La bevanda tipica di Lungro (CS): il mate
di Maria Lombardo
ll mate bevanda tipica del sud America, si è sviluppata
come un rito e resista ancora oggi a Lungro. Nella seconda metà del XVIII
secolo, diversi abitanti di Lungro emigrarono in Argentina e iniziarono a bere
il mate. Grazie allo stretto rapporto che i lungresi argentini mantennero con
il loro paese d'origine, anche le famiglie rimaste in Calabria ben presto
conobbero il mate ed iniziarono a consumarlo abitualmente in casa. Questa
tradizione ha creato un legame profondo tra il paese e lo stato sudamericano,
dove è stata persino creata una linea di produzione di yerba mate che porta il
nome di Lungro. Il mate ha
origine dall’infusione delle foglie di ilex paraguariensis, comunemente
chiamata yerba mate. L’avreste mai detto che oggi si beve più mate in Calabria
che in Argentina? Ma in realtà non si
tratta solo di bere, perché, come dicono loro, “per noi il mate non è una
bevanda, ma un rito, il riti matit e a Lungro si adotta da sempre tutto ciò che
è socializzante”. Qui, infatti, tutti i negozi vendono yerba mate insieme
agli accessori necessari per prepararlo; inoltre è nata anche la Casa del
Mate dentro le Officine della Musica di Anna Stratigò. Si prepara così si
scalda l’acqua si prende il kungulli (in arbëreshë), il
caratteristico contenitore panciuto in cui si beve il mate e lo si riempie con
yerba mate, zucchero e scorza d’arancia; poi inserisce la
bombilla (pumbixhi in arbëreshë) una cannuccia in metallo, molto
particolare perché ha un filtro all'estremità inferiore; infine, si versa l’acqua
nel kungulli. Il sapore del mate è molto caratteristico: ha un gusto amaro,
erbaceo, con una leggera nota tostata; ricorda vagamente il tè verde, ma è
più intenso. Non c’è fretta: il mate va bevuto con “lentezza”, chiacchierando e
godendo della reciproca compagnia. Come quasi tutti i riti, quando ha inizio è
preferibile non muoversi o alzarsi: è importante che tutti restino seduti
in cerchio, a maggior ragione dopo il proprio turno. Infatti è considerata
davvero una scortesia andare via dopo aver bevuto il proprio mate, perché il
senso più profondo resta la condivisione davanti al focolare. Insomma la gjitonìa indica
tutto quel che è legato al vicinato: stare insieme davanti al focolare;
spettegolare in modo sano; porte aperte e chiavi attaccate. Insomma, un antico
e profondo senso di appartenenza e aiuto reciproco, ancora vivo oggi in
paesi come Lungro, per cui alla fine tutti sono figli di tutti e si entra e si
esce da ogni casa quasi come se fosse la propria. E il mate è proprio questo,
il simbolo per eccellenza del fare gjitonìa. "Per tutti questi
motivi è assolutamente vietato l’utilizzo di qualsiasi dispositivo elettronico,
dal computer al cellulare, da tenere rigorosamente spento. Durante il mate
le uniche persone con cui parlare sono quelle sedute al proprio fianco, perché
il mate serve proprio a questo e la sua funzione socializzante è
imprescindibile.Il mate deve sempre avere la schiuma, poiché sta ad indicare
che è stato appena preparato ed è molto caldo; presentare o offrire un
mate senza schiuma è un affronto, di fronte al quale ci si può anche
offendere. A proprio rischio e pericolo, il mate si può anche correggere,
o meglio come dicono loro “avverare” con un po’ di sambuca, o in alternativa
grappa.Nessuno vuole mai bere il primo mate, cioè i primi sorsi, perché sono
molto forti, tanto che chi inizia viene chiamato “lo scemo”. Di solito, quindi,
si aspetta che sia qualcuno a offrirsi volontario, altrimenti toccherà a chi
l’ha preparato. Secondo il rito si beve tutti dalla stessa cannuccia,
la bombigia, o pumbigia o bombilla, ovvero la cannuccia
d’argento, di metallo o di acciaio utilizzata per bere il mate. Da un lato ha
l’imboccatura e dall’altro un filtro per impedire di bere le foglie; per
questo non bisogna mai alzarla, poiché altrimenti tutta l’erba salirebbe in
bocca. In accompagnamento al mate si
possono anche mangiare dei semplici biscotti secchi,
chiamati viscotte. Qualsiasi altra pietanza andrebbe ad alterare troppo
sia il gusto che il senso profondo di questa bevanda. È buona educazione
risucchiare almeno tre volte, alla fine, come segno che si è gradito sia
il mate che il tempo trascorso insieme. Basta aspirare fino a esaurirlo
completamente e provocare quel tipico rumore che fa una cannuccia
quando finisce il liquido aspirato: pensare che altrove viene ritenuto un segno
di maleducazione!"
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