Quello che i neomeridionalisti non vi diranno mai sul Generale Cialdini.





di Maria Lombardo



Famoso sulla bocca dei neomeridionalisti il Generale Cialdini, appellato dagli stessi il “cannoneggiatore di Gaeta”alcuni invece si danno ad appellativi peggiori . Bontà loro! Basta leggere l’assedio di Gaeta del giornalista francofono  Charles  Garnier per rendersi conto che molte cose non dette sono state volutamente celate. Quello che vi sto per raccontare esce a puntate su “lu Trovatore” tra il ’67 ed ’68 del 1800! Naturalmente tradotta in Napoletano poiché molti giornali del periodo erano solo in lingua Napoletana, Una cosa è chiara Garnier è filo borbonico fu la sua voce che si alzò quando Francesco II salpò da Napoli per Gaeta urlando Viva il Re. Il giornalista infatti si trova a Gaeta fin dal primo giorno  e fin dal primo giorno “lu trovatore”   giornale dichiaratamente filo borbonico aveva in programma di rendere chiaro al popolo le cose che gli altri giornali stampavano in “toscano”. Iniziamo attraverso gli scritti di autori filo borbonici come realmente stavano le cose ed indurre questi devastatori seriali della storia a finirla qua! In data 19 novembre 1861  Garnier spiega un passaggio importante, Cialdini chiede una breve tregua per permettere agli abitanti di mettersi in salvo :”essa durarrà da le ssette de la matina a le ccinco de la sera”.  “Chisto sentimento d’umanità sarria lodevolissimo” la propaganda filo borbonica diceva che:” s’aspettava cchiù poco da isso”. Una nuova tregua viene chiesta il 27 Novembre stavolta:”onne seppellì cierte cadavere che da ddieci i dudece jorne stanno in coppa o parapiette”.Il mese di dicembre è un periodo fondamentale per le Due Sicilie, nel giorno 8 Garnier cronicizza:” ogge è na festa solenne pe lo paese” in questa data il fuoco piemontese cessò. Il generale Cialdini inviò missiva ai Borbonici dicendo:”che pe ordene dello Rre sujo sospennaria lo ffuoco per tre ghiorne”.  E’ proprio qui che mi sovvengono in mente gli sproloqui neomeridionalisti Piemontesi senza Dio. Nuovamente il 7 febbraio segue ennesimma tregua:”pe tentare de salvà li ‘nfelici restate sotto e ppetre” sempre in quei giorni di collocamento dei cadaveri da ambo le parti, la fazione borbonica è molto svantaggiata:” li vivere diminuesciono” e già si insinua il dubbio della capitolazione per resistere si chiede a Cialdini che i malati fossero mandatia a Terracina, Cialdini:”s’è offerto di pigliarle isso stesso per trasportarle a Napole”, un vapore piemontese quel giorno ne caricò 200. Dopo due giorni il Re firmò la capitolazione. Per par condicio in modo che si possono soppesare le due cronache cito un giornale liberale  ma in Napoletano “Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto” impresse le stesse cose ma con parole diverse. Tra la fine di ottobre e di novembre:”Francisco tiene 600 surdate garibaldine al bagno de Gajeta” non voleva più prendere altri:”pecchè non tene addò metterle e non àva che darle a mmagnà”. Una lettera giunse da Gaeta a Vittorio Emanuele fa sapere che Francesco è affetto da “emollise” e:” e cercava nfinezza a la bontà de lo Rre d’Italia de volerlo mannà llà lo professore Ramaglia” ma al suo posto si recò il prof. Prudente essendo Ramaglia ammalato. Il 27 novembre Francesco perde anche l’onore che:”a Gajeta  ncè stanno 4 milia cavalle” manda a dire a Cialdini:”che ncè li bboleva vennere” poiché non aveva di che dare da mangiare a soldati e prigionieri. Cialdini rispose che prima o poi quei cavalli sarebbero stati i suoi!. Intanto due nipoti di Pianell e Nunziante si presentarono a Cialdini cercando:”’npietàche si lo Rre non li bolesse ricevere into Gajeta de pigliarseli isso come prigionieri di guerra”. Il giorno 15 dicembre Cialdini manda a dire a Francesco:” di mettere la bannera janca ncoppa a lu palazzu riale, perché isso non è cannibale e vuole rispettare la perzona riale” .
Ci domandiamo perché persimo la guerra… ebbene meditiamo!




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