Impariamo la triste storia della famiglia Visalli di Sant’Eufemia d’Aspromonte perseguitata dai Borbone


 

di Maria Lombardo 


La famiglia Visalli, coinvolta nei moti del 1848, fu vittima della persecuzione borbonica: Vitaliano, esattore comunale, morì latitante, braccato dalla polizia di Ferdinando II perché accusato di avere minacciato di tagliare le mani ai componenti della sua famiglia che avessero sottoscritto la petizione con cui si chiedeva al re delle Due Sicilie il ritiro della costituzione. Tre figli di Vitaliano furono invece arrestati e condannati a diciannove anni dalla Gran corte criminale di Reggio Calabria: Paolino morì in carcere dopo neanche un mese; Vincenzo, che era minorenne, ottenne la riduzione della pena a sette anni; Ottaviano ebbe la condanna commutata in dieci anni di confino (un paio furono poi condonati) che scontò nell’isola di Ventotene in casa del ricco possidente Aniello Imparato, la cui figlia sposò prima di fare ritorno a Sant’Eufemia, dove appunto Vittorio nacque il 15 ottobre 1859. Vittorio Visalli di cui ne consiglio la lettura dei suoi testi divenne un grande storico cominciò a ordinare il materiale documentario e i ricordi del genitore, che integrò con il risultato di due anni di ricerche presso l’Archivio di Stato di Napoli (nella cui Università successivamente ottenne l’abilitazione per l’insegnamento della storia e della geografia presso le scuole medie) e presso le biblioteche della città partenopea. Un lavoro meticoloso, concluso nel 1893 con la pubblicazione di un’opera fondamentale per lo studio del Risorgimento calabrese: I Calabresi nel Risorgimento italiano. Storia documentata delle rivoluzioni calabresi dal 1799 al 1862. Visalli fu conferenziere e oratore in diverse pubbliche celebrazioni. Gli interventi sopravvissuti alla tragedia del 1908 furono raccolti nel volume Conferenze e discorsi (1911): Il Papato e l’Italia (Messina, 1901); Per l’apertura del convitto “Massimo D’Azeglio”, (Gallico, 1902); Nel centenario della nascita di Giuseppe Mazzini (Messina 1905); Garibaldi (Palmi, 1907); La società calabrese nel Risorgimento (Catanzaro, 1908); Per la festa universale della Pace (Messina, 1908; Catanzaro, 1910). Nel 1907 aveva invece pubblicato Aspromonte, ricostruzione storica dei fatti del 29 agosto 1862, il cui ricavato avrebbe dovuto contribuire alla costruzione di un sanatorio per tubercolosi nella pineta dove si svolse lo scontro tra garibaldini ed esercito regolare. Insegnò a Palmi, Napoli, Reggio Calabria (Istituto “Lanza”) e Nuoro. A partire dal 1892 fu vice direttore della scuola normale di Messina, dove visse fino al 1908 e dove costituì insieme ad altri la Società calabrese di storia patria e l’associazione “Pro Calabria”. Trascorse gli anni della pensione a Reggio Calabria e riprese gli studi sulla storia del Risorgimento in Calabria, compendiati in un’opera edita nel 1928: Lotta e martirio del popolo calabrese (1847-1848), I. Il Quarantasette: 1. Narrazione storica, 2. Note e documenti. Il secondo volume (Il Quarantotto), scritto quasi per intero, fu pubblicato postumo sulla scorta delle indicazioni e degli appunti lasciati dall’autore. Vittorio Visalli morì il 27 giugno 1931 a Reggio. Due giorni dopo la salma fu trasportata a Gioia Tauro, nel cui cimitero si trova la cappella della famiglia, che lì si era trasferita agli inizi del Novecento. Il ricco patrimonio bibliotecario e documentario dello storico eufemiese non è andato disperso. La vedova donò infatti alla biblioteca comunale di Reggio circa 1.500 volumi che sono oggi consultabili nel catalogo “Donazione Vittorio Visalli”, mentre la raccolta delle carte utilizzate per la stesura delle opere storiche è conservata presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria (“Fondo Visalli, 1815-1893”).

Sant’Eufemia d’Aspromonte ha dedicato al suo illustre figlio, tra i massimi storici del Risorgimento, una via e la scuola media statale.

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