GROTTA DEL ROMITO PAPASIDERO (CS)



di Maria Lombardo



Sapevate che in Calabria si trova uno dei più importanti siti risalenti al Paleolitico superiore, contenente una delle più antiche testimonianze dell’arte preistorica in Italia e una delle più importanti a livello europeo?
E’ proprio con questa domanda al quanto inusuale che mi sono immersa nello studio di questo graffito dei bovidi risalente pensate un po’ a 10.500 anni fa.
L’attuale toponimo dell’abitato deriverebbe da un Papas Isídoros, capo di una comunità basiliana del Mercurion, uno dei maggiori luoghi del misticismo dell’Italia meridionale in cui fiorì a partire dal VI° secolo il monachesimo greco-orientale, in corrispondenza di un territorio che si estendeva lungo il confine occidentale delle attuali Calabria e Basilicata.
A quota m. 210 s.l.m, con i suoi 854 abitanti attuali, il piccolo paese medievale di Papasidero si sviluppa a partire da una rocca longobarda ampliata a Castello nei secoli successivi, sotto le denominazioni Normanno-Sveva, Angioina e Aragonese.
Nel 1961 è stato scoperto il graffito raffigurante due bovidi (Bos primigenius) e tracce di antiche sepolture, risalenti a 10.500 anni fa, proprio in questa grotta della Calabria settentrionale detta del Romito.
La grotta è divisa in due parti ben distinte: quella vera e propria, profonda circa venti metri, che si addentra nella formazione calcarea con un cunicolo stretto e oscuro e il riparo che si estende per circa 34 metri in direzione est-ovest.
Ed è proprio in questa cavità che visse l’uomo del Romito che era una razza cro-magnon, non sapeva allevare gli animali e non conosceva l’agricoltura e la lavorazione della ceramica.
In seguito fu  l’homo sapiens che ha abitato  intensamente la grotta lasciando innumerevoli testimonianze del suo passaggio in strumenti litici e ossei, nello stupendo graffito e nei resti dei propri scheletri.
E’ Il Prof. Martini che dà la notizia al mondo affermando che:“Ricordiamo che ricorre quest’anno il cinquantenario dell’avvio delle ricerche alla Grotta del Romito.
La consistenza e la continuità della serie stratigrafica, la rilevanza dei reperti, la presenza di un alto numero di inumazioni e dei due massi con incisioni fanno di questo sito archeologico calabrese uno dei giacimenti guida per la conoscenza delle culture preistoriche dell’Italia meridionale nell’ultima parte del Paleolitico.
Per l’occasione sono state avviate diverse iniziative di valorizzazione miranti ad inserire il Romito nei circuiti culturali e turistici.
La grotta , del resto, è già stata musealizzata e da anni è in funzione un percorso attrezzato con servizio di visite guidate. L’Amministrazione comunale di Papasidero prevede anche l’ampliamento del locale Antiquarium nei pressi dell’antro.
”Effettivamente l ‘importanza del sito di Papasidero, a livello europeo, è legata all’abbondanza di reperti paleolitici, che coprono un arco temporale compreso tra 23.000 e 10.000 anni fa, che hanno consentito la ricostruzione delle abitudini alimentari, della vita sociale e dell’ambiente dell’ Homo sapiens.
Ma torniamo al famoso graffito, la figura di toro lunga circa 1,20 metri. Il disegno, di proporzioni perfette, è eseguito con tratto sicuro.
Le corna, viste ambedue di lato, sono proiettate in avanti e hanno il profilo chiuso. Sono rappresentate con cura alcuni particolari come le narici, la bocca, l’occhio appena accennato, l’orecchio.
Al di sotto della grande figura di toro vi è incisa, molto più sottilmente, un’altra figura di bovide di cui sono eseguiti soltanto il petto, la testa e una parte della schiena. Di fronte al masso con il bovide ve ne è un altro di circa 3,50 metri di lunghezza, con segni lineari incisi di significato apparentemente incomprensibile.
Una storia spettacolare questa che ci spinge a dire che: “Conoscere le nostre ricchezze è di vitale importanza per proiettare la Calabria verso un sano sviluppo del settore Turistico in chiave responsabile e sostenibile” .

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