Gregorio Preti, un calabrese dimenticato

di Maria Lombardo
 Devo ammettere pacatamente che non conoscevo Gregorio Preti nato a Taverna (Cz) 1603 – Roma 1672 fratello maggiore del famoso pittore Mattia Preti, anch’esso pittore dal tratto particolare ma immolato sull’altare della fama del fratello minore. Eppure solo ora Gregorio viene ricordato poiché due sue opere erano custodite a Camerino prima del sisma del mese scorso. Opere come “l’Ultima Cena e il Mosè che fa scaturire l’acqua” di una importanza particolare e di un valore inestimabile. Gregorio si forma in Calabria seguendo uno stile napoletano, inizia a modificare il suo stile solo quando si portò nello Stato Pontificio e lì abbraccia il classicismo di Domenichino.  Fu grazie al frattelo Mattia che s’avvicina all’ars caravaggiesca. Effettivamente i due Tavernesi lasciarono presto la Calabria ma i contatti con la loro terra furono sempre vividi. Gregorio però rimase molto legato a Taverna dove fece mandare ” la Madonna della Provvidenza” per adornare la Cappella di San Domenico purtroppo le documentazioni sono andate disperse e non si può riscostruire l’arrivo del quadro in Calabria. Inconfondibili le pennellate del maggiore dei Preti! Gregorio però divenne anche imitatore del famoso fratello e qualche opera entrò nei musei come un Mattia Preti originale. A Roma infatti i pittori di Taverna dividono una bottega, Gregorio dipinge la Madonna col purita in questa pala il San Nicola fu dipinta interamente da Mattia. Gregorio rimase più legato a Taverna mentre Mattia aveva attraversato i confini col suo talento. Gregorio inoltre riesce a dipingere per committenza e quindi Fabriano, a Camerino. Ecco che vi sono delle tele come Santa Teresa d’Avila in estasi, San Filippo Neri che non erano state identificate ma chiaramente appartenute a Gregorio poiché un noto inventario del ‘700 della Chiesa di Santa Barbara che cita come autore:” fratello del Cavalier Mattia”. Opere queste meravigliose da vedere.  Eseguì numerosi lavori per le famiglie benestanti di Taverna tra cui gli Schipani purtroppo nessuna opera è rimasta nel borgo. Sul confronto tra i due fratelli è stata incentrata una mostra. È di grande interesse il parallelo tra due tele: la prima, di Mattia, conservata agli Uffizi, raffigura un’allegoria della Vanità, la seconda, Jaele che uccide Sisara, a lungo ritenuta anch’essa del più giovane dei Preti, è adesso attribuita a Gregorio. Quest’ultima rivela una diversa padronanza del mezzo pittorico e una personalità artistica sicuramente differente, più mite e più classica, di quella che emerge dal lavoro di Mattia. Alcune opere, infine, si trovano ancora nella loro collocazione originaria, sugli altari delle chiese di Taverna per i quali furono realizzate (è il caso della Madonna della Provvidenza o della Madonna della Purità, entrambe nella Chiesa di San Domenico). E’ chiaro che a Taverna  grazie alla presenza di opere di pittori di questo calibro potrebbe vivere una stagione turistica culturale di elevata importanza, la cittadinana infine si è adoperata per l’acquisto di altre opere dei Preti. Si rinnova la stima dei calabresi per i personaggi illustri.

Commenti

  1. Buongiorno, mi permetto di segnalare un errore di non poco conto, esso è riscontrabile nella parte finale del pezzo, ove si dice testualmente: E’ chiaro che Taverna di Montalto grazie alla presenza di opere di pittori di questo calibro potrebbe vivere una stagione turistica... Taverna di Montalto non ha nulla a che vedere con Mattia Preti, si parla di Taverna in provincia di Catanzaro, come invece più correttamente si scrive nel resto dell'articolo. Spero che si possa correggere per evitare di generare dubbi nei lettori, grazie!

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  2. si certo è una svista! la ringraziooooooooooooooooooooooo

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