Antichi Canti di corteggiamento in Calabria

 di Maria Lombardo
Un tempo il corteggiamento era visto come l’inizio di un percorso importante nella vita di una giovane contadina in età da marito, un mezzo che gli consentiva di avere visibilità sociale e sentirsi importante. Ben altri tempi dove ci si accontentava di poco. Era davvero dura la vita che dovevano fare i poveri corteggiatori, la ragazza non usciva mai di casa e se lo faceva era sempre accompagnata. “‘A fhimmana non viduta, centu ducati e’ cchiù è valutata” ragion per cui le schette ossia le nubili si potevano guardare solo in Chiesa. Tuttavia era anche in uso che il giovanotto cercasse la donna nel suo paese. Quale buona occasione la domenica a Messa o le feste di paese. Le donne da marito in quei giorni smessi gli abiti quotidiani tiravano fuori dal baule l’abito migliore magari cucito dalla madre. Il giovanotto frequentava la chiesa ma solo per incrociare lo sguardo della ragazza scelta. A volte l’incontro amoroso, un po’più ravvicinato, avveniva nei campi che, spesso, erano attigui e coltivati dai rispettivi genitori; o nei boschi dove la ragazza si avventurava a far legna, o alla fontanella rurale dove si recava a prendere l’acqua per bere, oppure alla fiumara dove andava per lavare i panni. Succedeva poi che tra gli innamorati magari mentre lavoravano i propri poderi si sollevassero dei canti, canti inventati lì per lì ma sinceri e carichi di sentimento. Per le valli e nei campi, al tempo della semina o del raccolto, si innalzavano nell’aria dolci melodie che accendevano i cuori palpitanti giovani contadini e contadinelle di stirpe calabrese. Le più ardite nel canto erano le corteggiamentodonne che davano sfogo alla propria ugola anche da sole o istigavano le compagne a farlo in coro per non farsi scoprire. Era infatti un andirivieni di melodie a botta e risposta imitate, in questo, da timidi ma baldi giovanotti abbronzati intessendo con mottetti e serenate una storia semplice, intensa e commovente. Cantavano all’aria nova diceva mia nonna brani antichi avvolte mutati in qualche forma. Qui ne riporto alcuni spezzoni dei versi nel nostro dialetto locale e leggermente adattati in modo da risultare comprensibili e di senso compiuto affidandole rispettivamente ad un Lui e ad una lei ideali. Lei andava cercando il ragazzo e sperando di incontrarlo si affidava alla fortuna:” Io già jettai ’na vuci ‘ntà vallata mu viju si mi rispundi la furtuna”. Lui la incontrava emozionato: “Oi giuvinettha cu sti ricci attornu, no sbattire st’occhi ca mi fhai morire”. Capitava però che fosse lui ad errare per le campagne in cerca di Lei anche solo per un saluto: “Bella chi tieni ’nu garofalu a la rizzigghja ,chi ù dduri mi vena de trhi migghja”.Lei ardeva dal desiderio di stare vicino all’amato e il non vederlo era fonte di dolore e sofferenza. Era questa la strada che conduceva al matrimonio per le giovani contadine.

Commenti

  1. Anch'io da ragazzino frequentavo la chiesa per vedere le ragazze ed eventualmente avvicinarle. Solo che poi sono emigrato e dove sono andato non c'era bisogno di andare in chiesa per vedere le ragazze, ma si incontravano nelle balere (sale da ballo).

    RispondiElimina

Posta un commento

Dimmi cosa ne pensi!

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

Polpettone di Melanzane, tanto buono e super facile da preparare

Sapete che il tesoro “du briganti Musulinu” è stato trovato nelle Grotte di Tremusa a Scilla (RC).