Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

Conoscete il ginestrino commestibile ...cresce in Calabria

Immagine
 di Maria Lombardo Il  Ginestrino commestibile nota scientificamente come  Lotus edulis , è una gemma del Mediterraneo, che cresce spontaneamente nelle terre calabresi.Il Ginestrino ha origini antiche, conosciuto fin dai tempi dei Greci e dei Romani. È diffuso in diverse regioni italiane, ma è particolarmente apprezzato in Calabria, dove si trova in abbondanza nelle campagne a quote comprese tra i 0 e i 900 metri sul livello del mare.La pianta è annuale, con fiori ermafroditi e foglie composte da tre foglioline. Il periodo di fioritura va da febbraio a maggio, e i suoi frutti sono utilizzati come spezie in cucina.I frutti del Ginestrino sono ricchi di glucosidi e flavonoidi, che conferiscono alla pianta proprietà benefiche per la salute. In cucina, vengono utilizzati per aromatizzare piatti tipici calabresi, aggiungendo un tocco unico e saporito. Comunque è più di una semplice pianta; è un simbolo della cultura calabrese e un’opportunità per valorizzare le risorse local...

Terremoto 8 marzo 1832 la Vergine del Rosario salva alcuni paesi della presila

Immagine
 di Maria Lombardo  192 anni fa, esattamente l'8 Marzo 1832, alle ore 1:15 italiane un violento terremoto si abbatté sull’entroterra calabrese fra le province di Crotone e Catanzaro, creando enormi danni e disagi ad una popolazione già stremata dalla monarchia Borbonica, sotto il dominio di Ferdinando II. La forte scossa di magnitudo 6.6 della scala Richter si produsse quindi in piena notte, spezzando il sonno di migliaia di persone, svegliate dal tremendo scuotimento sismico. L’epicentro esatto del sisma viene individuato fra Cutro e San Mauro Marchesato, comuni che subirono gravi danni. Ben 234 le vittime totali del disastro, un migliaio i feriti, molte migliaia di sfollati, i quali fuggirono dai centri colpiti e alloggiarono per mesi in capanne di fortuna, mentre i comuni venivano ricostruiti in insediamenti diversi da quelli originari.Furono colpiti dal terremoto anche diversi paesi della Presila, ma miracolosamente questi paesi furono salvati dal terremoto e secondo la ...

Eccovi l'upupa il simbolo del Parco del Pollino

Immagine
 di Maria Lombardo É uno degli uccelli più appariscenti del territorio del parco. Il lungo becco appena ricurvo, la cresta erettile sulla testa e la vistosa colorazione rosso-arancio con ali e coda a bande bianche e nere lo rendono inconfondibile tra i nostri uccelli anche se i suoi avvistamenti sono sporadici per la sua frequentazione di ambienti poco urbanizzati. Il suo nome deriva dal verso che emette, simile a un “up-up-up”. L’Upupa è il simbolo del Parco Nazionale del Pollino, il più grande parco d’Italia, che si estende tra la Basilicata e la Calabria, tra le province di Cosenza, Potenza e Matera. L’Upupa è un uccello che simboleggia la bellezza e la diversità del Parco Nazionale del Pollino, un’area protetta da conoscere e rispettare. Venite a incontrare l’Upupa e le altre specie che abitano il parco, e lasciatevi incantare dai paesaggi selvaggi e incontaminati di questa parte d’Italia.

Braciole di cotiche in salsa, prelibatezze di altri tempi

Immagine
 di Maria Lombardo Ricordo che qui da me il termine braciola indica sempre involtini di carne o di cotica farciti. La cotica è la pelle del maiale, parte certamente non nobile dell’animale.Al gusto la cotenna è piacevolmente callosa e, se ben condita, è veramente buona. Certo dovete prestare attenzione alla qualità della cotica che acquistate, perché deve essere ben pulita dallo strato di grasso che è sotto la pelle dell’animale e deve assolutamente essere priva di setole. La pelle della pancia dell’animale, per esempio sarebbe l’ideale perchè povera di setole. Le cotiche possono essere cucinate in vari modi, ad esempio con i fagioli, con la verdura, ma la mia ricetta le prevede con il sugo. e poi con il sugo conditeci la pasta (ziti preferibilmente) e sentirete che bontà. Ingredienti: 2 cotiche di media grandezza, di forma rettangolare. Aglio Prezzemolo Formaggio Sale pepe Polpa di pomodoro 1 litro 2 cucchiai di olio evo Vi occorrerà poi dello spago, ovviament...

Sapete che il primo ispettore di Polizia donna era calabrese: Rosa Scafa

Immagine
 di Maria Lombardo E’ morta all’età di 98 anni l’ex ispettore capo Rosa Scafa, la prima donna a indossare la divisa della polizia. Scafa mosse i primi passi nella polizia assieme ad altre 22 colleghe, dopo un corso nel 1951. In 33 anni di servizio, dal 1952 al 1985, ha fatto parte della polizia civile di Trieste, della polizia femminile e, dal 1981, della polizia di Stato. Nel corso della sua carriera, si era occupata di reati commessi o subiti da donne e minori; successivamente aveva lavorato al servizio speciale di assistenza ai dipendenti e ai loro familiari. Nel 2010, durante la festa per i 158 anni della Polizia, Scafa è stata premiata in occasione del 50esimo anniversario dell’ingresso delle donne in Polizia. Nata a Vibo Valentia nel 1925, si era trasferita a Trieste quando aveva 22 anni. Nel 2011 donò alla città calabrese l’Onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana, che aveva ricevuto un anno prima dall’ex Presidente Giorgio Napolitano. “Mi sono innamorata d...

Il castello di Cleto (CS)

Immagine
 di Maria Lombardo Cleto è un bellissimo borgo, dalla caratteristica forma a goccia. Posto alle pendici del monte Sant'Angelo, gode di una meravigliosa vista sul mar Tirreno, sul fiume Savuto e sulla presila cosentina. In cima al paese medievale, che degrada verso valle con le sue case semi-abbandonate e le sue chiese con gli alti campanili che svettano sui tetti, è presente un maestoso castello. L'edificazione del castello di Cleto viene attribuita storicamente ai Normanni che posero il maniero in cima al monte Sant'Angelo in posizione tale da poter controllare una buona porzione di territorio. Di notevole importanza strategico-militare, risultavano le due maestose torri cilindriche destinate, l'una alla difesa dell'area di entrata al castello e l'altra in parte a residenza del feudatario e in parte alla difesa della zona superiore. Per una maggiore difesa, fu costruita una possente cinta muraria con ad ovest un unico ampio portale d’ingresso di stile rinasci...

“Assumigghji a nu' BABBALUTU”. Vi spiego il significato 

Immagine
 di Maria Lombardo Se si pensa panno della "pacchiana", di colore rosso, pare che esplicasse una funzione apotropaica, così pure le maschere ed i "babbaluti" in ceramica. La maschera, che etimologicamente deriva dall'arabo e significa "spirito nocivo", si appende tuttora, in molti paesi, davanti alla porta d'ingresso della casa, per impedire all'invidia dei vicini di entrarvi. Qualcuno si limita a scrivere, sotto un bel corno rosso infiocchettato di nastrini, "crepa l'invidia"! A Catanzaro si possono ammirare mascheroni apotropaici sulla facciata di un palazzo di piazza. Le Pera e su altri due edifici in Via Jannoni, "a la 'nchjanàta de' guccerìi", cioè alla salita delle macellerie. La scrittrice Caterina Pigorini-Beri, nel volume "In Calabria" del 1892, sottolinea il nostro carattere superstizioso, raccontando, tra l'altro, quanto poté osservare in Gagliano: "... Le solite corna sulle porte ...

La tradizione della corajisima in Calabria

Immagine
 di Maria Lombardo È una bambola di pezza creata con vecchie stoffe. La bocca, il naso e gli occhi venivano cuciti con un filo, il corpo era creato con un bastoncino rivestito con un vestito bianco e nero, i colori che evocavano il lutto, oppure con il vestito nuziale. Il bastoncino veniva conficcato in un frutto (limone, arancia o fico secco). In mano teneva un fuso o in alcuni casi la lana, questi simboli, tendevano a simboleggiare lo scorrere del tempo.Al frutto su cui poggiava la Corajisima venivano conficcate 7 penne di gallina in senso circolare che rappresentavano le 7 domeniche che dalla morte di Re Carnevale si concludevano nella domenica di Pasqua. Le 7 penne rappresentavano le 7 settimane di quaresima nelle quali non si poteva mangiare carne, soprattutto quella di maiale, cucinare in modo laborioso, mangiare dolci e le donne dovevano anche astenersi dall’avere rapporti intimi. Oltre alla bambola veniva realizzata una collana di uva passita e fichi secchi oppure stracce...

Cipolle ripiene alla calabrese ma rivisitata

Immagine
 di Maria Lombardo Le cipolle ripiene sono un piatto appetitso, buono e sfizioso, che fa da secondo, da antipasto oppure come finger food per un aperitivo o un buffet. Sono semplici da preparare, ho tagliato a metà le cipolle, le ho sfogliate, facendole diventare dei “cestini”, e le ho riempite da crude, poi una volta ripiene ho coperto la teglia con un foglio d’alluminio, (in questo modo si cuociono meglio), infine le ho fatte gratinare… Se preferite potete scottare le cipolle pochi minuti. Ingredienti: 4 belle cipolle (600 g circa) 150 g di mortadella 100 g di prosciutto cotto 100 g di parmigiano grattugiato 2 uova 1 panino bagnato nel latte (100 g ) 2 patate (200 g) Maggiorana Pangrattato q.b. da cospargere Sale Pepe Olio extravergine d’oliva Procedimento : Per fare le cipolle ripiene, innanzitutto lessate, in acqua bollente, le patate sbucciate e tagliate a fette, una volta cotte schiacciatele con una forchetta e lasciatele intiepidire. . Sbucciat...

Borgo di Badolato (CZ) e dalla pietra dell’innamorato: il luogo di una grande storia d’amore.

Immagine
 di Maria Lombardo Mito, leggenda, realtà? Sta di fatto che da qualche anno a questa parte la maggiore curiosità e attrazione di Badolato borgo è la cosiddetta “Pietra dell’Innamorato” situata nel rione Jusuterra: il luogo di una grande storia d’amore di circa 140 anni fa.Si racconta, infatti, che in quella ruga-caseggiato abitassero le Margherite, delle bellissime ragazze ancora adolescenti, appena sbocciate alla vita dei sentimenti.Erano soprannominate “Le Margherite” perché nipoti di nonna Margherita Parretta che il 13 settembre 1878 diede pubblico scandalo abbandonando il marito impostole proprio la sera stessa delle nozze per andare a vivere con il suo principe azzurro, lei una semplice ma affascinante tessitrice e lui uno dei ragazzi più belli e ricchi del paese. Infatti, la storia è realmente accaduta ed ha dell’epico e del favoloso.Tra Margherita e don Peppino Bressi (questo il nome del principe azzurro) fu amore a prima vista quando entrambi erano ancora adolescenti. Lei e...

La bevanda dei nostri nonni che curava ogni malanno: “ u decottu”

Immagine
 di Maria Lombardo Oggi parliamo d’ u decottu  (il decotto), la bevanda dei nostri nonni tutta naturale a base di erbe e frutta, che curava un po’ tutti i malanni.Dal mal di gola al raffreddore, dai dolori addominali all’astenia al mal di testa, ‘u decottu in Calabria e nel Sud, in tempi cui non c’erano medici e farmacie a portata di mano, era il rimedio più semplice e alla portata di tutte le famiglie, prepararato con gli ingredienti offerti gratuitamente da Madre Natura dei quali tutte le donne conoscevano bene le piante. Era, ed è ancora se avete la pazienza di prepararlo, una bevanda buona ed energetica, rilassante, tonificante, antinfiammatoria, antibatterica e antibiotica.Il segreto, come sempre, è quello di utilizzare frutta ed erbe biologiche e a chilometri zero, meglio ancora se raccolte da voi o da persone esperte e in luoghi non inquinati. Mia nonna usava le more di rovo ed era delizioso e corroborante. Vi posto però la ricetta di quello generiso Preparazione Ri...

LA SIBILLA E L’ASPROMONTE. 

Immagine
 di Maria Lombardo Una delle leggende calabresi è attestata da numerose fonti nella zona dell’Aspromonte: la leggenda della Sibilla e della Madonna.La leggenda è apparsa per la prima volta in forma scritta fra le novelle calabresi raccolte nella zona Palmi e pubblicate dal Di Francia, ma è molto probabile che essa abbia origini molto, m olto antiche, origini che si perdono nella notte dei tempi, dato che la figura della Sibilla assume già nella tradizione classica greco-romana contorni di misteriosi e inquietanti. Molti luoghi d'Italia sostengono il privilegio di essere la dimora della celebre indovina, che alcuni hanno localizzato perfino nei dintorni di Norcia (RC). La tradizione della Sibilla aspromontana è antica e complessa, ben radicata nelle tradizioni popolari della Calabria, soprattutto della zona aspromontana che affaccia sul versante tirrenico. In una di esse, si legge che la Sibilla abitava in un palazzo incantato all'interno dell’Aspromonte (dove ancora ella vive)...

Foibe, anche calabresi trasferiti forzatamente in Slovenia nel 1945 che non fecero più ritorno

Immagine
 di  Maria Lombardo Anche questa è storia d'intolleranza, l’intolleranza nei confronti degli italiani in terra d’Istria, Dalmazia, Trieste e Fiume, sfociò in un massacro. Il massacro delle foibe cunicoli verticali, inghiottitoi naturali che l’uomo ha trasformato in corridoi della morte. Qui vennero gettati ventimila italiani (forse di più), molti dei quali ancora vivi; vennero torturati e massacrati dai partigiani di Tito negli anni tra il 1943 e il 1945. Mentre l’Italia si accingeva a vivere un nuovo capitolo, liberata per mano degli Alleati e partigiani, dall’occupazione nazista, mentre finiva la Seconda Guerra Mondiale a Trieste, si consumava una tragedia che ebbe i contorni netti e drammatici di una pulizia etnica per mano dell’Armata Popolare di Liberazione della Yugoslavia.Tra i deportati verso le foibe ci furono anche uomini calabresi, come si legge nell’elenco delle 1048 anime trasferite forzatamente in Slovenia nel maggio del 1945; vite strappate nella Gorizia occupa...

" A guantera calavrisi da Stimanza": torniamo alle antiche tradizioni

Immagine
 di Maria Lombardo C era una volta " a guantera da Stimanza" il vassoio pieno di dolci e cioccolatini che si usava mandare in dono ai vicini o ai parenti per condividere la gioia di un evento: nascita , battesimo, matrimonio, comunione... Oggi invece per moda dobbiamo fare oggetti/ ricordi che non servono a nulla .Riprendiamoci il vero senso delle tradizioni e per ogni gioia condividiamo dolcezze da gustare insieme a tutta la famiglia. Ai matrimoni la guantiera con i confetti bianchi classici (ora si mettono mille gusti) i cioccolatini e le paste di mandorla si dava con la bomboniera da portare a casa, di solito agli eventi più importanti per onorare al meglio con la bustai festeggiati andava solo il capo famiglia e quindi a casa i bambini aspettavamo la benedetta guantiera augurale con i dolcetti. (ricerche dal web)