Cuoi e pelli in Tropea (VV) : la conceria Pelliccia.


di Maria Lombardo



Nel dare le notizie riguardanti l’enunciate fabbriche avremo a guida la elucubrata memoria del socio cavaliere Pelliccia sulle manifatture del circondario di Tropea: né poteasi da noi averne una migliore poiché alle scientifiche qualità del socio, si unisce l’esser proprietario di una delle sue fabbriche colà esistenti.

Egli in tal memoria non solo ha dato le notizie che han servito al nostro lavoro, ma si è anche intrattenuto sull’arte di conciare i cuoi, sull’analisi delle parti costituenti le pelli e sulle diverse sostanze che contengono il tannino, ed ha presentato infine i disegni degli strumenti di cui si fa uso in dette fabbriche.

La produzione delle pelli portò alla ribalta nell'800 la zona di Monteleone con in testa la città di Tropea, rinomata non solo per le bellezze paesaggistiche ma anche per la concia delle pelli.

Si incarna pienamente una nota frase di De' Sivo, il quale afferma:” Briganti noi combattenti in casa nostra, difendendo i tetti paterni, e galantuomini voi venuti a depredar l'altrui”.

Effettivamente questa è l'ennesima storia meridionale di "depredazione " del tessuto economico Calabrese. Una storia dimenticata questa, anzi mai raccontata della quale nemmeno io ne ero a conoscenza se non per indicazioni.

E' proprio dal Comune di Tropea che ho le notizie storiche che qui cito contenute nei fondi della cittadina Tirrenica.

E' il caso di una conceria che diede lustro alla zona Tropeana appartenuta ad un noto imprenditore tropeano, Mazzitelli che dal nulla creò questo opificio che produsse dal 4 al 7 % i suoi proventi .

Nel 1825 l'attività del cuoi e delle pelli chiedeva giusta collocazione e nella zona della Marina nell'odierna area del Porto, il Mazzitelli ubica uno stabilimento a due piani ancora oggi esistente ma affidato alla chiesa.

Lo stabilimento però iniziò la produzione solo nel 1827 il tempo di permettere all'imprenditore Tropeano di ammodernizzare il suo opificio.

Con due ruscelli e 40.000 ducati in soli 30 anni l'attività crebbe notevolmente offrendo lavoro a molte persone del luogo. Le maestranze utilizzate nell'opificio erano comunque Francesi ed assunse un direttore e 4 cuoiai di Marsiglia che si trasferirono a Tropea per lavorare tutti con paghe mensili vantagiosissime.

L'imprenditore Tropeano con altri 20.000 ducati e assumendo altri francesi lanciò una nuova conceria a Tropea creando un ingente indotto.

Inoltre i prodotti del Mazzitelli risultavano di ottima fattura grazie alla buona concia di sughero e alla razionalità della produzione:”Nel 1836 l’egregio Cav. D. Alessandro Pelliccia, autore di parecchie pregiate memorie, volendo stabilire in Tropea sua patria qualche industriale intrapresa, propose al suddetto signor Mazzitelli una filanda di cotone, ma quegli adescato da’ lucri della sua fabbrica di cuoi, stimò invece fondarne un’altra succursale alla prima, riserbando a miglior tempo il progetto della filanda.

In luglio del suddetto anno si sottoscrisse atto di società fra Pelliccia e Mazzitelli da durar per dieci anni. Venne dal Pelliccia scelto il diruto convento degli ex Paolotti di Tropea sito alla distanza di mezzo miglio dall’abitato, in luogo elevato, prossimo al mare, e soleggiato.

Fu l’edificio analogamente restaurato e vi si condusse l’acqua dalla vicina fiumara detta Burmeria”.

Effettivamente si lavorava il vitello nel Tropeano eccellentemente appena scuoiato, con una concia di 6 mesi circa, nella fabbrica detta della Riviera cioè al Porto i cuoi venivano puliti con la calce, nella Correderia seccati e colorati con tinte naturali.

Nel 1840, le due concerie ospitavano 80 operai esportando nel Regno ,a Trieste a Marsiglia ed in Olanda.

L’annuale acquisto de’ cuoi e pelli non è sempre lo stesso. Ecco qual fu nel 1841:

Fabbrica di Mazzitelli

In Trieste, cuoi esteri 1000
In Napoli e Messina circa altri 3000
In provincia buccerie n 5000
Fabbrica di Pelliccia

In Marsiglia Napoli e Messina, cuoi esteri 2000
Idem vitelli detti di Olanda 1500
In Napoli ed in provincia buccerie 590
In Tropea, pelli di capra, montoni e capretti per agliastri 400
Nelle due fabbriche della concia si fa uso di sugheri elci ed ischi, prodotti naturali. Il sughero abbonda più del tannino tanto per capirci, effettivamente la scorsa utilizzata dalle concerie era acquistata in tutta la PROVINCIA, in tutto venivano usate circa 7000 cantajia cifre enormi per il periodo.

Proprio nel cloue della sua produzione datata anno 1841 dopo la dipartita del Mazzitelli queste furono le cifre:”Nel 1841 nella fabbrica di Mazzitelli ci conciarono 5000 cuoi pelosi di tutte le qualità del peso di circa 1200 cantara che ne diedero pressocchè 1000 di suole – Nell’altra se ne conciarono 3590 del peso di cantara 218 che diedero”.

La vendita della prima fabbrica dai dati rinvenuti veniva fatta nella Calabrie e nel Regno con un guadagno variabile dipendente dalla merce.

Moltissimi così i premi riconosciuti e le fiere espositive calcate.
Era un settore notevolmente sviluppato e di gran pregio, a Napoli, a Castellammare, a Tropea, a Teramo, in Puglia; anche cuoi esteri giungevano nel regno per l’ultima finitura, erano prodotti finimenti di cavalli e carrozze, selleria, stivali, suole per scarpe comuni, cuoi di lusso, esportati in Inghilterra, Francia e America; le concerie censite, nel 1857, erano in tutto 51. Nell’ambito della lavorazione delle pelli ci si specializzò nella produzione di guanti (se ne producevano il quintuplo di Milano, Torino e Genova messe assieme, nel 1855 si arrivò a 700mila paia annui, seconda produzione europea dopo la Gran Bretagna, nel 1860 a 850mila paia). Questa lavorazione, prevalentemente svolta da personale femminile, attribuirà il nome ad uno dei più popolari quartieri di Napoli, i guanti napoletani erano reputati i migliori d’Europa, costavano meno di quelli prodotti in Francia, per questo si esportavano ovunque, anche in Inghilterra dove l’Arsay, redigendo le leggi del perfetto gentiluomo, asseriva la necessità dell’uso di sei diverse paia di guanti al giorno.
Sostengo anch'io con questo pezzo ed altri la candidatura di Tropea Capitale della Cultura 2021!

Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina

Posta un commento

Dimmi cosa ne pensi!

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

La Riganella è un dolce del rituale pasquale, tipico delle comunità d'origine albanese

” U SACCHIETTU” di Longobucco (CS)anticipiamo il Capodanno Calabrese!