come nel 1315 alcuni proprietari terrieri calabresi offrirono ai Valdesi dei fondi da coltivare, in cambio di un canone annuo, con la facoltà di costituirvi comunità esenti dagli obblighi feudali. Agricoltori, pastori, allevatori di piccoli animali e tessitori, mantennero la loro fede religiosa leggendo la Bibbia e pregando in occitano nell'interno delle loro case. Questo modo di fare favorì una pacifica convivenza sui pianori di Montalto.  Ed ecco che riuscirono a stabilirsi anche in centri limitrofi a La Guardia per esempio. Tuttavia questi Valdesi dovevano necessariamente frequentare le chiese cattoliche nelle occasioni particolari di una nascita, di un matrimonio e di un funerale. Si adattarono così a «udire la messa e facevano battezzare i loro figliuoli dai preti cattolici», manifestando una almeno «esteriore deferenza al culto romano».

Alla fine del XV secolo si verificò una nuova immigrazione di Valdesi verso la Calabria! Fu così però che la Riforma protestante di Lutero interessò i Valdesi di Calabria che presero accordi tramite i “barba” locali. I Valdesi delle valli piemontesi professarono apertamente la loro fede, erigendo anche alcune chiese per celebrarvi il culto, mentre in Calabria «si mantennero ancora per vari anni tranquilli e nascosti». La Chiesa cattolica reagiva: nel luglio del 1542 Paolo III istituiva la Congregazione del Sant'Offizio allo scopo di meglio combattere gli «eretici» coordinando da Roma l'attività delle già esistenti inquisizioni vescovili, e nel 1545 il Concilio convocato a Trento condannava fin dalla prima sessione le dottrine protestanti e avviava una propria riforma interna. L'arcivescovo di Napoli ebbe l'incarico di «procedere e inquisire segretamente contro gli eretici e i sospetti di eresia» del Regno di Napoli. Tale commissario dell'Inquisizione, il domenicano Giulio Pavesi, faceva riferimento a Roma a un altro domenicano, il cardinale Michele Ghislieri.  Alla fine di quell'anno il frate minimo calabrese Giovanni de Alitto da Fiumefreddo, inquisito per eresia, confessava l'esistenza di valdesiani nelle zone di Montalto, Guardia e San Sisto. Gli inquisitori non collegarono l'antica eresia valdesiana con la «peste luterana», e si limitarono a ordinare in quelle zone una breve campagna antiereticale a base di prediche, di ammende e di ammonizioni.Intanto fra Giovanni da Fiumefreddo, dopo l'abiura dei suoi «errori», era divenuto, oltre che fornitore di vino del sommo inquisitore Michele Ghislieri, anche suo zelante confidente, e il 23 dicembre 1558 lo aveva informato da Cosenza che in quella diocesi, e segnatamente a La Guardia, a Montalto e a San Sisto, gli oltremontani erano tanto aumentati di numero che «o nesciuno o puochi ce ne siano che non siano infectissimi lutherani» ed erano venuti «in tanta sfarciagine che mandarno infino a Genevra a condurre un maestro che li leggeva pubblicamente heresie et lutheranesimo”. Ed ecco che sorse allora a La Guardia un edificio adibito al culto valdese. Il feudatario di La Guardia, Salvatore Spinelli, sollecitato dalle proteste dei cattolici, dai timori dei valdesi più ricchi e dal suo stesso interesse, intervenne: dopo averli minacciati due volte, il 2 maggio 1559 fece arrestare Pascale e Uscegli, detenendoli nel castello di Fuscaldo. Prima della metà di maggio lo Spinelli partì per Napoli, per giustificarsi di fronte alle autorità del Regno. Egli avrebbe preferito una soluzione morbida, ma quando si rese conto dell'allarme presente nel clero, per prevenire le accuse che gli sarebbero state rivolte decise di denunciare di eresia i suoi sudditi, «proclamando che occorreva o convertirli o sterminarli». Era il preludio di una strage senza eguali!

 

Bibliografia

 

 

^ A. Genre, A proposito degli studi sulla parlata e l'origine dei Calabro-Valdesi, 1986, pp. 20-21.

^ E. Galli, Cosenza seicentesca nella Cronaca del Frugali, 1934, p. 36; C. Alvaro, Una comunità piemontese in Calabria, 1942, p. 411.

^ P. Gilles, Histoire ecclésiastique des Églises Reformées, recueillies en quelques Vallées de Piedmont et circonvoisines, autrefois appellées vaudoises, 1644, p. 18

^ P. Gilles, cit., 1644, p. 19.

^ J. P. Perrin, Histoire des Vaudois, 1618, c. VII, pp. 197 e ss.

^ G. Morosi, L'odierno linguaggio dei Valdesi del Piemonte, 1890; E. Galli, Cosenza seicentesca nella Cronaca del Frugali, 1934, p. 326.

^ P. Giannone, Dell'Istoria civile del Regno di Napoli, 1723, XXXII, p. 103: «né si curavano di disseminar la loro dottrina, né che altri fossero curiosi d'intenderla».

^ P. Gilles, cit., 1644, p. 19: «il marchese Spinelli concesse a loro di costruire sulle sue terre Guardia, città chiusa [...] con notevoli privilegi per coloro che volessero abitarvi».

^ E. Stancati, Gli Ultramontani. Storia dei Valdesi di Calabria, 2008, p. 44.

^ G. Vegezzi Ruscalla, Colonia Piemontese in Calabria. Studio etnografico, 1862, p. 166, attesta che il barba Tommaso Bastia, proveniente da Angrogna, morì nel 1409 a La Guardia.

^ G. Vegezzi Ruscalla, cit., 1862, p. 168.

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^ P. Gilles, cit., 1644, p. 19; R. Napolitano, Montalto Uffugo nella tradizione e nella storia, 1992, p. 322; A. Armand-Hugon, I Valdesi di Calabria, 1964, p. 215.

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^ L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli. Narrazione con molti documenti inediti, I, 1892, p. 239. Il documento è nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (ACDF), Stanza Storica, Decreti, vol. I, f. 208.

^ P. Scaramella, L'Inquisizione romana e i Valdesi di Calabria (1554-1703), 1999, pp. 42-45; G. Romeo, Una città, due inquisizioni. L'anomalia del Sant'Ufficio a Napoli nel tardo '500, 1988, pp. 42-67.


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