I “zinzuli” ed il loro brodo terapeutico!
di Maria Lombardo
Ai sapori antichi non so rinunciare proprio e poi mangiare zinzuli in questo periodo è un vero toccasana. I zinzuli ( giuggiole) è tra i frutti antichi che venivano utilizzati non solo da spilucchiare freschi sotto la zinzulara (il giuggiolo) ma da trasformarsi in buonissime alternative, secchi, canditi, fatti in confetture, sciroppi e marmellate. Mille varianti per trasformare questo gustoso frutto rosso. Tuttavia oltre l’impiego culinario era molto utilizzato per lenire, sedare e calmare come una delle migliori medicine. Eh si funzionava proprio detto da una che veniva curata con questi rimmedi della nonna. Queste piccole bacche vermiglio sono ricchi di zuccheri e mucillagini, acido citrico e tartarico, e sono in poche parole medicamentose tra le quali le piu’ importanti sono quella espettorante, lassativa, diuretica, lenitiva ed antinfiammatoria ad uso esterno. E’ certo che le nonne riuscivano a trasformare qualsiasi cosa. Inoltre del giuggiolo non si butta via niente persino il suo legno è pregiato ed usato in ebanistica. In Calabria come tutto il Mezzogiorno le caratteristiche delle giuggiole sono molto conosciute, la sapienza antica vuole che le massaie sapessero preparare uno sciroppo o liquore fatto con le giuggiole da offrire ai visitatori. Fino agli anni ’50 era abitudine farne giusto qualche bottiglia magari da regalare ai notabili, preti, fattori. Nelle famiglie contadine, la frutta, secondo il periodo di maturazione, veniva messa a pezzi in un vaso e, per infusione alcolica, si otteneva un succo liquoroso che per la sua dolcezza era chiamato “Brodo di Giuggiole”, forse perché la giuggiola era l’ultimo frutto di stagione ad essere invasato. Il termine passò nell’uso comune ad indicare un qualche cosa di dolce e buono al punto che “andare in brodo di giuggiole” è sininimo di gongolare di gioia. Era facile la preparazione ed ogni famiglia possedeva la sua ricetta, bastavano giuggiole mature, mele cotogne, uva bianca limone e mettere sul fuoco a bollire. Ne rimaneva uno sciroppo delizioso che dopo raffreddato veniva imbottigliato e lasciato al buio.
Ecco a voi come preparalo con una ricetta davvero antica:
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