I fichi d’ India, a Catanzaro definiti gelati nel 1800

di Maria Lombardo
E’ un frutto davvero succulento originario del Messico di questa introduzione non smetteremo mai di ringraziare Cristoforo Colombo! Certo però che la maggiore produttrice di questo paradisiaco frutto è la Sicilia segue a ruota la Calabria col suo 10%. Pianta da suolo arido che produce una bacca carnosa ricca di semi del peso che varia da 150 grammi a 400. Molto dolci, i frutti sono commestibili e hanno un ottimo sapore. Una volta sbucciati e privati delle punte si possono tenere in frigorifero e mangiare freddi. Quelle “limbe” stracolme in frigo non dovrebbero mai
mancare in estate. In Sicilia è possibile ancora ammirare il carrettino o l’ape che adibito a chioschetto vende questo frutto al dettaglio. Dalla variazione differente giallo-arancione nella varietà sulfarina, rosso porpora nella varietà sanguigna e bianco nella muscaredda. Variano anche nella forma da tondeggianti ad allungate . Il venditore arso dal sole ti concede la possibilità di scegliere il colore che vuoi! Proprio questa era la scenetta quotidiana che si poteva ammirare nelle roventi estati ottocentesce quando gustare un gelato era il fico d’india. A Catanzaro un tempo chiamati Gelati, cioè giravano dei venditori ambulanti in città con fichi d’india e ghiaccio. Nascevano questi “pagghjiari” ante litteram, chioschi di paglia e tavole dove il contadino al grido di Gelati vendeva la sua mercanzia. Oggi questa tradizione non si pratica più per le vie di Catanzaro, un vero peccato! Sarebbe stata una bella alternativa per tutti quelli che non sanno dove andare a raccogliere questa delizia estiva. Ogni studioso e viaggiatore straniero non poteva non visitare Catanzaro e poi non “ammirare le sue bellezze” gastronomiche. E così raccontarci di questa tradizione che è rimasta solo in alcuni libri o poesie locali. Certe belle tradizioni possiamo solo ricordarle così con un pizzico di nostalgia. E chissà magari qualcuno dopo questo articolo potrebbe riprenderla!

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