L’importanza dello sbarco Garibaldino a Nicotera (VV): i calabresi a favore dell’Unità Nazionale.



di Maria Lombardo




Ebbene si senza quello che successe a Nicotera paesello del Monteleonese oggi Vibonese, l’Unità Nazionale non sarebbe avvenuta. Per l’ennesima volta mi trovo a spiegare ai neomeridionalisti quanto i Calabresi fossero avversi al Regime Borbonico. Lo sbarco di Garibaldi a Nicotera è l’evento più importante del 1800, lo sbarco delle navi che portavano Garibaldi ed i suoi stretti collaboratori mentre l’Esercito Meridionale unitosi al Nizzardo era in viaggio a piedi. Non fate illazioni era grosso di 33.000 meridionali su due navi non potevano entrarci. In questo blog cari lettori vi ho parlato di questo esercito potete ampliare quanto vi sto narrando.  Giuseppe Garibaldi sbarcò a Nicotera il 26 agosto 1860 sollecitato dagli intellettuali del luogo Bruno Vinci, Cognetti, Diego Corso, Mamone, Pagano il Canonico Latessa ed ancora i fratelli Cipriani ed il sacerdote Spinoso. Quell’arrivo fu davvero di grande eco e risonanza! L’Eroe dei Due Mondi fu davvero accolto coralmente ecco cosa scrive Nicola La Fortuna nell’opera Cenno biografico di F. Pasquale Cordopatri patrizio monteleonese a pag.10 e 11 di quest’opera stampata a Piazza Armerina nel 1886:”A quella vista ci fu non so che in noi, per cui ci sentimmo infondere una novella gioia e riempirci di novello ardore (…) Come quel palischermo fu a breve distanza dai du legni, sui casseri ed a prua e poppa di essi si videro incontamente schierare le armi ad emettere il grido elettrizzatore, affascinante di Viva Garibaldi Dittatore delle Due Sicilie, Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia. Nel frattempo la notizia dell’arrivo di Garibaldi si era propagata dalla Marina alla Città di Nicotera, e tutta la sponda del mare formicolava di popolo delirante plaudente. Giovani e vecchi, mogli e zitelle ragazzi madri con marmocchi su le braccia, civili e plebei rimescolati, alla rinfusa umidi i volti di tenere lacrime, abbracciantesi riecheggiavan quel grido senza sapere il perché riecheggiava quel  grido. Segnalavano la loro inusitata esultanza agitando fazzoletti e treccie di coccarde e vessilli, fra il suono festevole di tutte le campane delle chiese, fra gli spari di migliaia di spari e mortaretti e moschetti tra le innumeri tricolori bandiere con la sabauda croce che sventolavano per istantanea apparizione sui tetti, ai balconi alle finestre, tra l’ebbrezza dè balli e dè concerti  popolari di chitarra, zampogne,tamburelli e nacchere dè canti che si intrecciavano e si finivano cò ritornelli PER TUTTI I SECOLI ,PER OGNI ETA’, VIVA L’ITALIA E LA LIBERTA’ O MOMENTI BEATI A RIPENSARVI CI SEMBRATE DEI SOGNI DELLE  VISIONI DELLE ESTASI”. Il resoconto di quanto è accaduto quel 27 agosto a Nicotera rende chiara l’idea con dovizia di particolari le emozioni della gente per l’approdo di Garibaldi. Un cronista ha raccontato che i figli naturali venuti alla luce nove mesi dopo furono registrati col cognome Garibaldi.

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