Jean le Calabrais e la seta di Calabria

 – di Maria Lombardo-
Più volte in questo blog ho parlato della magnifica arte della seta in Calabria e di tutti i capolavori artigianali che con questo tessuto si potevano produrre. Grandissimo splendore ebbe la seta calabrese fino al ‘500! Ed il fulcro delle donne che tessevano questo filato prezioso era il distretto di Catanzaro. Secondo un’affascinante ipotesi il nome attuale della città proviene addirittura dal termine greco Katartarioi, ovvero filatori di seta. Ed è quello più plausibile tanti i documenti che ne attestano questo lavoro prezioso quanto carico di pazienza già sotto i Normanni nel 1050 un rogito sostiene che fra i beni della Curia reggina figura un campo di migliaia di gelsi. Questo attesta quanto questa arte fosse redditizia. Ma accanto al lavoro della seta vi era quella della bachicoltura che fu portata da due monaci basiliani di ritorno dalla Cina, furono i Normanni poi a diffonderla in Calabria e Sicilia. Ma scopriamo insieme la figura di Jean le Calabrais, era un tessitore catanzarese che costruì da solo a metà ‘400 il primo prototipo di telaio nella città di Lione in Francia. Ebbene si Jean le Calabrais era l’equivalente di Giovanni il Calabrese! Fu il Re di Francia Luigi XI a volerlo in Francia in modo da introdurre l’arte della seta Calabrese ed il suo telaio. I Francesi videro in questo telaio un vero nemico e per un po’ lo boicottarono poi pian piano lo apprezzarono ed oggi è custodito oggi nel Museo delle arti e dei mestieri a Parigi. Certo a Catanzaro già esisteva un cospicuo incartamento gli Statuti dell’Arte della seta di Catanzaro, la prima raccolta delle norme tecniche e amministrative per le aziende seriche, tuttora conservata presso la Camera di Commercio. Catanzaro presto divenne «Città della seta». A Catanzaro inoltre si possono trovare i manufatti di quell’epoca nelle chiese e nei toponimi cittadini: Via Gelso Bianco, Via Filanda, Vico delle Onde. L’arte poi passò in mano agli ebrei accusati dai Genovesi e dai Lucchesi di monopolizzare sia la produzione che il commercio della seta, ne furono cacciati nel 1511 con ordinanza del re Ferdinando di Spagna. Il comparto poi iniziò a declinare dopo il ‘700 fino a quella data a Catanzaro si contavano ben settemila setaioli e mille telai e si produceva grande quantità di tessuto damascato, così chiamato perché diffuso da Damasco in Siria e lo stesso baco in dialetto catanzarese veniva e viene chiamato sirico, ad indicare la provenienza dalla Siria. Torniamo però a Giovanni il Calabrese la Calabria e la Francia iniziarono intensi scambi non solo con tessuti dai motivi orientali ma con motivi di arte rinascimentale fiorentina e veneziana e così i velluti e le organze, i broccati e i damaschi catanzaresi invasero le corti e i luoghi più importanti di ogni paese. Jean le Calabreis fu un vero pioniere e bisogna ricordarlo e farlo conoscere nella nostra Regione che spesso dimentica i suoi degni figli. Nell’Ottocento l’arte della seta in Calabria, sia per i balzelli imposti sulla produzione sia per la concorrenza di altre produzioni, iniziò la sua lunga e inesorabile decadenza.

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