"Le segnature:l'Arte antica di segnare o benedire, dei guaritori di campagna"
di Maria Lombardo
La “Segnatura” viene praticata nella “magia” popolare dai
“Guaritori di campagna, tramite dei segni e /o preghiere e gesti rituali che
servono a scacciare il "male" dalla persona interessata.
La “Segnatura” riguarda sia esseri umani che animali e viene eseguita per
affezioni leggere o malattie non gravi, ma viene usata anche per problemi di
natura più psichica; negli animali si segnano generalmente il malocchio,
le verruche, si usa più o meno la stessa pratica usata per gli umani, ma senza
formule.Nella pratica della “Segnatura” vengono recitate formule rivolte a Dio,
a Gesù, a Maria fino a vari nomi di Santi, e varie preghiere cristiane vengono
a volte recitate prima e dopo la “Segnatura”; la stessa guarigione viene
attribuita dalla maggioranza dei segnatori alla fede in Dio o alla Provvidenza
divina.La pratica della "Segnatura" è messa in rapporto anche alle
fasi della Luna: in particolare se la Luna è calante, la "Segnatura"
fa regredire la malattia.La trasmissione da una persona all'altra delle
pratiche (sia la parte gestuale che le formule) avviene generalmente la notte
di Natale, in casa oppure in Chiesa durante la Messa di mezzanotte, ma in
alcuni rari casi può avvenire in un giorno qualunque, verbalmente o scrivendo
le formule su un foglietto che poi viene bruciato. La medicina popolare ha sempre rappresentato, fin
dall’antichità, un sistema di difesa della salute sia in senso preventivo che
in senso terapeutico. La figura del guaritore coinvolge attraverso i suoi riti
la comunità e la famiglia. In ambito rurale, le cause delle malattie sono
spesso state ricercate in elementi esterni che l’ammalato tende a
personificare, come nella possessione, negli invasamenti, nel malocchio, nelle
fatture oppure attraverso una caduta delle sue difese personali.
Tra le terapie preventive più utilizzate rientrano i rituali con gli amuleti, i
portafortuna, gli “abitini” (sacchetti magici con contenuto ibrido dato dai
simboli legati alla religione, es. un frammento della stola del prete o un
pezzo della corda di una campana, con chicchi di grano, di riso, erbe
miracolose, coda di lucertola), che inducono forti suggestioni nel soggetto che
li utilizza.
Le malattie curate dai guaritori sono assai specifiche: il fuoco di
Sant’Antonio, gli orzaioli, i porri, le storte, le sciatiche, i vermi dei
bambini, la erisipela ed i vari problemi agli animali.
A volte, il guaritore di campagna risulta essere anche un pranoterapeuta e
sensitivo, aumentando ulteriormente la sua notorietà tra i suoi compaesani che
si rivolgeranno a lui in maggior numero.
Rituali pagani di duemila anni fa si sovrappongono a quelli cristiani, tanto
che i guaritori di campagna usano spesso immagini o medagliette raffiguranti
Santi o ricorrono alla gestualità religiosa come il segno della croce ripetuto
più volte (spesso tre, ritenuto numero magico) per la cosiddetta segnatura
della parte malata. Il terapeuta, analogamente allo sciamano delle società
primitive, racchiude insomma una duplice funzione: quella religiosa (di
intermediazione tra il mondo reale e l’aldilà) e quella curativa.
La Chiesa ufficiale mostra da sempre scetticismo ed avversione per questo tipo
di credenze, nonostante la fede religiosa sia un elemento essenziale presente
nel guaritore e venga richiesta a chi riceverà una segnatura. Qualche
sacerdote, comunque, figlio o parente di guaritori, nonostante le proibizioni
ecclesiastiche, mostra tolleranza o a volte crede a questo genere di cose.
Racconta una donna, prescelta dalla nonna per tramandare quest’arte: “Quando
fui battezzata dentro le fasce la nonna nascose quello che serve per segnare:
un tralcio di vite per le storte, i fiori per gli occhi, i chicchi d’orzo e di
riso per i porri, un filo nero infilato in un ago per l’orzaiolo. Tutti questi
strumenti nascosti nelle fasce sono stati battezzati con me e penso che anche i
miei fratelli li avessero”.
Se questo rituale non veniva svolto il bambino non poteva ricevere la virtù,
che doveva risalire dal momento del battesimo ed essere completata quando
“l’erede” era abbastanza grande da poter tenere a mente le formule segrete ed
essere sicuri che non le svelasse a nessuno.
La “consegna” della formula rituale probabilmente ancora oggi, come nel
passato, avviene la notte di Natale, considerata magica per eccellenza. Il
guaritore sceglie la persona a cui svelare le parole segrete e quest’ultima
deve ripeterle dentro di sé fino a memorizzarle; niente può essere pronunciato
o messo per scritto.
Predestinati a questo tipo di sorte, erano anche coloro che “nascevano con la
camicia”. Questa metafora che ancora oggi sta a significare “nascere
fortunati”, deriva in realtà dal mancato distacco del sacco amniotico fetale
(la camicia appunto) al momento della nascita. Nascere vestiti veniva ritenuto
segno di particolare fortuna e soprattutto di particolare virtù, per esempio
quella di guarire. Quando dunque un bambino nasceva vestito, si provvedeva
immediatamente a rompere il sacco perché il piccolo potesse tirar fuori la
testa e respirare, e poi prima ancora di vedere se era maschio o femmina lo si
investiva del potere di segnare questa o quella malattia: il che avveniva a
volte attraverso un piccolo rito che consisteva nel pronunciare certe formule e
preghiere, dopo aver messo in mano al neonato un oggetto che simboleggiava la
malattia che si voleva che curasse: un carbone per il fuoco di S. Antonio, un
baco da seta per i vermi e così via. Parole e segno venivano poi insegnati al
bambino appena era in grado di capire. Oggi naturalmente ciò non accade più per
l’intervento ostetrico che separa il bambino dalla membrana amniotica aderente
al suo piccolo corpo.
Il materiale usato per la magia di campagna è costituito da oggetti semplici:
vegetali come i fiori, gli steli di grano, i rami, oppure il pane, il vino o la
celebre goccia d’olio versata in una bacinella d’acqua contro il malocchio.
A tal proposito ci ricorda Sant’Agostino:
“Ecco a quali mali si lasciano trascinare i cristiani tiepidi, i quali, mentre
vogliono ricevere la salute fisica, non temono di commettere sacrilegi così
nefandi. Infatti chi ascolta questi tali consiglieri del Demonio, ripudiando
Cristo sappia che così fa un patto con il Diavolo” (Sant’Agostino, “Sermo” 280
– PL46,2273)
Un tempo ci
credevano molto in Calabria… io consiglio sempre il medico
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