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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Il fiasco di vecchia memoria... Vecchi mestieri quando le donne impagliavano i fiaschi

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 di Maria Lombardo Ha continuato a lungo ad essere il naturale contenitore di vino rosso. Per la realizzazione del rivestimento del fiasco era indispensabile il prezioso e duro lavoro svolto dalle fiascaie. Queste donne di tutte le età, per lo più provenienti di campagna e appartenenti a famiglie mezzadrili o di braccianti, collateralmente ai già gravosi impegni agricoli realizzavano, nei rispettivi domicili, il rivestimento esterno dei fiaschi e anche delle damigiane con fibre di erbe palustri essiccate. Il mestiere, poi, era reso ancor più duro dalla necessità di trasportare ogni due o tre giorni i fiaschi impagliati da casa fino alla vetreria, e viceversa, impresa particolarmente dura se a intraprenderla erano donne usurate dalla fatica, dall’umido e dal freddo. Un lavoro affascinante ma duro e poco renumerativo.

Il flauto di “canna”lo strumento musicale dei pastori calabresi

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 di Maria Lombardo Il flauto arcaico detto anche frischettara o zumpettana, era molto comune fino a qualche anno fa nella cultura agropastorale della Calabria. Si costruiva con la corteccia giovane degli alberi e aveva un solo foro. Era ritenuto uno strumento magico e sacro. Ha una melodia varia che deve essere prima “immaginata”, “composta nelle propria testa” e poi riprodotta soffiandoci dentro e variando la pressione del fiato. Già Pitagora aveva studiato questo strumento arrivando alla creazione del monocordo e ottenendo la scala musicale diatonica. Virelli ne offre una versione in plastica e ne fa un uso più contemporaneo.Poi il flauto di canna, strumento più moderno con 5 buchi che è il flauto dolce di oggi. Ma un tempo gli uomini calabresi non si accontentavano di questo solo strumento, avevano esigenze e gusti più complessi, divini quasi perché per loro lo strumento era l’unico mezzo per mettersi in contatto con Dio. Ed ecco allora u masculu e la fimmina ovvero il doppio flaut

E' la più vasta del mondo: trentamila colonie di corallo nero a Scilla ( RC)

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 di Maria Lombardo Trentamila colonie adagiate tra i 50 e i 110 metri di profondità sui fondali rocciosi della mitica Scilla: è nel mare di Calabria che si staglia la più grande foresta di corallo nero del mondo. Apre scenari del tutto inediti la scoperta fatta dagli studiosi marini dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Ispra (ex Icram) impegnati in un progetto di monitoraggio della biodiversità marina in Calabria. A documentare la presenza della foresta di corallo nero (che di nero, però, ha solo lo scheletro) più estesa del mondo è stato Rov, un robot sottomarino utilizzato per le analisi e per osservare, filmare e fotografare. Rov, comandato dalla superficie, si è immerso con il suo occhio elettronico nei fondali del Tirreno calabrese per catturare e restituire immagini mozzafiato di specie di coralli, gorgonie, alcionari, pennatulacei e pesci rarissimi, molti dei quali mai osservati nel loro ambiente naturale.Ma in Calabria non è solo il mare di Scilla

Risorgimento e monumenti calabresi: Bagnara Calabra (RC), fontana di Giuseppe Garibaldi.

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 di Maria Lombardo A Bagnara Calabra, una cittadina situata in Calabria, c'è una fontana storica che è nota per essere il luogo dove si fermò Giuseppe Garibaldi durante la sua spedizione dei Mille nel 1860. Questa fontana è conosciuta come la "Fontana di Garibaldi" e si trova poco più sotto la chiesa del Carmine, lungo la Statale 18. Edificata nel 1864 in una posizione panoramica! Secondo la tradizione locale, Garibaldi si fermò qui per abbeverarsi durante la marcia verso Napoli. Questo episodio è diventato un momento storico per la comunità di Bagnara Calabra, tanto che la fontana è stata intitolata a Garibaldi in onore del suo passaggio. La piazza e la fontana rappresentano oggi un punto d'interesse storico e culturale per i visitatori e per gli abitanti della zona. Rivivere il Risorgimento in Calabria si può!

"Polpette di alici alla calabrese".

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 di Maria Lombardo Ingredienti per 4 porzioni: 1 kg di alici fresche, 1 ciuffo di prezzemolo, 250 g di pecorino fresco grattugiato, 4 uova, mollica di pane, sale, pepe, 50 g di farina bianca e abbondante olio d’oliva per friggere. Preparazione: lavate sotto acqua corrente fredda le alici, tagliate le teste ed eliminate le viscere e poi le lische; asciugate i filetti con un canovaccio e fateli saltare in padella per 3 minuti sminuzzandoli con una forchetta. Spegnete il fuoco e unite il formaggio grattugiato, le uova il prezzemolo lavato e tritato, la mollica di pane, l’aglio tritato a pezzettini e un pizzico di pepe, aggiustate di sale e amalgamate bene il tutto. Formate le polpettine, passatele nella farina e tuffatele nella padella dell’olio. Fatele friggere per qualche minuto fino a quando saranno dorate, sgocciolatele con l’aiuto di una schiumarola, passatele su carta assorbente per eliminare l’unto in eccesso, quindi servitele calde o appena intiepidite, accompagnate con un pò d

Sapete che la Lisa dagli occhi blu di Mario Tessuto era calabrese?

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 di Maria Lombardo Ebbene da poco si è appurato che quella ragazza si chiama  Elisa Maria Sposato , nata a Mesoraca il 14/05/1944. Il padre, originario di San Demetrio Corone, faceva l’appuntato dei carabinieri e in quel periodo si trovava a Mesoraca, nel crotonese. La ragazza ha poi frequentato il Liceo a San Demetrio e successivamente si è laureata in Lettere moderne a Messina. La donna però ha svolto la sua vita in quel di San Giovanni in Fiore! Del fatto che la Lisa dagli occhi blu era lei ne ha fatto sempre mistero. Ma quando si è spento l'autore della poesia da cui nacque tutto il professore Mario Guido , di Bisignano,tutto si è riacceso.  Elisa era la compagna della II B del Liceo di San Demetrio Corone. Lo stesso autore in una intervista a ‘Bisignano in rete’ ha avuto modo di dire: «Lisa l'ho rivista quando aveva quasi diciotto anni e non aveva più le trecce, del feeling amichevole che avevamo non era rimasto neanche un brandello di sorriso, era cambiata totalmente».I

Tropea 9 settembre: si ricorda la festa della Madonna di Romania

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 di Maria Lombardo Il 9 settembre a Tropea (VV) si celebra solennemente la festa della Madonna di Romania. Grande e la devozione dei tropeani e tanti sono i siti che ne ricostruiscono la storia. La leggenda dice che al tempo delle lotte iconoclaste che l’icona, fu trafugata da marinai tropeani ad una imbarcazione proveniente dall’Oriente-bizantino sospinta da una tempesta nel porto di Tropea: per questo venne denominata Madonna della Romania.Riparate le avarie, il capitano cercò di ripartire ma la nave rimaneva ferma in rada. Nella stessa notte il Vescovo della città sognò la Madonna che gli chiedeva di rimanere a Tropea e diventarne la Protettrice. Il sogno si ripeté per varie notti. Alla fine il Vescovo, convocati gli alti funzionari e i cittadini, si recò al porto a prendere il quadro della Madonna. Non appena il quadro fu portato a terra la nave ripartì. Successivamente la Madonna venne ancora in sogno ad un altro vescovo, avvertendolo di un terremoto che avrebbe devastato la Cal