LA MADONNA DEL PILERIO: LA VERGINE CHE SALVÒ COSENZA DA PESTE E TERREMOTO.



DI MARIA LOMBARDO



«Vergine del Pilerio Madre della Chiesa, Tu sei per noi Sostegno, Aiuto e Speranza
Noi Ti ringraziamo e Ti benediciamo, ma soprattutto noi Ti amiamo. Tu sei la nostra Madre tenerissima, donataci da Cristo sulla Croce, ascolta la preghiera dei tuoi figli. Non permettere Che ci allontaniamo mai da Te. Rafforza in noi la Fede, sostieni la Speranza, ravviva la Carità. Per Te sia lode al Padre, al Figlio e al Santo Spirito, nei secoli dei secoli. Amen. O Madonna del Pilerio, nostra gloriosa Patrona Prega per noi» .
Dalla visione di questa sacra effige custodita nella Cattedrale di Cosenza, appositamente edificata per custodire gelosamente il simulacro dal 1607 per favorire l’afflusso dei pellegrini, si rimane affascinati dalla bellezza della Cattedrale e dalla stupenda effige di questa Vergine col Bambino.
Il nome, con tutta probabilità, deriva dalla parola greca pilos, che vuol dire colonna. Il nome stesso ancora potrebbe essere più antico e derivare dal greco “puleròs”. L’icona dell’XI secolo che si erge nella cappella a Lei dedicata è alta 95x 65. L’iscrizione che compare in latino (Haes noc quam colimus de peste redemit immago prodigium labes denotat orta genius) ci fa comprendere che malgrado la tecnica usata la sacra immagine non è giunta dall’Oriente.
Una sorta di tipo iconografico misto tra Kikkotista e Galaktotrophusa (esempi di immaggini che allattano) tanto per essere chiari. L’immagine sacra si caratterizza per il Bambino che viene nutrito dal seno della Madre e dal velo rosso che elegantemente scende dal capo della Vergine.
Effettivamente i vari rifacimenti compiuti sull’opera nel corso dei secoli hanno permesso a noi di osservare: l’eleganza di un velo rosso che copre la spalla della Vergine. Il vestito marrone e azzurro che ci spiegano l’umanità della Vergine ed inoltre le stelle poste su capo e spalla esprimo la sua perpetua verginità.
Inoltre la corona posta sopra il suo capo simboleggia gli 11 apostoli nel giorno della Pentecoste. Risulta ancora di una bellezza sovrumana il bambino Gesù che è cinto da un nastro rosso nudo in braccio alla madre che lo sta allattando. L’aureola del figlio Divino simboleggia la croce che ci riporta alla futura immolazione di Gesù. Il culto alla Madonna del Pilerio risale all’anno 1576, quando una devastante epidemia di peste si accanì sulla città di Cosenza facendo numerose vittime.
Si narra che un devoto che pregava dinanzi all’antica icona della Madonna posta all’interno del Duomo cittadino, si accorse che sul viso della Madonna si era formato un bubbone di peste. Allertato il Vicario generale dell’epoca, si sparse immediatamente la notizia ed una grande folla si recò ad ammirare con i propri occhi lo strano evento che venne interpretato come volontà della Vergine di accollarsi la malattia per liberare la popolazione.
La regressione della peste nella città, che avvenne nei mesi successivi, venne interpretata dalla città come vero e proprio miracolo.I pellegrinaggi continuarono nel tempo e crebbero di numero, tanto che nel 1603, l’Arcivescovo Mons. Giovan Battista Costanzo (1591-1617), per meglio favorire l’afflusso dei pellegrini, tolse il quadro dal luogo dove si trovava e lo collocò prima su uno dei pilastri della navata centrale del Duomo, poi sull’altare maggiore ed infine, nel 1607, nella cappella appositamente costruita, dedicata alla Vergine dove ancora oggi si venera.
Il 17 aprile 1607 su richiesta unanime dei cosentini l’Arc. Mons. Costanzo incoronò la Vergine del Pilerio come Regina e Patrona della città. Nel 1783 un violento terremoto si abbatté su Cosenza. Stavolta fu tutta la città a pregare al punto che apparvero dei segni sul viso della Vergine, che sparirono dopo il pericolo.
Il 12 giugno 1836 l’Arc. Mons. Lorenzo Puntillo (1833-1873) fece una seconda incoronazione con corone d’oro e gemme di grande valore. In seguito al terribile terremoto del 12 febbraio 1854 i cosentini chiesero e, l’11 gennaio 1855, ottennero dall’autorità ecclesiastica l’istituzione di una seconda festa, detta del patrocinio, in onore della Vergine da celebrarsi ogni anno il 12 febbraio.
Ed infine nel 1922 una terza incoronazione per poi nel 1943 durante la seconda guerra mondiale si ebbero a Cosenza due spaventosi bombardamenti che deciamrono quasi la città: il 12 aprile ed il 28 agosto del 1943.
Per iniziativa dell’Arc. Mons. Aniello Calcara (1941-1961) il 6 settembre del 1943 il quadro della Madonna fu temporaneamente trasferito nel Convento dei Padri Minori di Pietrafitta con l’intento di proteggerlo.

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