Il tipico carnevale Arbëreshë di San Demetrio Corone, martedì grasso in Arberia Calabra

di Maria Lombardo
Sono rimasta sbalordita scoprendo le usanze calabro-albanesi eppure ci sono persone che si vergognano a parlare in pubblico questa lingua particolare. Mi chiedo perché le origini vanno tutelate! Per questo martedì Grasso ho spolverato per voi affezionati lettori la “Notte dei Diavoli del Martedì grasso”: i giovani di San Demetrio si imbrattano il corpo di grasso, si dipingono il viso di nero si ricoprono di pelli di capra e grosse corna e girano per il paese dopo il tramonto. Dimenano catene e campanacci, urlando a squarciagola. Eccoli i Diavoli di San Demetrio: terrore e paura per le vie del paese, tra piccoli e grandi: “Mbulli diert, se jan’e arrevonjin djelzit”, “Chiudi la porta, stanno arrivando i diavoli”. Nessuno li fa entrare nelle case! Nessuno vuole dare la propria carne per i diavoli e per Carnevale. Ovviamente la carne si intendeno le salsiccie. Questo rito ha però un significato molto radicato. I Diavoli sono la tentazione al consumo e vogliono rubare l’anima di Carnevale in agonia, rappresentano la fine del Carnevale e vogliono ottenere il più possibile in questa serata di conclusione della festa. Subito dopo il mercoledì delle Ceneri si rappresenta u Zu Nicola che piange Carnevale. Un rito di purificazione è chiaro. Nei paesi vicini sono in tanti, soprattutto gli anziani, a ricordarsi i diavoli di San Demetrio, quando nel passato, dopo aver vagato per le strade del paese, arrivavano a far baldoria, incutendo curiosità e paura. Il panto du Zu Nicola rappresenta il funerale di Carnevale con la bara, la moglie e le amanti il “Qahet Cu Nikolla”, “Si piange Zu Nicola”, scoppiato per aver ingurgitato troppo cibo, per aver troppo bevuto, per l’eccessiva sfrenatezza. Il prete rigorosamente falso segue il feretro e consola le amanti la moglie invece grida il nome del marito in lacrime. Ed infatti, attimo pungente di satira, è tipico della cerimonia il fermarsi con il corteo vicino alle case delle persone: le più in vista, le più antipatiche, le più simpatiche del paese, per tutti c’è un rimprovero, magari lo si voleva fare da tempo e non si aveva il coraggio, per tutti una colpa, in fondo carnevale è morto e per ognuno dei designati c’è qualche “malanova”. Ma nessuno si offende la satira è ben accetta dopo tutto anche la satira è arte. Carnevale è morto e per giunta bruciato preludio di Quaresima. Proprio nel mercoledì in Arberia si vedono strani personaggi vestiti di bianco, questi sono ben accetti nelle case portano la cenere dell’anno vecchio. Spariscono silenziosamente e misteriosamente, così come sono apparsi. Sono in genere giovani, girano di casa in casa, quali anime vaganti in cerca di pace; buttano la cenere per ricordare la fragilità e caducità della vita umana. Che tradizioni spettacolari.

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