Il cotonificio Egg dalla Svizzera nelle Due Sicilie

di Maria Lombardo
 Più volte nel corso delle mie ricerche ho puntualizzato che nel Regno di Napoli prima e poi nel Regno delle Due Sicilie gli svizzeri venivano in Campania a vivere o fare affari. Una presenza testimoniata anche da molteplici cognomi svizzeri ancora presenti in città. Nel mio libro d’esordio Sotto il segno dei Borbone- Storia del grande Regno delle Due Sicilie, Bonfirraro editore pag 27 dico:” Luogo di grande attrazione Napoli, verso cui ad ondate tanti Svizzeri, di tutte le estrazioni emigrarono con diversi obbiettivi personali”, questi svizzeri erano principalmente del canton tedesco. Questa è la storia di Gian Giacomo Egg, un imprenditore elvetico che con il sostegno di Gioacchino Murat, nominato re di Napoli da Napoleone nel 1808, fonda nel 1812 il primo moderno cotonificio del sud, nell’attuale Piedimonte Matese. Nel Regno delle Due Sicilie si erano ben installati militari, banchieri e commercianti svizzeri, cosicché anche gli industriali tessili trovarono un fertile terreno. Il Regno delle Due Sicilie divenne, quindi, nella loro fantasia popolare l’Eden e attirò per questo diversi emigrati elvetici in cerca di fortuna. Non furono casi isolati, ma un rivolo continuo, che portò operai e artigiani, ma anche imprenditori, soprattutto dai Cantoni in lingua tedesca, a stabilirsi nel regno dei Borbone. Quando Egg giunse nelle Due Sicilie quella elvetica era la comunità più grande sempre nel mio libro citato in calce racconto:”Le famiglie Svizzere occuparono così in qualità di imprenditori, dipinto-di-g-g-egg-ma anche di forza lavoro, interi comparti economici nella zona”. Lo stabilimento che Egg crea, si sviluppa velocemente, fino ad impiegare oltre 1000 operai. A far decollare questo settore sono stati principalmente imprenditori svizzeri. Malgrado la distanza, i legami tra la Svizzera e il regno di Napoli erano antichi e dovuti principalmente alla presenza nella città dei Borbone di molti mercenari elvetici. L’impulso decisivo viene però soprattutto dal Blocco continentale (divieto d’attracco per le navi inglesi in qualsiasi porto dei paesi soggetti al dominio francese) decretato da Napoleone nel 1806, che ha spinto alcuni industriali svizzeri, confrontati alla mancanza di materie prime, ad impiantare le loro attività al di fuori dei confini patri. Intanto nel Regno delle Due Sicilie la possibilità di coltivare in loco canapa e cotone, le facilitazioni doganali concesse dalla monarchia, l’offerta gratuita di conventi e monasteri dove installare la produzione e alloggiare le maestranze (come nel caso dello stabilimento degli Egg a Piedimonte d’Alife), la possibilità di avere manodopera locale a buon mercato, unite alle conoscenze tecniche e alla capacità organizzativa elvetiche diedero vita ad “un’avventura” imprenditoriale unica nel suo genere. Egg si trovò nel Napoletano prima come agente di commercio poi seguendo dei calcoli decise che le falde del Vesuvio erano il posto ideale per coltivare il cotone e poi aprire un modernissimo opificio. Gian Giacomo non ci pensò due volte si fece prima affidare il Convento del Carmine e poi chiamò le 16 famiglie operaie del suo paese. Il progetto filanda partì sotto buone stelle riesco a trovare negli scavi storici alcune leggi che diedero impulso all’opificio:”Da Carolina, moglie del Murat, ne ebbe l’uso gratuito l’8 giugno 1812: «Art. 1. — E’ concesso a Giacomo Egg di Zurigo l’uso gratuito per anni 16 del soppresso convento Art. 4. — Sarà egli tenuto a stabilire pienamente la sua Manifattura entro un anno Art. 5. — E’ intanto autorizzato a praticare nel locale suddetto, tutte le modificazioni». Bambagia e robbia per tingere erano comprate a Castellammare. Gran successo ebbero i primi prodotti, le mussoline fiorate e i fazzoletti cambric. Ma Egg favorì anche la mano d’opera piedimontese, e anche quando il governo cambiò, e l’usurpatore Murat fu scacciato, rimase in simpatia presso la Corte borbonica. Interessante è il Regolamento di polizia emanato da Egg nel 1815.
In 21 articoli regolava l’andamento della fabbrica, i diritti e doveri degli operai, e dava disposizioni varie. Sanzionato con decr. reale il 16 settembre 1815, fu letteralmente copiato da molte industrie del Regno. Un vero monopolio la fabbrica di Piedimonte l’ebbe subito nel 1816 per fabbricare i fazzoletti Balazor o Vignette. La simpatia che la corte nutriva verso l’elvetico indusse i reali ad esentarlo dai dazi nel mio scavo rintraccio una postilla in un Fondaco di privativa in Piedimonte d’Alife; “Decreto n.501 per la bollazione delle manifatture di cotone fabbricate nel comune di Piedimonte di Alife dal Sig. G.G. Egg. Essa verrà eseguita con bollo di piombo attaccato con fili di seta, nella di cui parte convessa saravvi l’emblema del cavallo sfrenato; e nella parte concava, nel primo giro la leggenda, ed è così che in quegli anni vi erano almeno 200 apprendiste grazie all’aiuto della Corona. Con l’intervento degli Annali riesco a capire come si svolgeva il lavoro in questa fabbrica. Negli Annali civili del Regno (1833 e ‘34) è detto: « … Abbiamo al presente grandi fabbriche di cotone. Antica è quella del Sig. Egg, e assai commendata. Ricca delle più belle macchine, numerosa di espertissimi lavoratori, ordinata colle più lodevoli discipline, come le migliori d’Inghilterra, di Francia e della Svizzera. Ond’è che in Piedimonte tanta operosità regna e dovizia, che ben potremo in breve appellarla la nostra Liverpool ». Siamo nel 1834 e “Questo stabilimento sono più anni che trovasi piantato dall’ ingegnoso e benemerito eggG. G. Egg che è stato il primo ad introdurre nel regno i grandi stabilimenti di manifatture. In questa fabbrica vi sono ventiquattro filande in attività, ed altre dodici sono in costruzione nell’estero. Le macchine sono situate in un locale costruito a spesa del fabbricante di 220 palmi lungo a quattro piani, e promettono un prodotto di cantaia 2850 all’anno di cotone filato numeri bassi. Il fabbricante assicura che ove aver potesse i cotoni esteri fini con minor dazio potrebbe fare de’ filati da non invidiare i più belli d’Inghilterra. Vi è una macchina per torcere i filati, altre per incannare i cotoni orditi. Un metodo e comodi per l’imbianchimento de’tessuti, la calandra per apparecchiarli all’ uso forestiero, il mangano per l’apparecchio del lino, la tintoria, ed un laboratorio chimico. Vi sono in attività cinquecento telai co’ quali si lavorano in ogni anno trentamila pezze di tessuti di cotone e di lino, ognuna di canne nove a venti. A questo stabilimento vi sono destinati 1300 operai, di cui mille sono femine, e fra queste 220 recluse dell’Albergo Reale, e trenta altre ragazze povere del Distretto che tutte abitano in un edifizio costruito appositamente dal signor Egg per contenere quattrocento recluse”- (M. Luigi Rotondo, Saggio politico su la popolazione e le pubbliche contribuzioni del regno delle Due Sicilie, Tip. Flautina, Napoli 1834). Egg cercò sempre di fare esperimenti per migliorare la sua fabbrica ed infatti assumeva sempre i figli di nessuno per abituarli al lavoro. Imponente era l’edificio su 4 piani, nel cortile vi erano le ruote ad acqua, lavaggio, imbiancatura e tintoria. Accostò officina meccanica e fonderia. I primi 170 telai Jaquard del Regno funzionarono proprio a Piedimonte. La fabbrica, coi suoi cinquecento telai, produceva quasi quattromila quintali l’anno di cotone filato e circa trentamila pezze di “tela bambagina”. A sue spese, ben 10.000 Ducati, Egg nel 1842 fece scavare un canale, per convogliare l’acqua di Toranello nella sua fabbrica. Infatti dai “Saggi delle Manifatture napolitane esposti nella solenne mostra del 1838 si può leggere: “L’arte del filare e del tessere il cotone, la quale ha fra noi tanti magnifici opifici in Salerno , Angri, Scafati, ed il magnificentissimo di Piedimonte, dove la filatura è giunta al numero 60 , e dove tante specie di bambagine egregiamente si fanno, si arricchì di due novelle filande, entrambe in Salerno, e può mostrare mussoline a stampa e coperte di mollettone che non ci fanno punto invidiar le straniere. Grande è ancora la povertà nostra nell’arie del lino; ma le due cospicue manifatture che da poco in qua il filano e il tessono, l’una per cara dell’Egg, l’altra nel Reale Albergo de’ poveri, si son vedute progredire. Tra quelle messe in mostra, le produzioni di due soli linifici meritarono speciale considerazione, l’uno posto in Piedimonte , l’altro nel Real Albergo de’poveri. Il Signor Egg ha continuato ad aggiungere le tele line alle bambagine, né solo ci ha dato fazzoletti e dog di lino, ma adoperando la macchina di Jacquard ha prodotto tessuti di lino all’ uso di Fiandra di svariati disegni.” Tra i connazionali di Egg c’era anche tale Giovanni Giacomo Mayer, zurighese di Regensdorf, nato nel 1792, figlio di un falegname e orfano in tenera età. La sua infanzia fu molto travagliata, perché oltre ad aver perso i genitori, risentiva, come il resto degli abitanti europei, delle conseguenze delle guerre napoleoniche; tanto da costringerlo a emigrare all’estero per trovare fortuna. Egli giunse a Piedimonte d’Alife nel 1817 insieme alla sua futura moglie, Rachele Wunderli, anch’essa una svizzera, figlia di un setaio Giacomo Wunderli, morto nel 1813 dopo essere giunto in Italia insieme alla famiglia in cerca di lavoro. Rachele si sposò con il Meyer nel 1823 a Roma. Giovanni, giunto a Piedimonte, chiese lavoro a Egg. Il Meyer divenne molto presto caposala del reparto tintoria e candeggio dello stabilimento. Nel 1824 Meyer si trasferì con la moglie a Scafati (SA) per lavorare in alcune filande del luogo. E fu così che nell’arco di un secolo sorsero per opera delle famiglie Egg, Wenner, Freytag, Meyer, Escher, Zueblin, Vonwyler stabilimenti di grandi dimensioni a Piedimonte, a Fratte, Scafati, Angri, Nocera, Poggioreale e Spoleto. Ma questa è altra storia che tratteremo in separata sede.

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