Tesori di Arte Sacra Calabrese: La Madonna della grotta di Bombile (presso Ardore – RC)

Di Maria Lombardo
Non conoscevo la Madonna della grotta di Bombile ad Ardore eppure la sua storia è legata un tantino a Nicotera. Fu un eremita agostiniano, tale Jacopo da Nicotera, ad iniziare nel 1500 a scavare la grotta per dedicarsi alla preghiera.Per poi essere conclusa dagli emeriti Zumpaniani! L’ agostiniano visse e morì in questa grotta dove venne collocata una stupenda statua eburnea in alabastro attribuita al Gagini. Una statua questa databile tra 1550 ed 1600. Una lunga serie di leggende e di eventi miracolosi aleggiano su questa candida statua. Si racconta che la Statua fu scolpita da mani angeliche. Pare infatti che lo sculture non sarebbe riuscito a terminare l’opera nei tempi stabiliti con il suo committente il quale, saputo ciò, si recò personalmente nel laboratorio del Gagini e, scostando la tenda dietro cui si celava il lavoro ancora nel calco di gesso, con suo stupore trovò la scultura finita di una bellezza talmente grande da fargli pensare maliziosamente che, forse, lo scultore non volesse dargli più la sua opera talmente era bella. La statua proveniente dalla vicina Messina fu commissionata da una nobile e ricca famiglia calabrese.  La bellezza esteriore del simulacro non è da rapportarsi solo all’abilità tecnica dell’artefice ma «all’abbracciu di Diu», ossia alla mano del Creatore, che ha fatto della Vergine Maria una «maravigghja», metaforicamente e artisticamente parlando. Sul suo arrivo si recita la stessa leggenda per tutte le statue calabresi:” Era trasportata via mare su una barca di legno che, durante l’attraversata in mare fu colpita da una tempesta e naufragò. Fu invocata la Vergine Maria affinchè intervenisse e salvasse l’equipaggio. Fu così e una volta salvi e giunti sulla terraferma, si decise per devozione, di far trainare la scultura in marmo dai buoi. Lasciarono che il carro seguisse i buoi con la convinzione che questi sarebbero stati guidati dalla Madonna nel luogo in cui Ella stessa avrebbe deciso di essere posta. I buoi si fermarono proprio lì dove sorse il Santuario”. Allora soltanto la nave si potette trarre al lido e, posta la statua sul carro e tirato da quei furenti animali, attraversano il bosco, ed arrivati al luogo detto la Grottella, poco lungi dal villaggio di Bombile, in una valle in vista di Ardore, colà si fermano. Si comprese allora che la Vergine doveva esser posta nella Grotta che ivi esisteva scavata nella rupe, e cosi fu fatto. Per poter raggiungere la grotta ci si deve inerpicare  per 30 metri e 141 gradini, ma la fatica era poi lenita dalla bellezza e dolcezza del simulacro. Infatti si entrava n’dinocchiuni al suo cospetto!Alla statua viene dato un potere taumaturgico ed una protezione dalle calamità che viene cantata ancora in versi in vernacolo tramandati da secoli. A Lei si rivolgevano le spose che volevano figli suonando le sue campane ed i pellegrini fino agli anni ’50 dormivano nelle celle tufacee per la festa di maggio.  Così recita il canto:” ogni grazia viene qui accordata, sia essa fisica o spirituale, personale o comunitaria, giacché la Vergine Maria si degna di manifestarsi nella sua «Maestati», nel ruolo cioè di Omnipotentia supplex, per usare le straordinarie parole di San Bernardo, che tutto può dinanzi a Dio”. E’ chiaro che l’intento dell’autore è quello di descrivere una bellezza quotidiana per questa statua. Insomma la statua di Bombile appare vetrificata nel quotidiano, uno sguardo dolce ed appena accennato come il sorriso! Una statua elegante e popolare, il sacro calato nella  pietà popolare è questo il messaggio per chi visita  la Madonna della Grotta solo per fare una preghiera accarezzandogli i piedi calzati. La statua aveva bisogno anche di un’altare visto i molti pellegrini che ricorrevano a Lei. E proprio, mentre si lavorava all’altare la Vergine fece scaturire una fonte per dissetare gli operai che ancora oggi esiste. E’  noto che alla Statua si donassero molti ex voto doni in natura ed i vestiti dei bambini “sanati!. Inoltre anche le zitelle ricorrevano a lei:”In molte festività mariane locridee, fino a circa 15-20 anni addietro, era d’uso fra l’altro che, per sciogliere un voto o per impetrare una grazia, l’offerente si recasse al luogo di culto facendosi accompagnare da un corteo più o meno grande di fanciulle agghindate a festa. Si usava dire ” portare le verginelle”. Era una richiesta di grazia per procura, affidata alla purezza verginale delle ragazze e, in quanto tali, più vicine e gradite a Dio per essere esaudite.
I canti, religiosi e profani, e le danze costituiscono uno dei momenti fortemente corali e aggreganti della tradizione, espressioni della profonda anima calabrese, che nella tarantella ritrova autentiche matrici identitarie.”Al cospetto di capolavori senza tempo come la Madonna di Bombile, continua dunque a dispiegarsi il moto drammatico dell’animo umano e quella recondita, insopprimibile esigenza di contatto con Dio, che si fa presente nella realtà sensibile anche attraverso il sembiante accondiscendente e tenero di una maternità.
Forse è per questo che ancor oggi i pellegrini, faticosamente giunti per mille strade al cospetto della statua del Gagini, cantano accoratamente:
«Quant’è bella la Madonna di la Grutta,
pe’ dispenzari grazzi è fatta apposta.
Ped’ ogni guerra la paci s’aggiusta la Santa Matri è l’Abbocata nosta»
Nel 2004 il sito cultuale viene devastato da un  crollo del costone si salva la statua per miracolo.

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