Torre Parnaso di Nicotera: la dominatrice della costa dei Calamaci

Foto: Andrea La Malfa



di Maria Lombardo

E’ lei  la dominatrice indiscussa della Costa dei Calamaci, una suggestiva scogliera ubicata nel Comune di Joppolo dove domina una suggestiva torre di avvistamento.
Un promontorio de visu le acque sicule vedono posizionata da secoli la cavallara Torre Parnaso oggi riconosciuta volgarmente come torre di Ioppolo, poiché per godere di questo angolo di storia si accede dal Comune di Joppolo.
Non è stato facile reperire documentazione attendibile sull’edificazione della torretta, poiché dalla posa della prima pietra Nicotera fu soggetta ciclicamente al   nemico turchesco che imperante proveniva dal mare e proveniva sempre dalla Sicilia.
La nemica giurata di Nicotera risultava essere Siracusa ecco perché si scelse questa piccola altura. Un’altura che permetteva alle guardie del conte di turno, di osservare quel braccio di mare che tanto incuteva paura e non per i traffici commerciali con le vicine Eolie, ma perché Nicotera dotata di una costa ampia ed accessibilissima  e  poco protetta  era il mirino dei Saraceni.
Emblema storicamente appariscente di un passato fatto di scorrerie e di incendi che per mano nemica distrussero il Borgo di Nicotera, di cui la Torre doveva fungere la custode e sentinella. Siamo al  tempo di Carlo V(Re che vestiva la Corona di Spagna e d’Italia) è un secolo duro e difficile per tutto il Regno di Napoli, in cui da secoli Nicotera era ubicata.
I pirati musulmani intensificarono le loro scorrerie sul posto con l’intento di saccheggiare i posti più ameni ed intensificare il loro mercato degli schiavi. Nicotera appunto non ne fu esente.
I nemici giurati di Carlo V furono due corsari musulmani che spesso toccarono Nicotera: Khair- Din e Dogurt i quali diedero una sonora sconfitta al Re di Napoli portando con sé a Costantinopoli 70.000 Regnicoli. Carlo in siffata condizione decide di  risolvere il problema proponendo  l’edificazione di una rete di torri a difesa del suo Regno.
L’edificazione della Torre coincide con la fondazione della vicina Joppolo, quando Carlo D’Angiò affida ad un suo ufficiale Artemidoro Joppolo queste terre che andavano difese. Il soldato del Re sceglie un posto in altura adatto a sorvegliare dallo Stretto di Messina fino a Capo Vaticano scegliendo il promontorio più aperto e più in alto.
Nicotera a conti fatti una delle terre più distrutte le  toccò di diritto l’edificazione di tre torri che potessero accudirla. Torre Parnaso e la sorella gemella sita in località Santa Maria dell’Agnone di cui oggi non rimane nulla, ma secondo i dati alla mano vi era una terza torre a Capo S. Pietro (Nicotera)(1).
La Parnaso è una delle torri più giovani dell’intero Regno di Napoli, sorse appunto a cavallo tra il XIV ed il XV secolo. La parte antica di Nicotera ed il suo castello vedono chiaramente il mare sottostante fino allo stretto di Messina(faro) e certamente furono anche punto di osservazione.
Ma di notte le spiagge basse come è quella da Nicotera, fino alle prime alture che portano a Palmi, erano invisibili ed occorreva un pattugliamento a vista anche con cavalli lungo la spiaggia ed appostamenti nell’oscurità con parola d’ordine. Questo manufatto era affidato a un torriere, che comunicava con le altre torri in questo caso con la torre a Santa Maria dell’Agnone tra di loro con appositi segnali.
Dai torrieri dipendevano squadre di “cavallari”, che dovevano sorvegliare il tratto di marina loro affidato ed avvisare tempestivamente del pericolo o con un suono di corno o con colpi d’archibugio.
I Torrieri  che avevano posto fisso venivano eletti  dall’ispettore generale di tutte le coste marittime del regno, che a cadenza annuale faceva visita alle torri per assicurarsi l’efficienza.
Di forma circolare Parnaso adatta ad ospitare la sentinella a cavallo (per cui cavallara) permetteva un più facile galoppo del destriero  che doveva avvisare il conte del pericolo.
Edificata con materiali più resistenti del solito  poiché sottoposta alle intemperie marine ed ai continui attacchi di artiglieria nemica. Tutt’ora dal lato mare della torre è possibile scorgere ancora i segni di bombardamenti da parte delle navi turche.
Delle mura merlate oggi rimane ben  poco il tempo e le intemperie marine hanno corroso il marmo grigio autoctono. Aveva un cannone del calibro di 18 coll’impresa della Terra, e coll’epigrafe Joppolo: esso fu preso da alcuni lancioni inglesi nel tempo dell’occupazione militare, quando (prestando fede a quel che ci narrarono gli abitanti) si era quivi armata una lancia dal Governo dell’occupazione medesima.
La scaletta che era ubicata de visu le  campagne permetteva alla sentinella di soggiornare e di accudire il fuoco che sarebbe servito, per avvisare il borgo quando in lontananza veniva scorta una nave moresca.
Ma è Ermenegildo Sintes ingegnere della Real Corte di Napoli, mandato in Calabria con altri tecnici dopo il terremoto del 1783, ci ha lasciato la pianta di riforma per Tropea e per le torri da Zambrone a Nicotera uno schizzo a penna su carta, ai fini del loro restauro, segno che il periodo pirateria non era terminato.
Documento prezioso, culturale e scientifico, che si trova in parte ne “il progetto della forma” del prof. Ilario Principe, gangemi editore napoli 1985(2).
Torre Parnaso   rientrava con la lettura di questo documento di diritto nei monumenti da riedificare segnale chiaro che ancora in età borbonica era viva la pirateria.
  1. G. VALENTE, Le torri costiere della Calabria, Chiaravalle Centrale 1972, p. 59 nota 113.
  2. Ilario Principe Il progetto della forma Gangemi Napoli 1985

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