Si è spento da poco Francesco Vallelonga alias partigiano Fanfulla di Nardodipace.



di Maria Lombardo



Non è la prima volta che racconto la vita degli ultimi partigiani calabresi, assolutamente doveroso omaggiarli alla morte per il sacrificio compiuto contro il nazifascismo. E’ dall’estremo Sud dello stivale partiva la “Campagna d’Italia” ma al Nord vi era anche un’altra Calabria  in seno ai partigiani per mettere una pietra tombale al regime e all’ultimo tentativo di ripristinarlo attraverso la Repubblica sociale italiana (Salò). Carmine Fusca, Pino Scrivo, Pasquale Staglianò, Francesco Restuccia, sono solo alcuni dei vibonesi “sbandati” (oggi scomparsi) che hanno contribuito alla Liberazione. Uomini di tempra e coraggio che sfidarono la pena di morte prevista dal Bando Graziani! Il contributo dei calabresi alla Seconda Guerra Mondiale fu elevata basta citare solo il Piemonte.Secondo una ricerca dell’Istituto regionale per la Storia della Resistenza, per capire che sono 917 i calabresi che compaiono tra le liste delle formazioni partigiane. Come afferma lo storico Pantaleone Sergi «la futura democrazia ha avuto anche una paternità meridionale». Nasce a Nardodipace il 12 ottobre 1922 e nel 1940 fa parte dell’Esercito Italiano nella Seconda Guerra Mondiale, quando lascià il suo paesello si trovò spaesato direzione la Caserma di Baggio a Milano dove gli insegnarono a sparare. Venne spedito al  fronte ma in Russia avvertì la durezza senza vestiario adeguato, il viaggio sul treno merci di ragazzi messi lì per soddisfare la megalomania del Duce.  Dopo la ritirata cominciata il 19 dicembre del 1942 durante la quale si carica in spalla un commilitone calabrese di nome Fortunato, Fanfulla rientra in Italia dove comincerà il suo prezioso contributo alla causa partigiana. Nell’astigiano viene prima ospitato e nascosto da una signora per poi diventare un “repubblichino”, con l’ausilio falsi documenti, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Proprio in seno alla neonata Repubblica sociale italiana diventa fondamentale il ruolo di Francesco Vallelonga. Nella caserma di Acqui Terme della Rsi, in qualità di aiuto cuoco, comincia la sua esperienza da partigiano “infiltrato”, in un luogo dove può ascoltare informazioni importanti sulle retate da riferire ai propri compagni e in più trovare armi da fornire di nascosto a favore della causa. L’importante ruolo di Francesco venne ricoperto fino al 25 aprile del 1945, quando il Comitato di liberazione nazionale dava l’ultima spinta ai protagonisti della Resistenza incitando la cacciata dei nazi-fascisti negli ultimi posti ancora occupati. Ad Acqui l’accordo fu per una ritirata senza dispersione di sangue. E’ scomparso  lo scorso 17 settembre, tra le montagne delle Serre, nella sua casa di Nardodipace: «Cessa il vento, calma la bufera, torna a casa il fiero partigian”.

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