Pentadattilo (RC) meraviglia della Calabria Grecanica
Sulla sommità del Monte Calvario è posizionato uno dei borghi più suggestivi della Calabria Grecanica. Il nome deriva dal greco penta + daktylos = cinque dita. Effettivamente il piccolo gioiello è protetto dal monte che appare come la mano di un ciclope. Oggi il borgo è fantasma la popolazione ha lasciato questa meraviglia a seguito di ondate migratorie verso altre Regioni italiane, ma anche più a valle del vecchio abitato. Accoccolato sulla rupe, il borgo, ormai disabitato, conserva la sua antica struttura fatta di stretti vicoli dove le case sembrano quasi toccarsi. Su tutto domina la chiesa dei SS. Pietro e Paolo con l’alta guglia di pietra chiara. Fino al XIX secolo fu abitato da una comunità grecanica, poi piano piano il borgo si spopolò sia in seguito alle numerose alluvioni sia a causa dei terremoti. I pezzi di storia e soprattutto di leggenda si respirano in modo particolare più su, fra i ruderi del vetusto castello, che rievoca le varie dominazioni fra cui quella dei Marchesi degli Alberti, protagonisti di una notte violenta e di una celebre strage nella Pasqua del 1686 (nota appunto come Strage degli Alberti), scaturita da motivazioni sentimentali dal sapore quasi shakespeariano che hanno avvolto nella leggenda il borgo negli anni seguenti, ispirando anche alcune opere letterarie e cinematografiche. Ma torniamo all’antica storia di Pentedattilo, sicuramente la sua radice greca ha lasciato il posto ad una romana divenendo importante avamposto per il controllo della fiumara. I Romani lasciano il posto ai Bizantini e poi ai Normanni che ne fecero un posto florido. Ed infine i conti Alberti la acquistarono. Purtroppo nel 1783 un terribile sisma distrugge Pentedattilo e fa crollare una delle guglie che ne componevano la mano di roccia. Leggende e paura fanno si che il borgo venisse abbandonato si dice che quella mano fosse la mano del Diavolo, secondo alcuni, tra le cui gole, nelle notti di vento, si potrebbero udire le urla di dolore di Lorenzo Alberti.Un’altra leggenda dice che la notte del 16 Aprile di ogni anno, si vedono delle strane ombre in paese, madri con i bambini per la mano, che corrono inseguite da persone col coltello che tentano di ucciderli; sta di fatto che tutt’oggi gli abitanti di Pentadattilo nuovo, la notte non si avvicinano mai al paese vecchio, coperto da un mistero fitto, e dalla storia dei fantasmi… Su questo argomento, è stato fatto anche un libro, il titolo è “La tragedia di Pentadattilo”, Falzea editore. Qui la flora regala suggestioni colorate, i fichi d’india così fitti da formare delle siepi, le agave alte fino a due metri, i mandorli e le ginestre che a primavera si vestono di bianco e di giallo, l’aloe che sbuca dalla roccia, il decorativo acanto. Oggi in parte restaurato, il borgo è meta di molti visitatori. Numerose attività artigianali colorano la vita del borgo meta di turisti di primo livello. Ogni estate Pentedattilo è tappa fissa del festival itinerante Paleariza, importante evento della cultura grecanica nel panorama internazionale. Inoltre ospita tra agosto e settembre il Pentedattilo Film Festival, festival internazionale di cortometraggi. Eppure Pentedattilo ha una storia ultramillenaria che affonda le radici già prima di Cristo. Come ancor meglio scrisse di esso l’immenso Italo Calvino: “Il suo passato è scritto nelle vie, in ogni segmento rigato a sua volta da graffi, seghettature, intagli.” Effettivamente sembra un presepe intagliato nella storia, si assapora la pace tra i suoi vicoli e si possono perfino incontrare casette affidate ad artigiani dopo il restauro. Una fermata obbligatoria la richiede il micro Museo delle Tradizioni Popolari, allestito tra alcuni piccoli antichi edifici, e in cui si possono ammirare oggetti e materiali tipici della tradizione contadina, nonché sfogliare testi di interesse bibliografico per studi e approfondimenti tematici, in una saletta appositamente allestita. Da qui è anche possibile compiere un itinerario naturalistico nel paesaggio agrario che si estende oltre la rupe.
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