U “musulupu” specialità aspromontana, Pasquetta nella Calabria grecanica

di Maria Lombardo
U Musulupu non può assolutamente mancare sulle tavole della bovesia, prodotto, che si produce tra Marzo e Settembre. Tra i formaggi più antichi e tradizionali della cultura culinaria della Calabria, il musulupu ha una zona di produzione abbastanza limitata, in ragione della sua derivazione dalla cultura greco-ortodossa. Le falde orientali dell’Aspromonte furono rifugio prediletto dei monaci greci in fuga, come del resto tutte la vaste montagne calabresi, ma la scarsa antropizzazione storica dell’Aspromonte ha conservato quasi intatti usi e costumi delle antiche popolazioni.Siamo nel periodo giusto per poterlo osservare e mangiare dopo aver assistito al famoso rito delle pupazze, che vede adornate queste palme col formaggio. Infatti il periodo di produzione è per Pasqua, poi si può prenotare fino a Settembre. Secondo un’antica tradizione il nomignolo musulupu deriverebbe dall’antica lingua Musulupu, foto formaggio.itgrecanica parlata in queste zone della locride, con significato di boccone del lupo. Infatti questo antichissimo formaggio portato dai Greci è confezionato con le musulupare gli stampi in legno in cui viene collocato il coagulo ottenuto dal latte, e che assumono diverse forme tra cui il seno di una donna o il profilo di una figura femminile intarsiata a mano. Che bontà questi sapori antichi! La sua produzione non richiede stagionatura si consuma dopo poco accompagnato da verdure di stagione o “erbe i margjiu”inoltre il suo uso per fare i dolci è ben documentato. Ma andiamo per gradi. Intanto vediamo come si confenziona, latte misto di pecore e capre allevate al pascolo, con aggiunta di caglio, in pasta o liquido, alla temperatura di 26-30 gradi centigradi. Si procede dopo circa un’ora alla rottura del coagulo, fino a portarlo alle dimensioni di chicchi di riso. A questo punto la cagliata viene messa nella musulupare dove viene pressato per eliminare il siero, le musulupare portano impressi i simboli ortodossi come le croci. Ha forma semisferica e una crosta finemente intarsiata, la pasta è molle, uniforme di colore bianco con diametro variabile tra i 10 e i 12 centimetri, e un peso dai 200 ai 400 grammi. Essendo un prodotto di nicchia oggi come in passato era il regalo giusto per gli ‘ngnuri in segno di rispetto e riguardo. Ma ora vediamo come le massaie grecaniche lo trasformavano per produrre i dolci di Pasqua. Qui i Greci di Calabria preparano i Jaluni o Fiauni, dolci fritti. E la cucina di questo territorio è appunto di ” contadini e pastori “, prodotti quindi della terra e degli animali allevati. Prodotti naturali e genuini per delle preparazioni antiche e altamente simboliche. I Jaluni sono una sorta di ravioli fritti con un ripieno di ricotta e Musulupu.
Vi propongo la ricetta originale. Ingredienti: 300 gr di farina 00 50 gr di zucchero semolato 3 uova 300 gr di ricotta di pecora frutta candita, io arancia e cedro homemade 150 gr di zucchero a velo limoncello ( facoltativo ) olio di semi per friggere zucchero a velo per la copertura finale Ora però vediamo come procedere nella preparazione-
Preparazione:  In una ciotola mescolate la ricotta con lo zucchero a velo e qualche cucchiaio di limoncello. Amalgamate bene per ottenere un composto omogeneo ed infine aggiungete i canditi tagliati a pezzetti. Fate riposare in frigo. P.S. L’aggiunta del limoncello è personale, certamente insaporisce e profuma il ripieno. I canditi, se non vi piacciono, li potete sostituire con dalle gocce di cioccolato; nei tempi passati si usava unicamente buccia d’arancia grattugiata. Pasta In un contenitore versate la farina, fate la fontana ed inserite le uova e lo zucchero. Con una forchetta iniziate a sbattere le uova e ad amalgamarle gradualmente alla farina. Continuate a lavorare con le mani fino ad avere un composto liscio ed omogeneo. Ricopritelo con la pellicola e fatelo riposare per almeno mezz’ora. Riprendete la pasta e con l’aiuto del matterello filatela, 2/3 mm, poi con un coppapasta ricavate dei dischi di almeno 8 cm, sui quali andrete a deporre un cucchiaio di farcia. Non esagerate comunque! Richiudete i dischi a mezzaluna sigillando i bordi con i rebbi di una forchetta. Friggete i jaluni in abbondante olio bollente, ma a fuoco moderato, per qualche minuto e pochi per volta. Appena pronti, scolateli su carta assorbente ed infine sistemateli su un vassoio cospargendoli di abbondante zucchero a velo. Attenzione però seguite questo mio consiglio non confondeteli con i Jaluni che si fanno nel Vibonese la preparazione è ben diversa e si fa così: pasta esterna : farina , uova, zucchero , strutto anice ripieno : Puré di ceci , zucchero , cioccolato , noci, mandorle , pinoli , garofano , cannella maraschino, limoncello, buccia di arance , mandarino , limone . Questa ricetta ha origini molto antiche.

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