Il gigante Loricato di Longobucco ( CS)

di Maria Lombardo
 Sicuramente il titolo di questo articolo può sembrare “civetta” ma nel 1915 quando Norman Douglas visitava la Calabria per scrivere Old Calabria del borgo affermò: “Longobucco mi apparve come una di quelle città da sogno delle Mille e una notte”. Situato nel cuore della Sila Greca a 45 minuti da Camigliatello. La leggenda vuole che l’origine del nome di “Longobucco” derivasse dalla Themesen metallurgica di cui parla Omero nel libro I dell’Odissea (versi 183-184). E’ cosa nota che tutti i popoli dai Greci fino all’800 estraevano l’argento per farne monete. Ma a proposito del nome di “Longobucco” vi sono varie opinioni. Nella “Monografia della città di Themesen”, Tommaso Bartoli sostiene che dopo l’invasione dei Goti (sec. VI), si stabilirono in paese una genti di popolo Lureburghese per gli scavi delle miniere, e cambiò il nome Themesen. Inoltre nel 300 si trova un toponimo Longobucto ossia Longa Bucca una grande cavità. Potrebbe senza dubbio riferirsi alla miniera,una sorta di traduzione del fiume Macrocioli, derivante dal bizantino “makròkoilos”.L’argento in questa zona è di ottima qualità specie a San Pietro la miniera sfruttata dai Normanni. Compresa nel feudo di Rossano, nel XV secolo appartenne ai Marzano e agli Sforza, che ne tornarono in possesso dopo un periodo di reggenza da parte dei D’Aragona. Passata agli Aldobrandini, nella seconda metà del Seicento fu assegnata ai Borghese. Agli inizi dell’800 Longobucco raggiunse una certa posizione economica non solo per le miniere ma anche per i campi fertili.Tra i monumenti figurano: la chiesa matrice di Santa Maria Assunta, rifatta su un edificio quattrocentesco e contenente pregevoli opere d’arte; la chiesa dei Riformati, con intagli lignei, del XVIII secolo; quella di San Domenico, in cui si può ammirare una pala d’altare, del Settecento; le chiese di Santa Maria di La Mione e Santa Maria di Puntadura, risalenti al XII e al XIII secolo; la torre civica, gioiello d’arte romanico-normanna. Longobucco è considerata il fulcro del Parco Nazionale della Sila. Ma ora veniamo al “gigante” il famoso Pino Loricato ultracentenario. Un bellissimo esemplare alto 30 metri con una circonferenza di 400 cm raggiungibile attraverso un sentiero comodo ma lontano dal centro storico. La sua singolarità sta nell’eco sistema in cui cresce rigoglioso. Spesso l’albero si presenta in un bosco fitto nella quale la poca luce non dà la possibilità ai rami più bassi di crescere, facendoli deperire e cadere. In questo modo le cime più alte della fronda tendono a svilupparsi in altezza cercando la luce, dando una conformazione molto alta e sottile al fusto, con il tronco praticamente spoglio nelle parti più basse. Le “foglie” aghiformi verde sono lunghi una decina di centimetri. Un unicum da visitare presto! L’ esemplare in questione è la chiave di volta di un’ecosistema complesso che si sviluppa attorno alla sua esistenza, che garantisce la vita di numerose specie animali e vegetali. Il popolamento dei Pini Loricati è molto buono in quanto protetto unica minaccia seria gli incendi L’apparato radicale si presenta molto sviluppato ed esteso, sempre alla ricerca di elementi nutritivi utili alla sua vita. Per questo, riesce a rompere e spaccare anche le rocce che si pongono sul suo cammino come ostacolo alla sua crescita, riuscendo nel difficile compito di colonizzare anche le lave affioranti e pertanto svolgere un compito utilissimo ai fini dell’equilibrio biologico del territorio interessato. Considerato come una pianta di particolare interesse naturalistico, scientifico e, in passato, anche economico il pino laricio ultracentenario nel territorio del comune di Longobucco rappresenta meta predestinata di flussi turistici alla riscoperta non solo della cultura e delle tradizioni, ma anche riscoperta delle bellezze naturali di Longobucco.

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