Mura Greche di Vibo Valentia: Un patrimonio minacciato dal degrado non abbandoniamolo
di Maria Lombardo
Monumentali mura proteggevano l’antica Hipponion, una delle città Magno Greche più floride e potenti dell’antica “Calabria”. Queste mura non erano solo difensive ma anche estetiche, andavano a dimostrare la forza della poleis. L’area della poleis che veniva cinta da queste mura è ancora in fase di studio, certo numerose testimonianze sono state tracciate , nell’area del Convitto Nazionale Filangeri e, per il V-IV sec., in tutta la zona di S. Aloe. Non sappiamo ancora se l’abitato si sviluppava senza soluzione di continuità o per nuclei staccati. Monumentali le mura indicavanano la potenza della città, edificate nel IV secolo e poi col tempo restaurate. Materiale usato il calcare tenero e si estendevano per 6 Km , racchiudendo con l’area urbana anche ampi spazi liberi, complessi cultuali isolati e una parte della necropoli (Contrade Affaccio e Cancello Rosso), in uso dalla fine del VII sec. a.C., esterna alla città nel periodo precedente. Le mura effettivamente raffiorano imponenti in varie località di Vibo. Le mura di Hipponion erano edificati in mattoni crudi ed innalzate a secco cioè per incastro. Vi erano almeno 6 torri, solo una trovata quasi in buono stato. Ma poco prese in considerazione! L’area occidentale occupa una necropoli con elementi rari detti incinerazioni ed inumazioni in varie forme. Fu proprio in una di queste tombe che si trovò la laminetta orfica. L’area interna le mura non appare agli studiosi zona residenziale ma adibita a zona di culti come ampiamente descritta dall’Orsi. Rivenuti negli anni ’70 una stipe votiva ed una stanzetta che veramente ha restituito molto, una bellissima testa leonina, grandi quantità di piccole kotylai, modellini fittili di templi (con gorgòneia nei frontoni), teste fittili di tipo medmeo, maschere, scadente ceramica attica. Spostando gli scavi in Via Croce Nivera si è scoperto anche il culto di Demetra. A poca distanza era un edificio ellenistico o romano repubblicano, nel quale era una statua panneggiata femminile acefala, di notevole fattura. Non può mancare la località Scrimbia dove vi è l’omonima fonte anche qui si trovò una stipe votiva. Era forse in connessione con un edificio templare, del quale si sono trovati nella stipe antepagmenta di fine VI sec. a.C. una copiosa coroplastica anche di grandi dimensioni, locrese, medmea e locale, figure di tori, maschere, pìnakes, abbondante ceramica del Corinzio Medio e Tardo, italo-corinzia, calcidese, laconica, con qualche pezzo ionico e rodio e con una splendida documentazione attica, dai Piccoli Maestri e dalle coppe tipo Siana ai migliori ceramografi a figure rosse della metà del V sec. a.C. Vi era in questo posto un Santuario? Effettivamente qui si trovarono eccezionali erano gli oggetti metallici: elmi di tipo corinzio e calcidese, calderoni, specchi, statuette e vasi, schinieri, scudi. Sono presenti, infine, piccoli gioielli e vasetti in pasta vitrea. Il periodo romano rimane quello più criptato, poiché gli studi non sono facilitati. Da un’epigrafe ritrovata in un pozzo nelle terme di S. Aloe, sappiamo di lavori a una delle porte della cinta urbica, che forse venne rifatta con un circuito minore. L’area urbana invece era ampissima ma nulla si intuisce sulla collocazione del foro. Solo in località Terravecchia venne identificato un teatro. Non lasciamo che questo patrimonio si perda!
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