84 ANNI DAI BOMBARDAMENTI ALLEATI SU COSENZA:” una barbarie anglo-americana” 12 aprile 1943


 di Maria Lombardo

Era il 12 aprile 1943 quando a Cosenza cominciarono a infuriare i bombardamenti che non risparmiarono ferrovie, strade, ponti, edifici pubblici e privati, istituti religiosi. Un paesaggio tragicamente funereo contrassegnato da dolore e incredulità. In quella incursione degli aerei anglo-americani ci furono molti feriti e sfollati mentre morirono 75 persone, tra cui 5 scolari che uscivano dalla Scuola elementare dello Spirito Santo. Le piccole vittime si chiamavano Francesco Ferraro, Natalina Nigro, Antonietta Mauro, Anna Imbrogno e Francesca Pellegrino. Anche la stazione ferroviaria venne distrutta e morirono molti pendolari provenienti dai paesi vicini e agenti in servizio.Alle ore 15.50 una serie di boati furono avvertiti nitidamente in tutta la città: inizialmente qualcuno pensò ad un terremoto, memore degli eventi sismici che sovente hanno interessato la città, ma ben presto però fu chiaro che Cosenza aveva subito il primo raid aereo dall’inizio della guerra.Le sirene d’allarme suonarono ad attacco ormai concluso e la contraerea si dimostrò totalmente inefficace. L’attacco fu stigmatizzato dalla stampa locale, il giornale “Cronache della Calabria” definì l’incursione «una barbarie anglo-americana».E purtroppo non fu l’ultimo. Fino all’armistizio dell’8 settembre furono nove le incursioni aeree degli Alleati che causarono complessivamente 136 morti. Dopo il 12 aprile 1943 gli altri attacchi aerei danneggiarono anche il teatro “A. Rendano” e la Biblioteca Civica.Cosenza era stata scelta, insieme a Crotone, come bersaglio secondario della missione contro il porto di Napoli, bersaglio primario e assegnato ai B-24 del 376° Bombardment Group decollati dalle coste nordafricane, in quanto le cattive condizioni meteorologiche avevano spinto gli aerei alleati a desistere dal bombardamento della città e a dirigersi sugli altri due obiettivi.Le autorità fasciste ovviamente non persero l’occasione per scagliarsi contro “la perfida Albione” che aveva bombardato una città inerme uccidendo degli innocenti. L’arcivescovo di Cosenza Aniello Calcara si recò immediatamente nel padiglione della Croce Rossa dell’ospedale civile per visitare i feriti e portare loro conforto.Dopo il raid della primavera del '43 molti cosentini decisero di raggiungere amici e parenti nelle campagne e nei paesi vicini. Il bombardamento degli Alleati segnò profondamente la città innescando una spirale di paura e sofferenza da cui la comunità faticò a venirne fuori.

Fonte: Il Quotidiano del Sud


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