UCCIALI’, il CORSARO CALABRESE: UNA STORIA FANTASTICA
Di Maria Lombardo
Nato in Calabria e di questo siamo sicuri Uluch Alì, col nome di Giovanni Dionigi Galeni, nel 1519. Una vita fatta di scorribande e scelte ben ponderate al momento della sua cattura per mano del corsaro Barbarossa, stava per farsi monaco. Fu catturato ad Isola Capo Rizzuto KR nel 1536. Per alcuni anni venne impiegato ai remi dopo pochi anni abiurò il cristianesimo in modo tale da poter uccidere un turco che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla legge islamica. Un modo per salvarsi la pelle! Da musulmano sposò la figlia di un altro calabrese musulmano, Jaʿfar Pascià e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo. Furono tanti e tanti i calabresi “deportati” che preferirono l’Islam. Occupò cariche rinomate in Africa dapprima comandante della flotta di Alessandria, poi pascià di Tripoli, ed infine bey (governatore) di Algeri (1568). Tutto il Mediterraneo era solcato dalla sua galea e tutte le coste temevono l’arrivo di Ucciallì. Fu fautore di scorribande a Favignana a Marettimo, fece davvero tremare il Regno di Napoli allora sotto gli spagnoli. Secondo alcune voci dell’epoca, tramò anche con vari cospiratori calabresi per staccare la Calabria dai regni spagnoli e unirla ai domini turchi. Già al suo tempo si respirava aria malsana nel Regno di Napoli. Partecipò alla battaglia di Gerba nel 1560 e successivamente cercò di catturare il duca Emanuele Filiberto di Savoia presso Nizza. Insomma fu un vero osso duro, nel 1564 saccheggiò Civazza e prese in pugno la flotta ottomana fino. Numerose le sue presenze in assalti, fu nomato miglior ammiraglio e persino si battè a Lepanto contro Gianandrea Doria. Bloccò Don Giovanni d’AustriA e salvò 30 navi riportandole in Patria sfoggiando un trofeo famosissimo lo stendardo dei Cavalieri di Malta. Questa prodezza gli valse il titolo di Kılıç Alì (Alì la Spada). Forte della nuova carica ricostruì in un anno la flotta distrutta a Lepanto e nel 1572 riuscì a sfidare ancora le flotte cristiane, anche se con scarso successo. Nel 1574 riconquistò all’impero ottomano Tunisi, che era stata espugnata l’anno prima dalla flotta cristiana. La sua stella stava volgendo al termine Uccialì morì nel suo palazzo ad Istambul lasciò tutto ai suoi schiavi in un villaggio che fondò e chiamato “Nuova Calabria”. Non dimenticò mai la sua terra e si dice che in punto di morte tornò cristiano, purtroppo questa notizia non ha riscontro storico poiché non documentabile. Diversa leggenda cita la presenza di Uccialì in Calabria solo per abbracciare la madre la quale lo maledisse per le scelte fatte.
Nato in Calabria e di questo siamo sicuri Uluch Alì, col nome di Giovanni Dionigi Galeni, nel 1519. Una vita fatta di scorribande e scelte ben ponderate al momento della sua cattura per mano del corsaro Barbarossa, stava per farsi monaco. Fu catturato ad Isola Capo Rizzuto KR nel 1536. Per alcuni anni venne impiegato ai remi dopo pochi anni abiurò il cristianesimo in modo tale da poter uccidere un turco che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla legge islamica. Un modo per salvarsi la pelle! Da musulmano sposò la figlia di un altro calabrese musulmano, Jaʿfar Pascià e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo. Furono tanti e tanti i calabresi “deportati” che preferirono l’Islam. Occupò cariche rinomate in Africa dapprima comandante della flotta di Alessandria, poi pascià di Tripoli, ed infine bey (governatore) di Algeri (1568). Tutto il Mediterraneo era solcato dalla sua galea e tutte le coste temevono l’arrivo di Ucciallì. Fu fautore di scorribande a Favignana a Marettimo, fece davvero tremare il Regno di Napoli allora sotto gli spagnoli. Secondo alcune voci dell’epoca, tramò anche con vari cospiratori calabresi per staccare la Calabria dai regni spagnoli e unirla ai domini turchi. Già al suo tempo si respirava aria malsana nel Regno di Napoli. Partecipò alla battaglia di Gerba nel 1560 e successivamente cercò di catturare il duca Emanuele Filiberto di Savoia presso Nizza. Insomma fu un vero osso duro, nel 1564 saccheggiò Civazza e prese in pugno la flotta ottomana fino. Numerose le sue presenze in assalti, fu nomato miglior ammiraglio e persino si battè a Lepanto contro Gianandrea Doria. Bloccò Don Giovanni d’AustriA e salvò 30 navi riportandole in Patria sfoggiando un trofeo famosissimo lo stendardo dei Cavalieri di Malta. Questa prodezza gli valse il titolo di Kılıç Alì (Alì la Spada). Forte della nuova carica ricostruì in un anno la flotta distrutta a Lepanto e nel 1572 riuscì a sfidare ancora le flotte cristiane, anche se con scarso successo. Nel 1574 riconquistò all’impero ottomano Tunisi, che era stata espugnata l’anno prima dalla flotta cristiana. La sua stella stava volgendo al termine Uccialì morì nel suo palazzo ad Istambul lasciò tutto ai suoi schiavi in un villaggio che fondò e chiamato “Nuova Calabria”. Non dimenticò mai la sua terra e si dice che in punto di morte tornò cristiano, purtroppo questa notizia non ha riscontro storico poiché non documentabile. Diversa leggenda cita la presenza di Uccialì in Calabria solo per abbracciare la madre la quale lo maledisse per le scelte fatte.
Esistono dei monumenti a lui dedicati che ci rammentano questi personaggi “obliati”:
A Istanbul sopravvive la Kılıç Ali Paşa Camii, moschea costruita grazie alla sua munificenza, che si trova poco distante dal quartiere di Galata. È un complesso (Kılıç Ali Paşa Külliyesi), in cui sono presenti la sepoltura (türbe) di Uluch Alì, la moschea (cami), la scuola coranica (madrasa) e un bagno (hammam).
A Le Castella, in provincia di Crotone, è presente un busto nella piazza a lui dedicata (“Piazza Uccialì”). La stessa copia del busto è stata donata dallo scultore a Gustavo Valente, storico e biografo dello stesso Uluch Alì, e attualmente si trova all’esterno dell’abitazione sita a Celico in provincia di Cosenza.
Presso la chiesa matrice di Mola di Bari, ricostruita da maestranze dalmate nella seconda metà del XVI secolo, è presente un affresco raffigurante in più scene l’assedio di Curzola, nel quale Uluch Alì è rappresentato come un sultano assiso su un trono dorato, sormontato da una mezzaluna.
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