CHIESA MONUMENTALE DI SAN DOMENICO TAVERNA CZ.




di Maria Lombardo


Nel frangente storico della riorganizzazione della città di Taverna nel sec.XV si colloca, parallelamente ad altri importanti insediamenti, la fondazione del Cenobio dei Padri Domenicani, assegnabile a Fra Paolo da Mileto nel 1465.
Nel 1478, Innocenzo VIII, unì al convento l’Hospitale di Taverna, sede dell’Amministrazione cittadina. Secondo le ricerche di Alfonso Frangipane, la chiesa fu costruita inizialmente utilizzando il tufo ed, infatti, subì gravi danni col terremoto del 1662.
Nel 1678 venne demolito l’altare, anch’esso in tufo, mentre in tutta la chiesa riprendevano i lavori di ricostruzione dell’intero pavimento della navata e delle le decorazioni interne.
Gli stilemi che ritroviamo ancora oggi, furono realizzati da Mattia Preti, stilisticamente molto vicini a quelli della Chiesa di San Giovanni a La Valletta. La ricostruzione terminò nel 1680, la data coincide con l’iscrizione alla base dell’altare dedicato a San Domenico. Nel 1682, invece, la famiglia Poerio finanziò la costruzione dell’altare del Santissimo Crocefisso.
Il ciclo degli affreschi che raffigura le Storie della vita di San Domenico, situate sopra le arcate della navata centrale, fu ultimato nel 1693 e fu in parte progettato da Mattia Preti, ma concluso poi da artisti minori.
Annessa all’ex Convento Domenicano, la Chiesa di San Domenico presenta una facciata costituita dall’ingresso centrale con elegante portale a fastigio, sostenuto da quattro colonne ioniche e ornato da cornici, rilievi, acroteri e volute, culminanti con la statua del santo titolare.
Ai lati due finestre ovali, sotto il frontone triangolare disegnato dalle linee del tetto a capanna ed ornato al centro da un altorilievo raffigurante due angeli con i simboli della chiesa.
L’interno a pianta basilicata, arconi laterali a destra ed ampie cappelle nella navata minore sinistra, conserva quasi intatta la decorazione barocca, articolata in ricchissimi piani ornati da stucchi, intagli e dipinti nello spazio centrale, fino al maggiore altare. Da qui si accede alla sacrestia arredata da mobilio seicentesco.
La navata minore, coperta da volte a botte, è segnata da archi trasversali. Da questa si accede al vano dell’Oratorio, in prossimità della cappella dedicata alla Vergine del Rosario, ove si notano dipinti murali di più recente fattura.
All’interno del tempio, (da destra entrando) possiamo ammirare le seguenti opere: La Pietà di Giovan Battista Ortega , databile1603; una serie di pregevoli altari lignei intagliati e dorati, realizzati da artieri locali nel sec.XVI-XVII; il Martirio di S.Pietro di Verona, dipinto da Mattia Preti nel 1690; nella cimasa di quest’ultimo altare una S.Rosa, di Ignoto Artista del sec.XIX; il Miracolo di S.Francesco di Paola , di Mattia Preti databile 1678; una Santa Domenicana col Bambino Gesù, opera del sec.XIX.; il Martirio di S.Sebastiano , donato alla città da Mattia Preti nel 1687; un Santo orante del sec.XVIII; la Madonna della Purità, lavoro di Gregorio e Mattia Preti del 1636; il Redentore Infante, di Mattia Preti ed aiuti, del 1689; quindici piccole tele dipinte ad olio, raffiguranti i Misteri del Rosario , opera di Ignoto pittore provinciale del sec.XVII e nella cimasa il Monogramma Cristiano, opera di Ignoto pittore locale del sec.XVII.
Nella zona absidale, al centro dell’altare, si trova il pregevole paliotto seicentesco di Fra Silvestro da Bologna, realizzato in scagliola; attorno, il Coro ligneo dei maestri .Giglierano e.Malacari, sempre del sec.XVII; sulle pareti, le Storie della vita di S.Domenico , affreschi di Giuseppe De Rosa, datati 1693; infine, la grandiosa tela del Cristo Fulminante, realizzata da Mattia Preti nel 1680 .
Nella Sacrestia, di particolare interesse, il suggestivo Crocifisso ligneo, databile al XIV –XV secolo, forse in origine nell’antica Cattedrale della città medievale ed il Fondo librario, costituito da oltre 100 volumi, realizzati da stampatori e incisori, dal XVI al XIX secolo. Nell’Oratorio del SS.Rosario si può ammirare l’Altare ligneo intagliato e dorato con ai lati le statue di San Giovanni Apostolo e S.Maria Maddalena, opera di Ignoti scultori e intagliatori del sec.XVII; la statua della Vergine del Rosario, databile al sec.XVIII.
Nella Navata laterale sinistra, incastonate nei fastigi lignei dipinti e dorati, altre quattro preziose tele di Mattia Preti, raffiguranti rispettivamente la Madonna del Rosario, la Crocifissione, la Predica di San Giovanni Battista con l’Autoritratto dell’artista; l’Eterno Padre Benedicente (cimasa dello stesso altare); la Madonna del Carmelo; tutte databile all’ultimo ventennio del Seicento.
Ancora nella navata, esposto nella quarta Cappella, il dipinto di Gregorio Preti raffigurante la Madonna della Provvidenza, databile 1630-35; nella terza, il San Domenico di Soriano con i miracoli del frate, opere di Giuseppe De Rosa, databili 1680; le cimase raffiguranti rispettivamente un Santo Martire e la Madonna e Sante Martiri; La Cantoria, di Ignoti pittori e intagliatori del sec.XVIII. l’imponente Organo realizzato da Francesco Ferrazzano nel 1754; il Soffitto ligneo policromo, opera di Ignoti artieri locali, realizzata sul finire del XVIII secolo; Gli Stucchi, i Confessionali ed il Pulpito, tutti assegnabili ad artieri locali del sec.XVII, completano il percorso di visita ad uno dei più importanti monumenti della Calabria.
L’intero archivio della chiesa e la biblioteca dei Domenicani andarono perduti in un incendio del 1861, provocato da un assedio di circa 200 briganti che costrinse la popolazione inerme a barricarsi all’interno della chiesa fino all’arrivo delle Guardie Regie. Nel 1867 cessa la vita monastica del convento a causa della legge sull’”Eversione dell’asse ecclesiastico”.
Il 26 febbraio del 1970, furono trafugati dalla chiesa 8 dipinti di Mattia Preti, la La Madonna delle Grazie di Gregorio Preti e due opere di autori ignoti del XVII secolo. La chiesa fu chiusa dopo il furto.
Le opere furono ritrovate appena due anni dopo, e sottoposte ad un accurato restauro ad opera dei laboratori di Cosenza, Napoli e Roma. Furono, poi, riportate nella chiesa che riaprì al culto nel settembre del 1988.

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