I GIGANTI DI PIETRA DI CAMPANA (CS)

di Maria Lombardo
A Campana esistono due massi di calcarenite davvero curiosi uno ricorda un elefante. Miracoli della natura Calabrese. A Campana i megaliti sono chiamati “Le pietre della Incavallicata”. Rinvenuti nel 2002 da Domenico Canino si è cercato di dare giusta collocazione a questa scoperta. Si è partita dalla scultura preistorica questa zona era popolata fin dall’età del Ferro. A primo sguardo i monoliti sembrano scolpiti, il primo rappresenta un elefante di cinque metri di altezza, che potrebbe assomigliare anche ad un preistorico mammuth. L’altro una figura monca forse di un’uomo, però l’elefante è ricoscibilissimo. L’animale sembra in movimento con zampe in movimento e proboscide e zanne! Queste ultime, avendo direzione verso il basso, potrebbero indicare l’animale come ELEPHANS ANTIQUUS, estinto però già dodicimila anni fa. Le stesse misure confrontate da Canino sono molto vicine a quelle dei fossili di questa specie di mammuth ritrovato proprio in queste zone e precisamente nel rione di ARCHI DI REGGIO CALABRIA. Il dubbio però resta si nota l’aspetto corrosivo e quindi è possibile che acqua e vento abbiano creato figure perfette. Siamo in presenza di enormi sculture e Canino in una mappa del 1606 in Calabria Citra opera del Magini trova il Corno del Gigante quindi il dubbio si innesca! Il caso strano fu che Giovanni Magini non venne mai in Calabria! Inoltre per Carmine Petrungaro il mammuth è da escludere ma si tratta degli elefanti di Pirro. Secondo Petrungaro l’elefante avrebbe sembianze “indiane”, con orecchie piccole, testa larga e zanne quasi verticali. Il re Pirro sbarcò in Puglia nel 281 a.C. con 26.000 uomini e 26 elefanti indiani da combattimento. I Romani che vedevano questi grandi mammiferi per la prima volta, ne furono spaventati ma anche affascinati a tal punto che li chiamarono “i grandi buoi lucani”. In Calabria Pirro vinse e si pensa che queste statue furono autentico omaggio a Pirro “il liberatore”. Due statue megalitiche che ricordassero il grande re ma anche quegli strani animali quasi divini che il nostro antico popolo aveva avuto modo di incontrare, cosìcchè, una volta tornati nella loro terra, non fossero mai dimenticati. Queste tesi è vero sono visioni diverse e fanno molto riflettere poiché reperti unici nel loro genere. Finchè non verranno effettuate ulteriori ricerche sul campo che scoprano monili o addirittura monete che possano datare le statue, ci aggrappiamo alle ipotesi di questi due appassionati studiosi che hanno saputo dare degne spiegazioni di ciò che è a noi incomprensibile. Resta il fatto che questi monoliti sono unici in Europa altri si trovano in Africa ed Asia.


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