ll culto dei morti e la "cucina du prigatoru"


 di Maria Lombardo

Un cibo tradizionalmente cucinato nei giorni della Commemorazione dei Morti sono i CECI, come anche altri semi di leguminose.Nell’antica Grecia, durante le Antesterie, feste che duravano 3 giorni a fine inverno in onore di Dioniso si riteneva che i defunti tornassero sulla terra, l’ultima giornata era dedicata alla “festa della Pentola”, in questa giornata si cuocevano grandi pentole di civaie (ceci, fave, fagioli e altri semi) dedicate a Dioniso e Ermes, che venivano poi esposte sugli altari e offerte alle anime dei morti affinché si rifocillassero prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno nell’aldilà. E, cosi anche i ceci come le fave divennero parte della tradizione culinaria Romana e poi cristiana, nel Giorno dei Morti ceci e fave lesse venivano distribuiti ai poveri o lasciati agli angoli delle strade perché tutti potessero attingervi. Piatti a base di ceci comparivano (e probabilmente ancora compaiono) quel giorno sulle tavole di molte regioni italiane.Un altro importante CIBO TRADIZIONALE presente sulle tavole il Giorno dei Morti è il GRANO e tutte le piante che danno dei semi per fare farina. In tutte le culture e le religioni il grano è il simbolo stesso della vita e della fertilità. Ma per raccogliere il chicco di grano bisogna recidere la spiga, quindi ucciderla, e il chicco solo dopo essere morto a sua volta sottoterra rinascerà in una nuova spiga.Mangiare il grano nel Giorno dei Morti viene così ad assumere, oltre che valore rituale, valore propiziatorio per garantire il ritorno alla vita e la prosperità.Nella tradizione culinaria italiana il grano è presente sopratutto nelle regioni meridionali e della Magna Grecia. Il grano cotto e mischiato a vino cotto, chicchi di melograno, oggi che si è più “evoluti” si aggiunge cioccolato cannella.


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