Curiosità calabresi più cliccate: il vino di uva fragola nelle Serre Calabresi veniva consumato caldo o freddo
Di Maria Lombardo
Tra pochi giorni si celebrerà la festa di San Martino la tiritera cita che ogni mosto diventa vino. Essendo la Calabria la famosa Enotria ossia la terra del vino, l’ars della vinificazione ha avuto un posto di primaria importanza da tempi immemori. La riscoperta delle tradizioni anche tra i giovani è un motivo in più per continuare a raccontare questa terra, con la speranza che i turisti calabresi possano venire nella nostra terra e riscoprire con noi il nostro passato cum abitudini. Oggi ho deciso di portarvi virtualmente a Serra San Bruno la “capitale” della Serre Vibonesi qui le tradizioni ad oggi sono radicatissime, e ne siamo tutti felici! Parliamo dell’uva fragola come la conosciamo volgarmente ma è un vitigno americano portato dal Nord America, verso i primi dell’Ottocento. Un vitigno poco resistente alle malattie, ma sopporta bene il freddo, per questo ha allignato a simili alture. Vinificato si ricava una bevanda con bassa gradazione di alcool detto fragolino. Mentre un tempo era apprezzato solo in poche aree delle Serre poiché i pastori lo consumavano caldo per combattere il freddo e ne apprezzavano maggiormente gli aromi. Si sa la vita dei pastori di montagna era durissima abituati a tutte le temperature. Inoltre i mietitori lo bevevano freddo durante l’estate. Vino si, ma non ubriacava! Oggi anche se la tradizione resiste il fragolino ha trovato un bacino di estimatori molto ampio anche nella nostra Calabria, anche se è un prodotto a consumo familiare. E’ bene sottolineare però che, secondo il nostro ordinamento giuridico, il fragolino non può essere commercializzato come vino ma solo come bevanda a base di uva fragola. Anche se però viene consentita la distillazione che permette di ricavarne acquavite. Certamente bisogna capire la storia di questo vitigno all’inizio dell’ottocento la “vitis vinifera” fu colpita da un parassita, “la fillossera”, che minacciava la sua estinzione.Venne così adottata, come soluzione in extremis per salvare i vitigni autoctoni, l’impiego di un portainnesti dei vitigni americani, divenuti resistenti al parassita. Si cominciò ad importare l’uva fragola proprio come mutuo soccorso ai vitigni autoctoni. La presenza di queste nuovi vitigni cominciò a far produrre vini di scarsa qualità. Ecco che la vinificazione dell’uva fragola diventò affare di famiglia e non poteva commercializzarsi. Ma il vino fragola è davvero gradevole al palato. Il bouquet è gradevole già al primo approccio, per morbidezza, abboccatura e leggerezza. Che la franchezza del suo profumo spicca nella sfumatura odorosa della fragola, rispetto a tutte le altre e si collega anche alla sua tipicità, riscontrando la netta impronta olfattiva del vitigno e tutto ciò che è legato al territorio di origine.
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