LA STORIA DI LIBERO GIANCARLO CASTIGLIA, DETTO "JOCA", IL CHE GUEVARA CALABRESE CHE LOTTO' CONTRO LA DITTATURA BRASILIANA


 

di Maria Lombardo 


Libero era nato in Calabria, a San Lucido, piccolo paesino sul Tirreno in provincia di Cosenza. Ma decise di appartenere a chi lotta contro la dittatura e l'oppressione, anche se ciò avviene dall'altra parte del mondo.C'è il mare, a San Lucido, e quando la visibilità è buona si intravedono le Eolie e a volte persino la Sicilia. Quel mare Libero lo attraversa con tutta la famiglia nel 1955 a soli 11 anni. Sarà una lunga traversata: si stanno infatti recando in Brasile con la prospettiva, ovviamente, di una vita migliore. In pochi anni Libero si diploma, si laurea giovanissimo e si avvicina al movimento operaio brasiliano. Lo fa al momento giusto - o sbagliato, a seconda dei punti di vista: nel 1964 un colpo di stato dei militari supportato dagli USA destituisce il presidente Goulart ed instaura, appunto, una dittatura militare.La prima opzione sarebbe andare via. Ma Libero non ci sta. Ha studiato, conosce la violenza e l'arroganza delle dittature militari latinoamericane di quegli anni. Lui quel paese non lo lascia in mano a chi vuole schiacciare gli operai ed i lavoratori tutti. Libero sarà calabrese, ma per prima cosa è un uomo facente parte di quel 99% che la storia la subisce e non la fa. Decide allora di impugnare le armi.La resistenza prende piede nelle regioni amazzoniche del Brasile, appoggiati dalla popolazione locale che poco tollera, a sua volta, la dittatura militare. Libero prende il nome di battaglia di "Joca", da Joao Carlos, la verisone brasiliana del suo secondo nome Giancarlo. Sono in tutto 69. Sulle loro tracce i miltiari mettono ben 10 000 uomini.Non se ne saprà più nulla, di Joca. Solo in seguito si scoprirà che lui e i suoi compagni vennero trucidati dopo anni di resistenza e i loro corpi gettati in una fossa comune. La storia venne a galla una decina di anni fa quando il governo brasiliano inviò una delegazione a San Lucido per cercare il DNA di Joca e confrontarlo con i resti trovati in una fossa comune: da lì una serie di libri ed inchieste fanno emergere la figura di Joca, che scelse di combattere e morire a migliaia di chilometri della sua terra. Aveva deciso di non appartenere però alla Calabria, e probabilmente neanche al Brasile, quanto piuttosto al grande popolo degli oppressi e degli sfruttati.


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