Il Convento della Sanità di Argusto (CZ)
Di Maria Lombardo
Il Convento di Santa Maria della Sanità d’Argusto fu fondato da frate F. Simeone di San Vito il 29 maggio 1593.L’intitolazione fu probabilmente ispirata dalle narrazioni di qualche religioso proveniente da Badolato dove la Vergine, al tempo dei monaci Basiliani, compiendo il miracolo di far guarire un bambino malato, meritò questo bel titolo. La sua costruzione fu iniziata con un contributo di 100 ducati offerto dall’Università(cioè dal comune) di Argusto, e continuata con l’argento universale e particolare di detta terra e di quella di Chiaravalle. Nel 1650 non era ancora terminato perchè doveva essere completato uno dei dormitori .Già a quel tempo possedeva un discreto patrimonio ed in esso vi dimoravano due sacerdoti e un laico. Il Convento venne soppresso da Papa Innocenzo X° che attorno al 1654-55 chiuse molti altri conventi, anche francescani, in gran parte per scarsità di monaci. Un paio d’anni dopo fu aggregato alla Chiesa Matrice di Argusto dal Vescovo Paolo Filocamo, che governava la Diocesi di Squillace. Questi provvedimenti ed il legame con la chiesa e con il Comune di Chiaravalle consentirono certamente ai chiaravallesi di rifugiarsi nei suoi territori in caso di calamità e di accedere alla coltivazione dei terreni così come accadeva, per es empio, per le zone rurali della Foresta. Lo stesso vescovo Filocamo aveva ordinato al curato della chiesa parrocchiale argustese, Don Vincenzo Barbuto, di redigere un inventario, il più possibile dettagliato, dei beni mobili ed immobili e dei denari detenuti da detto Convento agostiniano. Cosa che l’incaricato fece ma lo concluse il 10 gennaio del 1690 quando ormai il religioso committente non era più vescovo di Squillace. L’influenza della Chiesa conventuale della Sanità si estendeva oltre che in territorio di Argusto e di Chiaravalle anche in diversi paesi del circondario come Gagliato, ed per fino a anche a Soverato. Tra i numerosi terreni agricoli detenuti si rilevavano: Lo Fosso, la Conca, Gullaci, Candila, S.Pietro, Cufiglia ,Crutura ,Selvaggio, Scamardì, Cojno, lo Stritto, Tolinaris, Centropulo, Gallineria, Loreto, Gran Sentieri, Gran Via, Gafarri, la Variglia, Serra, Cavalleri, Silicelta, Capistello, Torrìa ,Liuto, Scancisa,Cary,Broccia, S.Anna, Monasterio di Pilato; e la Foresta. Quasi tutti i terreni erano affidati a coloni benestanti che ne pagavano il censo bullale, ossia la tassa annuale, facendoli poi lavorare da poveri bracciali. Tra i beni suppellettili in suo possesso spiccavano: un calice con coppa d’argento, tre corporali, tre palli, sei purificatori fatti dal cappellano; cinque pianete di diversi colori, due vanti altare, quattro candelieri indorati di valore di quattro ducati e tre carlini; due tovaglie di tela e tre più piccole dello stesso tessuto. Quattro tovaglie da lavabo, un campanello piccolo ed un altro grande di metallo. Ed ancora: due campane grandi nel campanile, due camici di tela usati e uno stipo nuovo di ducati cinque. Ma oltre i beni ,gran parte dei quali procuravano al convento buoni introiti, la Chiesa della Sanità aveva anche degli obblighi e dei pesi, ovvero delle spese. Tra queste si evidenziavano: il censo, in mosto, alla Chiesa Matrice di S. Ilario di lancelle 26 sopra la terra del Monastero di Pillato ,per un carlino ;per il vitto della Santa Visita ,carlini 5;il censo annuale a Giovan Battista Marincola di Petrizzi per la terra di Belliso ,carlini 26;per gli spogli di tutti i Santi e di Sant’Agazio, carlini 4;a ciò si aggiungeva l’obbligo delle messe per i defunti celebrate dal Curato o da un suo sostituto. Una Messa la settimana per Marcello Lamberto di Chiaravalle, carlini 4 ;una Messa la settimana per Virgilio Di Tino carlini 4;una Messa la settimana per Giovan Angelo Pagano ,carlini 4; una messa la settimana per l’ Arciprete Mungo, carlini 4; una Messa la settimana per Pierluise Ciccarello ,carlini 4.Aggiungendo altre spese minori ,e fatti i debiti conti si chiudeva un bilancio positivo .A fronte di un introito di circa 38,4 ducati vi era un’uscita di circa 24,4 ducati. Con un guadagno, quindi, di ben 14 ducati che a quei tempi era una bella sommetta Essendo stato costruito anche coi proventi della comunità di Chiaravalle ed avendo possedimenti nel territorio di questo stesso Comune, e anche con la chiesa di Chiaravalle aveva uno stretto rapporto testimoniato dall’attività dei preti e dei curati come Don Carlo Franzoso, è possibile che nel territorio chiaravallese, vi fosse una cappella dedicata a Santa Maria della Sanità. Prova ne è la statua lignea conservata alla chiesa della foresta e che pare essere stata nella cappella degli Staglianò. Essa è indicata come la Madonna della Pietra antica ,ma le fattezze e la postura statuaria richiamano fortemente il modello artistico che identifica la Madonna della Sanità che ,anche se la tradizione non lo tramanda, deve essere stata molto venerata.
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