Il 9 aprile 1928 viene soppresso lo Scautismo in Italia: I Lupi dell'Aspromonte


 di Maria Lombardo

Con lo scioglimento dell’A.S.C.I. e delle altre associazioni scout italiane, voluto dal governo fascista con decreto firmato da Mussolini e da Re Vittorio Emanuele III, l’educazione fisica e morale dei giovani è affidata alle autorità fasciste che con l’Opera Balilla ne orientano il pensiero verso gli ideali del partito.L’avventura dei Lupi d’Aspromonte, probabilmente la più importante esperienza di scautismo clandestino italiano dopo quella delle Aquile Randagie, durata dal 1928 al 1944. Assolutamente una storia poco nota ma che merita di essere conosciuta.Un gruppo di scouts della sezione del Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani (C.N.G.E.I.) di Reggio Calabria rifiutarono l’oppressione del pensiero unico fascista e, tenendo fede ai valori della Promessa e della Legge Scout, decisero di continuare a riunirsi in segreto, grazie all’iniziativa dei capi Pino Romeo (Capo Branco), Cesare Cremisini (Capo Riparto) e Nicola Serini (Lupo Saggio il totem, ovvero nome di caccia, soprannome). Inizia la loro Resistenza all'indomani della chiusura della loro sede e decisi ad onorare i propri ideali si riuniscono in una baracca sostenuti dal parroco Don Matteo. Spacciandosi per un Gruppo Sportivo nei sabati fascisti dedicandosi ufficialmente ad allenamenti ed esercizi ginnici, sperimentavano le tecniche scout (nodi, pionieristica, gioco dello scalpo) e programmavano uscite in tenda. I capi, nelle vesti di istruttori sportivi, tenevano vivo il metodo di Baden Powell, fondatore dello scautismo, che parlava sì di salute e forza fisica, ma anche di vita all’aperto, libertà, lealtà, fraternità, formazione di uomini onesti e cittadini preparati e responsabili. Delle sentinelle facevano la ronda a turno ed erano pronti ad avvisare quando scorgevano la polizia fascista. In estate, finalmente in uniforme scout, la resistenza si spostava in Aspromonte in luoghi isolati e impervi. Gli zaini carichi dello stretto indispensabile: attrezzi da lavoro, corde, lampade a petrolio, borracce e le tende mimetiche. Si dedicavano alle costruzioni col legname, allo studio della flora, al riconoscimento di tracce, alle escursioni nei boschi, alla topografia, ai bivacchi.Ecco un’altra pagina sconosciuta delle nostre montagne, che, per il loro carattere aspro e selvaggio, offrirono riparo alle avventure di questi giovani esploratori clandestini, costretti a vivere nell’ombra, mimetizzando le loro tende con frasche, predisponendo sentinelle e turni di guardia durante le ore notturne, rifornendosi d’acqua alle sorgenti spesso note solo ai locali o ai latitanti.


Una pagina poco conosciuta di un altro Aspromonte.

 











Fonti:
Mario Isella, 
Fedeli e Ribelli, Edizioni Scout-Fiordaliso
Carlo Verga, Vittorio Cagnoni, 
Le Aquile Randagie, scautismo clandestino lombardo nel periodo della Giungla Silente 1928-1945, Edizioni Scout-Fiordaliso
Archivio Oreste Serini


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