Le croci di canna. L'Epifania a Cirella di Platì (RC)


 

di Maria Lombardo 

Cirella, un piccolo borgo di pianura con poco più di 170 famiglie. Andrea Bressi si reca a documentare questo rito che non conoscevo ma lo apprendo grazie a lui. E’ il taglio delle canne giorno della vigilia dell’Epifania. Con canne ben scelte e appena raccolte vengono preparate delle croci. In gennaio, infatti, i contadini erano soliti potare i canneti, rispettando “la luna”. Le canne venivano fatte essiccare in luoghi asciutti e poi utilizzate negli orti come sostegno delle piante dei fagiolini e e dei pomodori. Molte persone si premurano di preparare anche delle canne che portano a mazzetti in chiesa, donandole a chi non ha avuto tempo per prepararle. Nella stessa giornata le canne vengono appese o piantate come buon augurio negli orti e nei campi, nelle stalle degli animali, dietro le porte delle case. In passato molti preparavano una piccola croce in canna da mettere dietro la porta come protezione dal demonio. Qualcuno spiega questo rito, «come benedizione per il lavoro dell'uomo che deve amare la madre terra e possa portare dei frutti abbondanti». Prima dell’inizio della messa della sera  uno dei giovani  scende il Bambinello dall’Altare Maggiore e lo sistema, al posto di un altro piccolo Bambinello, vicino alla grotta del presepe, in prossimità della navata sinistra della chiesa. Le donne accompagnano questo rito recitando un “Rosario del Bambinello”, di cui esistono diverse versioni. Alla fine della messa, dopo la benedizione del Bambinello e l’aspersione dell’incenso, si svolge una piccola processione all’interno della chiesa e poi il tradizionale bacio del Bambin Gesù tenuto tra le mani dal Sacerdote. I fedeli si dispongono in fila e procedono prima gli uomini, poi le donne, infine i ragazzi del coro. Il “Te Deum” come ringraziamento per l’anno passato viene cantato in chiesa il 31 dicembre e il 6 gennaio. Il congedo avviene con un saluto devozionale alla Madonna Assunta, patrona di Cirella e con un bacio al Bambinello, Maria e Giuseppe nella Grotta. Molti per buon augurio portavano a casa dei fili di paglia e dei rametti di una alberello d’ulivo benedetto situato a destra del presepe. Il rito dell’Epifania avveniva a conclusione di un lungo periodo natalizio con caratteri di festa religiosa agraria. Anche nei centri più piccoli, sconosciuti, in abbandono troviamo usanze, riti, pratiche con una ricchezza e una complessità che riportano a complesse vicende storiche, produttive, religiose di lunga durata. Sarebbe un grande errore considerare certe manifestazioni come sopravvivenze del passato, elementi folcloristici o di colore, ultimi fuochi di un mondo che scompare. Le usanze – ogni piccolo luogo ha le proprie –vanno considerate nel legame che conservano con la tradizione, ma anche come frutto di recenti invenzioni e reinvenzioni. Vanno collocate in un mondo più vasto e globale. Raccontare questa Calabria arcaica e moderna, “profana” e sacra, chiusa e aperta, isolata e dinamica, è uno degli obiettivi che ci prefiggiamo.

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