Il “Monacello” calabrese: u monacheddru


 di Maria Lombardo

Tra le più conosciute leggende in Calabria, raccontata in tutti i paesi da nord a sud, troviamo sicuramente quella di u Monachìaddhu, conosciuto nelle sue varianti anche come Monachello, o Monachedu. In alcune case, soprattutto in quelle con le travi posizionate a croce, di notte, mentre si è in uno stato di dormiveglia, senza che ve ne rendiate conto, arriva u monachìaddhu.Si tratta di un monaco dispettoso, piccolo ma pesante, che una volta salito addosso alla vittima che ha scelto, la schiaccia con il suo peso e cerca di soffocarla senza che la persona presa di mira riesca ad urlare o solo ad emettere un suono dalla bocca per chiamare aiuto.È così pesante che non si riesce a scrollarselo di dosso nonostante i tentativi, poiché blocca le braccia e le gambe di chiunque voglia tormentare, e così oltre alla voce anche i movimenti degli arti risultano limitati.Cerca di soffocare sul letto la persona alla quale ha deciso di dare fastidio e se ne va soltanto dopo averla torturato per molto tempo. Chi riuscirà però a togliergli il berretto che porta in testa, riceverà da lui tantissimi soldi. La sua iconografia è quella di un nanetto vestito da frate, con fibbie d'argento ai sandali e lo zucchetto rosso in testa,la credenza è diffusa a Crotone e Catanzaro ed altre zone, chi riesce ad impossessarsi del suo simpatico copricapo riesce a trovare la sua pentola colma di ricchezze. L'impresa, tuttavia, non è semplice, infatti se il furto del cappello dovesse fallire “u Monacheddru” si vendicherebbe. A quel che si dice, chi fosse capace di rubargli lo zucchino, potrebbe facilmente vedersi offrire quale riscatto, addirittura un tesoro.


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