Arberia Calabrese, la domenica di Pasqua a San Demetrio Corone (CS)

di Maria Lombardo
Per capire il rito della Domenica di Pasqua detto “Fjalza e Mire”, Messa Solenne dove si odono le campane suonare a festa e poi distribuire delle uova color rosso, bisogna narrare gli eventi del Sabato dopo cena. Il sacro qui incontra il profano. I cittadini di San Demetrio Corone escono di casa e si incamminano verso la fontana del Collegio in religioso silenzio per “rubare l’acqua”. Escono dagli anfratti i “diavoli tentatori”sono i giovani del paese che hanno compiuto il rito vogliono farli parlare in modo da farli tornare indietro. Un rito molto sentito perché gli arbëreshe pensano di essere stati messi a tacere dalla Chiesa Cattolica. L’acqua infatti è simbolo di rispetto. Intanto dopo aver ricordato il loro eroe Scekenberg Sul sagrato della Chiesa tutto è pronto per il falò di Mezzanotte un rito di benvenuto alla primavera dove si balla canta e si prega. Nessuno parla di essere stato a rubare l’acqua la “Qeradonulla” non va violata. Acqua e fuoco i simboli della Pasqua Albanese quel fuoco purifica tutte le colpe! Alle prime luci si svolge la funzione della «Buona parola» (Fjala e mirë), che ricorda l’ingresso di Gesù nel Tempio. Poi il sacerdote conduce i fedeli fuori dal “tempio” per benedire il fuoco.Il sacrestano, all’interno della chiesa, interpretando il demonio (dialthin), urla e produce rumori con catene. All’esterno il sacerdote, con il crocifisso in mano, bussa ripetutamente al portone fino a quando, vinta la simulata resistenza del sacrestano-demonio, entra trionfalmente nel Tempio, intonando, insieme ai fedeli, il «Kristòs anèsti» (Cristo è risorto). Il rito ha un retroscena significativo prima dell’alba il prete entra in Chiesa con un cero acceso in mano dietro di lui i fedeli accendono il loro cero. A questo punto si compie “L’ufficio della resurrezione di cristo dagli inferi”. Alle 10:00 i fedeli preparano le uova rosse da distribuire ai fedeli. Tornando a casa ognuno porta con sé un po’ di carbone dai resti del falò ormai spento. Al rientro a casa c’è una nuova luce poiché la settimana Santa in segno di lutto i fedeli albanesi, non facevano le pulizie di casa, non ci si pettinava e si lasciavano i letti sfatti. E’ buona usanza il giorno di Pasqua portare abiti nuovi, altrimenti si rischia «che una lucertola si infiltri nel corpo». I bambini giocano per strada un tempo con i giochi popolari come rrasku e cukuli (la lippa), karroçulli (trottola), kuturuni (vaso di terracotta) e rola (disco di legno). Finalmente poi non mancano, per festeggiare una ricorrenza così speciale, i dolci caratteristici: Kulaçi (ciambella con uova sode), çiçi (dolce in forma umana), panariqja (panierino) e pula (gallina), riservati, questi ultimi due, ai bambini. Ma il dolce più noto è la riganata, a forma circolare, preparata con una treccia di pasta di pane ripiena di origano (da cui prende il nome) e uva passa.

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