La comunità Arbëreshë calabrese festeggia il sabato di Lazzaro

di Maria Lombardo
Una bellissima tradizione quasi sconosciuta poiché praticata nell’Arberia Calabrese. Con questa antica tradizione Arbëreshë si dà inizio alla Settimana Santa. In pratica nei paesi come Civita, Pallagorio e Castroregio tanto per citare qualche paese albano fono calabrese i riti della Settimana Santa iniziano il sabato precedente la Domenica delle Palme, noto come il Sabato di Lazzaro, poichè nel passato era consuetudine commemorare la resurrezione di Lazzaro e dove gruppi di persone al vespro del sabato e all’alba della domenica andavano in giro per il paese portando foglie d’alloro e cantando una specifica Kalimera (canto sacro popolare). Popolo questo che ha conservato le proprie tradizioni specialmente liturgiche e non possiamo che gioirne. Un popolo che ha trasmesso i riti e le tradizioni prettamente per via orale. Questo è stato anche il caso della Kalimera di Lazzaro che si pratica durante la commemorazione della risurrezione di Lazzaro, rito che viene praticato nella Chiesa di culto greco. Questa Kalimera di Lazzaro è un canto augurale di buona festa! Ma in cosa consiste questa “Kalimera e Lazarit”? Si canta in sostanza la storia della resurrezione di Lazzaro amico di Gesù e morto da quattro giorni. A ogni famiglia la tradizione popolare annuncia l’evento, realizzando un incontro che si trasforma in circostanza di gioia e di comunione. La storia di Lazzaro è trasformata in versi brevi ed orecchiabili cantati in lingua albanese. Vi riporto in lingua italiana una strofa in modo da far capire meglio al lettore di cosa parliamo: Nella prima strofa il gruppo dei cantori chiede attenzione e indica l’oggetto del canto come “una buona novella”: “Buona sera – buon mattino a darvi son venuto – una buona novella. Un miracolo -fece Iddio davanti a tutti – in Betania” Quindi il canto racconta che c’era un uomo di nome Lazzaro che aveva due sorelle, “amato da Cristo”. Poi si narra la morte, la sepoltura, il pianto delle sorelle, il rimprovero fatto a Gesù per la sua assenza, perché se fosse stato presente, “non avrebbero perduto” il fratello. Gesù le consola: “Tergete quelle lacrime non abbiate timore perché nel sepolcro Lazzaro dorme. Non abbiate timore – io vi ripeto, io sono la vita – io sono il vero Dio”. Effettivamente la risurrezione di Lazzaro annuncia quella del Cristo e va cantata per rafforzare la fede. Interessanti sono le strofe raccolte nel 1954 dall’antropologo Ernesto De Martino colui che mi ha aperto gli occhi su questo rito e su tutte le Kalimere dell’Arberia Calabrese.

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