Il terremoto dello Stretto di Messina: solidarietà internazionale

di Maria Lombardo
Più di cento anni
sono trascorsi dalla distruzione portata dal terremoto che ha colpito
maggiormente le città di Messina e di Reggio Calabria. Gli addetti
all’osservatorio “Ximeniano” annotarono:
Stamani alle 5 e 21 negli strumenti dell'Osservatorio è
incominciata una impressionante, straordinaria registrazione: “Le ampiezze dei
tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano
oltre 40 centimetri. Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave”. All’alba
del lunedì 28 dicembre 1908, nella piena oscurità e con gli abitanti immersi
nel sonno, seguito da un maremoto, in 37 "interminabili" secondi
danneggiò gravemente le città e mise a soqquadro le coste calabro-sicule, con
numerose scosse devastante.
La notizia del
terremoto e del maremoto che colpì lo Stretto fu registrata anche
dall'osservatorio di Domodossola e dal Coast and Geodetic Survey di Washington,
fece il giro d'Italia e del mondo.
Messina contava
circa centoquarantamila abitanti, ne perse circa ottantamila e Reggio Calabria
registrò circa quindicimila morti su una popolazione di circa
quarantacinquemila.
Quanto era presente
nei magazzini militari di Roma e di Napoli fu spedito via Bagnara-Reggio-Messina,
le località più colpite dal terremoto. Alle 21 fu avvertito il sindaco di Roma,
Enrico Nathan, il quale fu uno dei primi amministratori ad attivarsi in prima
persona, oltre che tra i più eminenti componenti del Comitato di soccorso
voluto dal governo, di cui svolgeva il compito di presidente della Commissione
esecutiva.
Numerose furono le gesta di solidarietà. La contessa Rasponi Spalletti, nobile d’origine ravennate, animatrice di un vivace salotto culturale e alla guida del Consiglio nazionale delle donne d'Italia, fu nominata dal Comitato centrale di soccorso, alla presidenza del patronato ”Regina Elena”. La dama era un esempio di quel mondo patrizio romano che entrava in azione in questo contesto convulso, agitato dall'arrivo nella capitale di centinaia di sopravvissuti. Tra i tanti soccorritori provenienti da ogni parte d'Italia, vi furono medici di Roma, pompieri di Milano, studenti di Bologna, signori di Genova, volontari torinesi, napoletani. Le cronache riportarono: «Avvezzi a tutti i viaggi, non dormono, né si vestono da quattro giorni, inchiodati ad un lavoro che non finisce mai». Il panorama della solidarietà internazionale era veramente ampio e articolato, come si poteva evincere dall'elenco della partecipazione ai soccorsi dei diversi stati. La solidarietà russa con Messina andò oltre il primo e immediato soccorso: fu costituito il Comitato “Pietroburgo-Messina”, che inviò generi di prima necessità e raccolse fondi per la ricostruzione. Lo stesso zar Nicola II donò 50 000 franchi; lo scrittore Maksim Gorkij volle contribuire, scrivendo un libro sul terremoto, i cui proventi furono donati alla città. A Londra si organizzarono commemorazioni e ricche raccolte di fondi, raggiungendo la somma di 140 000 sterline L'incrociatore portoghese Vasco De Gama, il 16 gennaio, sbarcò indumenti e viveri nella costa messinese. La sera del 19 gennaio un gruppo di giovani chirurghi siciliani residenti a Roma ottenne dalla direzione generale della Sanità pubblica di partire immediatamente per le zone sinistrate, mentre la presidenza del circolo universitario “Corda Fratres” inviò una squadra di studenti e il prof. Tonelli, rettore dell'Università La Sapienza mise a disposizione le prime 11.000 lire raccolte tra gli studenti romani. Cibo e materiale di soccorso in grandissima quantità furono portati dalle navi della marina statunitense Culgoa, Connecticut, Ilinois, e dal vapore Bayern della Croce Rossa Americana, mentre si segnalava l'opera del console Cutting Jr., padre della scrittrice Iris Origo; grazie al legname trasportato alle navi della marina statunitense, si realizzò il “Villaggio americano di Messina” costituito da tremila casette nella zona Moselle della città peloritana. Un ruolo significativo e poco noto fu quello relativo ai paesi di lingua tedesca! I giornalisti parlarono di patria in lutto. Sull’onda dell’emozione collettiva gli italiani riscoprirono la fraternità, tanto che a Roma e a Milano c’era la fila per versare dentro urne avvolte dalla bandiera tricolore i soldi da inviare ai terremotati. La prima onda emotiva che unì tutto il Paese. Molti furono coloro che si prodigarono per portare aiuti alle popolazioni colpite dalla catastrofe dello Stretto di Messina. Nonostante queste eroiche gesta, solamente sei anni dopo scoppiò la Prima guerra mondiale, che vide coinvolte tutte le potenze sopra citate e altre ancora.
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