IN ASPROMONTE SI TROVA LA ROCCA DI DRAGO.



di Maria Lombardo



E’ senza ombra di dubbio un monumento naturale, ubicato nel cuore dell’Aspromonte sulla strada che da Bova porta a Roghudi , ci troviamo qui nella Calabria Grecanica. Questa roccia carica di misteri ha una forma singolare probabilmente erosa da agenti  atmosferici per secoli, ed è sorretta da una roccia esile e scarna che per millenni è rimasta al riparo dalle tempeste e dal rigore degli inverni aspromontani.
Il monumento naturale sembra un dolmen di epoca preistorica arricchito da alcuni cerchi sul dorso. E’ chiaro che per spiegare questo fenomeno naturale gli antichi abbiano colorito la situazione con un reticolo di leggende. Si dice infatti che la Rocca fosse custode di un tesoro, mai rinvenuto!. Altra leggenda vuole che per ottenere l’agoniato  premio si dovesse praticare una prova di coraggio.
Effettivamente a vederla incute timore e soggezione. Si richiedeva un sacrificio umano un bambino un gatto nero ed un capretto, ma nessuno voleva mai sacrificare un bimbo per poi ricevere il premio. L’occasione però fa l’uomo ladro e quando in uno dei tanti paesi che circondano il  luogo nacque un bimbo malformato, i genitori accettarono il sacrificio.
Accadde però che l’atto sacrificale non venne ultimato scoppiò una tempesta che uccise uno dei due uomini, ed il neonato fu salvo. Queste però sono solo leggende ed io ho imparato che anche nelle leggende potrebbe celarsi la verità!. Ma ho anche imparato che probabilmente il monolite ha un passato prettamente pagano che va scoperto.
La verità  su questa roccia è nelle mani di un gruppo di ricerca  Mistery Hunters i quali hanno cercato di rispondere ad alcune domande, qual è la sua provenienza, chi l’ha lavorata in modo così meticoloso, e chi ha prodotto anomalie strutturali cosi marcatamente evidenti? Ma soprattutto: qual è il suo scopo?. E’ cosa certa che geologicamente parlando le notizie sono scarne, incongruenti  e con molte perplessità , così come l’interesse, per questa e per altre formazioni simili sul territorio calabrese, spesso accantonate dagli organi ufficialmente competenti. Dallo studio della Rocca del Drago sono stati emersi  molti modellamenti artificiali  e comunque il loro significato è in fase di studio. Sembra strano che in questa parte di Calabria che parla greco oltre a questa leggendaria roccia ve ne è adiacente altra di diversa formazione ed alquanto strana.
Quest’ultima formazione di roccia detta “Ta vrastrucia” che tradotta dal greco significa “Caldaie del latte” infatti la forma particolare della roccia assomiglia a quella delle pentole in cui si bolliva il latte “a cardara”. Ed è per questo motivo che ritorna la leggenda del drago cieco che si cibava di latte.
Per poter ammirare questo spettacolo che consta di sette piccole roccie sferiche affioranti dal terreno da un blocco unico di roccia friabile. Si scende rigorosamente a piedi  sino al ponte che attraversa il vallone Furria posta a 607 m, conduce sino al bivio di Chorio di Roghudi, Roghudi è circondato da monti impenetrabili e continua a resistere all’ingiuria del tempo, messo quasi di guardia nel mezzo del torrente Amendolea sulla dx e dal vallone Furria sulla sx.
Tutto ciò sarà presente, insieme ad altri studi inediti in altre zone della Regione, nel prossimo documentario dei Mistery Hunters in programma per il 2014 sui misteri rupestri della Calabria antica. A noi non rimane che attendere lo speciale per sincerarci che questa Regione, fa molto parlare di sé, per la storia e per ogni situazione che in essa è racchiusa.

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